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Link e Video sul G8 di Genova –
Altri abusi all'italiana
Sintesi delle dichiarazioni delle parti lese raccolte
dai PM Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati nell'inchiesta sugli
abusi di BOLZANETO.
Fonte: Diario
(Speciale Genova-la Verità, 21 luglio 2006)
A. F. Rosana. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. È arrestata alla scuola Diaz;
proviene da un ospedale dove è stata ricoverata a causa delle percosse
subite durante l’arresto. A Bolzaneto nel piazzale la insultano con le parole:
«bastarda» e la spintonano. In cella deve stare in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate. Fra le persone in cella con lei ricorda M.
F. David. Durante gli spostamenti lungo il corridoio deve camminare con la testa
bassa e le mani sopra il capo; in bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni
con la aperta anche in presenza di uomini. La insultano con le parole: «Bastardi,
comunisti» e, quando apprendono che è spagnola, anche «Terrorista». Ogni tanto
gli agenti entrano nella cella colpiscono i presenti con calci. La tengono
durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e
senza bere ed ha freddo. Si stringono gli uni agli altri per scaldarsi. (...)
B. Britta Agnes. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve
attendere contro il muro della caserma con le braccia alzate e le gambe
divaricate. Mentre è in questura posizione degli agenti la insultano,
dicendole che sono in dubbio se sia davvero una donna. In cella deve stare
in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi
muovere; quando fa l’atto di spostarsi viene minacciata. Poi però le viene
consentito di sedersi per un po’ di tempo. La insultano e la minacciano anche
dall’esterno; qualcuno le traduce queste minacce proferite in italiano ed
allora capisce che gli agenti dicono che se li avessero tra le mani li ammazzerebbero
tutti. Ricorda in cella con lei una ragazza che ha una frattura alla
mascella e si lamenta ed un’altra che deve assumere dei farmaci per via di una
malattia. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezione
di pochi panini e biscotti e senza bere; ha freddo. Sente urla provenire da
altre celle. In infermeria deve spogliarsi anche davanti a uomini. (...)
B. Quiz Aitor. Arrestato il 22/7 intorno alle ore
1,30 – immatricolato alle ore 22,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. È arrestato alla scuola Diaz;
proviene da un ospedale dove è stato ricoverato a causa delle percosse
subite durante l’arresto; ha una caviglia molto gonfia. A Bolzaneto,
all’arrivo un poliziotto, che gli pare di ricordare in borghese, gli mette
un’etichetta. In cella deve stare in piedi, faccia al muro e braccia alzate
senza potersi muovere: chi si sposta dalla posizione viene colpito; sente urla
provenire da altre celle. In cella con lui ricorda F. M. Pablo, L. C. Antonio,
S. Francisco. Durante i trasferimenti nel corridoio deve camminare a testa
bassa ed è colpito al passaggio con calci, pizzicotti, colpi alla schiena e un
pugno alla gamba. Lo insultano con parole del tipo: «Bastardo, comunista,
pezzo di merda» e lo obbligano a cantare una canzoncina con le parole «Mi piace
la Polizia mi piaci tu». (...)
B. Georg. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.Viene dall’ospedale San Martino dove
è stato ricoverato a causa delle lesioni riportate nella scuola Diaz. In cella
in un primo momento può muoversi liberamente poi però quando cambia cella deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi
muovere. Alle donne è invece consentito di stare sedute. In cella con lui
ricorda F. M. Pablo e J. Engel. Lo insultano con parole quali: «Bastardo».
Durante i trasferimenti in corridoio al passaggio viene insultato, gli tirano
le orecchie, lo spintonano e provano a fargli lo sgambetto. Durante la
perquisizione gli strappano un laccio di cuoio portato a mo’ di collanina; ricorda
anche un ragazzo che parlava in inglese a cui viene portato via un anello e che
si lamenta molto di questo fatto. Prima di essere trasportato nel carcere di
destinazione viene nuovamente colpito da due agenti in quanto non capisce i
loro ordini espressi in italiano. Lo tengono durante l’intera permanenza
senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere. (...)
B. G. Sara. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. Viene trasportata sul cellulare
insieme a G. Ivan. All’arrivo a Bolzaneto sul piazzale la fanno stare in piedi
a braccia alzate contro la rete di un campo da tennis. Tutti sono obbligati a
mantenere questa posizione, anche le persone che hanno le braccia ingessate.
(...)Al momento di entrare nella caserma gli agenti le fanno una croce rossa
sulla faccia; nota che ad altri viene fatta una croce verde. La fanno entrare
nell’edificio e nel corridoio prima di entrare in cella le fanno buttare per
terra i suoi effetti personali, che poi gli agenti calpestano con gli scarponi.
In cella deve stare in piedi faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate;
ha molto freddo; ricorda macchie di sangue sul pavimento. La insultano con
parole quali: «Zecche», e dicendole che fanno schifo e che puzzano, sputano
nella cella, la deridono dicendole che vogliono vedere se Bertinotti o Manu
Chao vengono a salvarli ed intonando il ritornello «Il manganello me gusta sì».
La minacciano dicendo che ne «avevano ammazzato uno, ma che avrebbero dovuto
ammazzarne altri cento». Sente la suoneria di un cellulare che intona «Faccetta
nera» e sente dire che se ci fosse stato il Duce tutto questo non sarebbe
successo e che erano contenti di avere nella mani così tanti comunisti tutti
insieme. Sente anche la cantilena: «Un, due, tre evviva Pinochet». Quando deve
andare in bagno nel corridoio al passaggio viene colpita con calci dagli agenti
che stazionano ai lati del corridoio stesso, i quali la insultano dicendole:
«Sei una troia ed una puttana» e le sputano. L’agente donna che l’accompagna la
obbliga a camminare con la testa abbassata ed ad espletare i suoi bisogni con
la porta aperta; quando lei si lamenta dicendole di guardarla in faccia a prova
che non è una delinquente le dice di sbrigarsi altrimenti le avrebbe spaccato
la faccia. Ricorda che ad un ragazzo gli agenti ordinano di dire verso la grata
: «Sono una merda, faccio schifo»; ricorda anche una ragazza senza denti
per le botte ricevute. Sente rumori di botte provenire da altre celle. In cella
ha molto freddo (...). Ricorda nella cella n.6 con lei G. Stefania, D. P. Ada
Rosa, B. Valeria e A. F. Rosana. La tengono durante l’intera permanenza senza
mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere (...)
B. Barbara. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto deve stare in piedi,
faccia la muro e con le mani alzate senza potersi muovere e poter parlare.
Quando chiede di andare in bagno deve camminare con la testa abbassato; l’agente
donna che l’accompagna nel corridoio la spinge contro una porta di ferro e la
sbatte e gli agenti presenti nel corridoio ridono; al passaggio gli agenti
fanno il gesto di colpirla senza però toccarla. Sente insulti e grida provenire
da altre celle. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad
eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha molto freddo. In infermeria deve
spogliarsi anche in presenza di uomini. (...)
B. Jonathan Norma. Arrestato il
22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,00 circa dello stesso
giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.Arriva
a Bolzaneto dall’Ospedale ove è stato ricoverato per le percosse ricevute alla
Diaz. Nel piazzale deve stare in attesa in piedi contro il muro o contro la
rete di recinzione del campo da tennis con le braccia alzate e le gambe
divaricate, ogni tanto gli agenti danno dei calci nelle gambe per farle
divaricare maggiormente. Mentre è in questa posizione un agente in inglese chiede:
«Chi è il governo?», lui sente che un ragazzo vicino a lui risponde
«Polizei» ed allora risponde la stessa cosa. In cella deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; anche
le persone ferite devono mantenere la posizione; in particolare anche M. pur
avendo un polso rotto; poi però gli viene consentito di stare seduto. In cella
riceve insulti, vede che un agente attraverso la finestra sputa su M. ed un
altro prigioniero; gli fanno un segno sulla guancia con un pennarello. In
cella D. Nicola gli dice che le hanno tagliato i capelli. In infermeria durante
la perquisizione viene colpito con un forte schiaffo al volto a mano aperta.
Sente grida provenire da altre celle ed in particolare sente una donna gridare
in inglese: «Per favore aiutatemi, per favore aiutatemi». (...) Esclude di
avere dichiarato di non voler avvisare il Consolato inglese ed i familiari ed
anzi precisa di avere espressamente chiesto il contrario.
B. Fabienne Nadia. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. È insieme a L. Nathan Raphael.
Arrivata a Bolzaneto nel piazzale deve stare in attesa in piedi faccia la muro
della caserma. Mentre è in questa posizione viene insultata, minacciata e
derisa dagli agenti che stazionano nel piazzale: gli agenti le girano attorno e
poi, guardandole il petto, le chiedono più volte se è un uomo o una donna,
dicono quanto si sono divertiti a picchiare quelli che sono arrivati prima e a
fare sbattere loro la testa contro il muro; vede L. Nathan che viene costretto
a fare il saluto fascista ed a mettersi contro un albero con le gambe
divaricate. (...) Durante i trasferimenti nel corridoio deve camminare con la
testa bassa e le braccia sopra la nuca; in bagno viene colpito con un calcio. Quanto
la portano in cella vede che le donne possono stare sedute mentre gli uomini
devono stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza
potersi muovere: chi si sposta viene colpito anche con manganelli;
inizialmente deve stare in piedi in quanto collocata fra gli uomini poi però
una compagna di cella fa presente l’errore ed allora viene messa tra le donne e
fatta sedere con il volto rivolto verso il centro della stanza. In cella
vede delle macchie di sangue. Ricorda in cella con lei D. Simona e J. Laura. Ad
un certo punto sente un suono o una musica e poco dopo un compagno di cella le
fa presente trattarsi di una vecchia canzone fascista. La insultano con sputi e
con insulti quali: «Black bloc, bastardi, che schifo»; sente agenti che
imitano il verso del cane per fare spaventare. Quando deve andare in bagno,
dopo varie richieste, deve camminare lungo il corridoio con la testa bassa e
viene colpita con calci dagli agenti, che stazionano ai lati del corridoio;
in bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta. Ricorda
anche che alcune ragazze chiedono più volte inutilmente degli assorbenti. Sente
grida provenire da altre celle; quando qualcuno sta per addormentarsi gli
agenti entrano ed iniziano un appello o a contare i detenuti. La tengono
durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e
senza bere ed ha molto freddo. In infermeria deve spogliarsi anche in presenza
di uomini. (...)
B. Stefan. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.All’arrivo a Bolzaneto nel piazzale
lo mettono davanti al muro della caserma in piedi, faccia al muro, braccia
alzate e gambe divaricate in attese dell’ingresso; chi si muove viene colpito.
Ricorda un agente che parla tedesco, il quale gli chiede da dove viene, lui
risponde che in quanto cittadino della comunità europea può stare dove vuole e
per risposta l’agente lo insulta e gli dà dei colpi sulla schiena e sulle
spalle e dei calci. Nel cortile quando lo perquisiscono lo percuotono, gli
strappano il vestito e per due volte gli spruzzano da vicino sul volto, negli
occhi ed in bocca del gas urticante; lui è terrorizzato e viene portato
all’interno dell’edificio da un medico che gli fa fare una doccia per
decontaminarlo e poi gli danno un camice verde di tipo operatorio che arriva
sino alle ginocchia ed è trasparente; ha molto freddo. In cella deve stare
in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; la finestra
è aperta ed il freddo per lui è insopportabile. Più tardi per un po’ gli viene
consentito di stare seduto. Ad un certo punto nella cella entra un agente che
gli fa due croci di colore diverso sulla guancia. (...)In cella un agente
entra e gli dà due calci con gli scarponi sui malleoli nudi per fargli
divaricare ancora di più le gambe ; più tardi nota che le caviglie gonfiano
molto e diventano scure.
B. G. Miriam. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. Arrivata a Bolzaneto nel piazzale
deve stare in attesa in piedi faccia al muro della caserma con le braccia
alzate e le gambe divaricate. Mentre è in questa posizione vede gli agenti nel
piazzale che ridono, indicano verso di loro e fanno commenti, che però, essendo
espressi in italiano, non capisce. Nell’atrio deve stare contro il muro in
piedi ma si rende conto che gli agenti stanno picchiando un uomo accanto a lei.
In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate
senza potersi muovere; gli agenti danno calci o colpi di manganello nelle gambe
per farle divaricare; tutti devono tenere la posizione anche le persone ferite;
vengono lanciati sputi; poi però alle donne è consentito stare sedute per un
po’ di tempo e più tardi anche agli uomini. Non le viene consentito di dormire.
La insultano con parole quali: «Bastardi, black bloc». Sente grida
provenire da altre celle. La tengono durante l’intera permanenza senza
mangiare, ad eccezione di pochi panini e biscotti e senza bere; ha freddo. In
infermeria deve spogliarsi anche davanti a uomini. Nessuno la informa delle
ragioni del suo arresto.
B. Valeria. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto deve in un primo momento
attendere mentre è ancora all’interno del veicolo che l’ha trasportata; i
poliziotti nel piazzale colpiscono il veicolo stesso con i manganelli. Poi
la fanno scendere e deve attendere sempre nel piazzale contro il muro della
caserma in piedi e con le braccia alzate; in questa posizione viene insultata
più volte. Ricorda con lei G. Stefania che ad un certo ha una crisi ma viene
rincuorata da una poliziotta in divisa. In cella deve stare in piedi, faccia al
muro, braccia alzate e gambe divaricate. Dall’esterno sente arrivare insulti.
In infermeria deve spogliarsi in presenza anche di uomini; ricorda una ragazza
svedese che chiede di potersi spogliare solo davanti a donne; questo provoca
una dura reazione da parte del medico che risponde in tono sprezzante; la
ragazza non capisce ed allora lei prova a tradurre ma viene subito zittita dal
medico che le dice che nessuno le ha dato i permesso di parlare ed aggiunge «Alla
Diaz dovevano fucilarvi tutti».
C. Ingrid Thea Helena. Arrestata il
22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso
giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. In
cella deve stare in piedi con le mani alzate. Nessuno la informa della
possibilità di avvisare un difensore.
D. P. Ada Rosa. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. Arrivata a Bolzaneto deve attendere
nel piazzale mentre si trova ancora nel veicolo, che l’ha trasportata; poi la
fanno scendere e la fanno mettere in piedi contro il muro della caserma con le
braccia alzate; mentre è in questa posizione vede dei ragazzi che vengono
manganellati; lei viene insultata con parole quali: «Comunista» e «Puttana»
ed un agente le dà uno schiaffo che le fa perdere una lente a contatto. Mentre
è in questa posizione vede dei ragazzi colpiti con manganelli. In cella deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. (...)Ricorda
che la domenica mattina un poliziotto entra in cella, chiede chi è stato
arrestato alla scuola Diaz e fa un segno a croce con pennarello rosso sulla
guancia a lei ed a tutti quelli che hanno risposto di sì; ricorda però di
avere anche visto ragazzi con lo stesso segno sul volto ma di un altro colore.
Alcuni poliziotti urlano per costringere gli arrestati a ripetere frasi di
connotazione fascista. (...)
D. Simona. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve stare
in attesa contro il muro della caserma con le braccia alzate; tutti devono
mantenere questa posizione anche le persone con la braccia ingessate. Mentre è
in questa posizione la insultano e la minacciano con parole quali: «Dovrebbero
fucilarvi tutti qui, ti ricordi quelli di ieri che rumore buffo facevano le
teste contro il muro». Anche nell’atrio deve rimanere parecchio tempo in
piedi nella stessa posizione. In cella deve stare in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate senza muoversi; chi si sposta dalla posizione
viene colpito anche con il manganello. In cella fa molto freddo. Poi però le
viene consentito di stare per un po’ di tempo seduta. Frequentemente gli agenti
entrano in cella e fanno una sorta di appello: che è chiamato si deve alzare in
piedi e dire il proprio nome. Durante gli spostamenti in corridoio deve
camminare con la testa bassa. Sente grida provenire da altre celle e vede
alcuni ragazzi con sangue fresco sul volto. In infermeria un medico donna la
insulta dicendole che puzzano tutti come cani e che non vuole più visitare
nessuno di loro. Poi si deve spogliare anche alla presenza di uomini; uno di
questi, che a lei pare un medico, nota un segno di manganello sul collo e le fa
il gesto di picchiarla ulteriormente con un manganello dicendo: «Buon lavoro,
buon colpo».
D. Nicola Anne. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.Arriva a Bolzaneto dall’Ospedale
Galliera dove è stata ricoverata a causa delle percosse ricevute alla Diaz;
ha una frattura al braccio destro. Mentre è ancora nel veicolo che l’ha
trasportata vede M. Richard che nel piazzale è costretto a stare in piedi
contro il muro della caserma con le braccia alzate. Nel piazzale deve stare in
piedi con le braccia alzate contro la rete di recinzione del campo da tennis
nonostante la frattura al braccio. Mentre è appoggiata alla recinzione vede che
chi non tiene le braccia alzate viene colpito; gli agenti intorno a lei
urlano, ogni tanto colpiscono qualcuno e divaricano le gambe con calci. Nel
piazzale un agente le fa un segno ad «x» sulla guancia con un pennarello rosso.
In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate
senza potersi muovere: gli agenti hanno in mano i manganelli e urlano; poi però
le viene consentito di stare per un po’ di tempo seduta. Sente grida e pianti
provenire da altre celle; ricorda una cantilena in italiano con dei numeri il
cui significato non comprende; le grida degli agenti non le consentono di
dormire; ogni tanto gli agenti entrano in cella e fanno l’appello. Ricorda di
avere visto persone trascinate per i capelli e prese a calci lungo il
corridoio. Ricorda in cella con lei una ragazza senza denti ed una affetta da
una malattia per cui doveva assumere certi farmaci. Durante i trasferimenti
deve camminare lungo il corridoio con le braccia dietro la schiena e la testa
abbassata; in bagno deve espletare i suoi bisogni con la porta aperta. La
tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi
panini e biscotti, e senza bere ed ha molto freddo; vengono distribuite alcune coperte
ma non sono sufficienti per tutti ed allora si stringono gli uni agli altri per
meglio difendersi dal freddo. (...)
D. Jeannette Sybille. Arrestata il 22/7
intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno
– tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. Viene da un
ospedale dove è stata ricoverata a seguito delle percosse ricevute nella
scuola Diaz, ove era con R. Kai; ha una frattura alla mano destra. A Bolzaneto
arriva con M. Richard e B. G. Miriam. Nel piazzale deve stare, nonostante la
frattura, in attesa in piedi faccia al muro della caserma con le braccia alzate
e le gambe divaricate. Mentre è in questa posizione gli agenti fanno l’atto
di picchiarla ma non la colpiscono; vede però che gli uomini vengono colpiti.
Ricorda nel piazzale un agente che parla bene tedesco. All’ingresso è costretta
a gettare a terra i suoi effetti personali. In cella deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; poi però alle donne viene
consentito di stare per un po’ di tempo sedute. Durante i trasferimenti deve
camminare a testa bassa e con le braccia dietro alla schiena. In bagno è
costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta anche in presenza di
agenti uomini, che la osservano e la deridono. La tengono durante l’intera
permanenza senza mangiare, ad eccezione di pochi panini e senza bere; ha
freddo. Non la lasciano dormire: gli agenti danno colpi di manganello sui muri
vicino alla testa dei presenti e quando per un attimo si addormenta viene
svegliata da un agente uomo, che le sferra un calcio nei reni. In cella ha
molto freddo e la insultano. Ad un certo punto si sente male e viene portata
dal medico: in infermeria vede un ragazzo disteso con una maschera di ossigeno
sul volto. In infermeria deve spogliarsi anche davanti a uomini; il medico, un
uomo grasso, mentre è nuda la fa girare una decina di volte su se stessa.
Mentre è in infermeria vede una ragazza italiana di Padova di nome Stefania,
cui hanno tagliato il cappuccio della felpa, che ha una crisi di nervi. (...)
D. Mesut. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale ove
è stato ricoverato a causa delle percosse subite nella scuola; ha una
frattura al braccio sinistro. A Bolzaneto nel piazzale deve attendere per
oltre un’ora nello stesso veicolo che l’ha trasportato. Mentre è ancora dentro
al veicolo vede che gli altri arresati devono stare in piedi contro il muro
della caserma con le braccia alzate; sente insulti quali: «Bastardo» e «Heil
Hitler». Vede anche che un altro arrestato viene fatto stare con le mani contro
un albero e viene picchiato. Poi viene fatto scendere e anche lui deve
stare contro il muro nonostante la frattura al braccio; vede che altri vengono
colpiti dagli agenti e sente colpi provenire anche dall’interno. All’interno
lungo il corridoio deve camminare a testa bassa e viene picchiato da due ali di
agenti che stazionano ai lati dello stesso; in particolare riceve un pugno alla
spalla destra. Vede poco davanti a lui un ragazzo con i capelli lunghi che
viene afferrato per i capelli e strattonato. In cella deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; alle ragazze invece è
consentito stare sedute; più tardi però anche agli uomini viene consentito di
stare per un po’ di tempo seduti. Lo insultano con parole quali: «Bastardi,
Black bloc, bastardo comunista»; arrivano sputi dall’esterno. . (...)
E. Jaroslaw Jacek. Arrestato il
22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso
giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. Viene
condotto a Bolzaneto da un ospedale ove è stato ricoverato per le percosse
ricevute nella scuola Diaz. Lo mettono in una cella dove deve stare in piedi,
faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate nonostante sia sofferente.
Ogni tanto un agente gli gira la testa e ride. Chiede inutilmente più volte
di essere visitato da un medico. Lo tengono durante l’intera permanenza senza
mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere.
F. M. Pablo. Arrestato il 22/7 intorno alle ore
1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto
all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto deve stare
in cella in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza
potersi muovere. In un’altra cella però può stare un po’ seduto. In un’altra
cella ricorda con lui S. Francisco Javier, L. Antonio e B. R. Aitor. Sente urla
che provengono da altre celle; ha molto freddo. Ad un certo punto
distribuiscono poche coperte: siccome non bastano per tutti si stringono l’uno
all’altro per coprirsi ed i sorveglianti commentano che sono «come
degli animali». Ricorda in cella con lui un ragazzo tedesco di nome Tobi, che
parla bene lo spagnolo. Ricorda anche un ragazzo che ha una gamba ed un braccio
ingessati e che viene costretto ugualmente a mantenere la posizione si tanto
che non cade a terra. (...)
F. Attilio. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.È insieme a P. Angela e P. Vito anche
loro di Foggia. Nel piazzale un appartenente alle forze dell’ordine gli fa
stringere ancora di più le mani che deve tenere dietro la nuca; questo stessa
persona poco dopo gli spruzza dello spray urticante sul volto, facendolo
lacrimare. In cella deve stare in piedi faccia al muro, braccia alzate e
gambe divaricate; più tardi però arrivano persone vistosamente ferite ed allora
viene consentito di sedere per un po’ di tempo. Ricorda insulti del tipo «Fate
schifo perché siete venuti a distruggere Genova»mentre sente che le ragazze
vengono spesso apostrofate con il termine «Puttana». (...)
G. Stefania. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. Arriva a Bolzaneto insieme a V., Z.
G. Guillermina ed un ragazzo tedesco di Berlino di nome Moritz. A Bolzaneto
deve in un primo momento attendere mentre è ancora all’interno del veicolo che
l’ha trasportata; i poliziotti nel piazzale colpiscono il veicolo stesso con i
manganelli. Poi la fanno scendere e deve attendere sempre nel piazzale
contro il muro della caserma in piedi e con le braccia alzate; viene
insultata e minacciata con le parole: «Aprite bene le gambe se no ve le
apriamo noi». In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia, alzate
e gambe divaricate; è insieme alle persone citate. Dopo alcune ore alle sole
donne viene però consentito di sedere. Sente grida e lamenti provenire da altre
celle; vede dalla cella che i detenuti che vengono portati in bagno lungo il
corridoio sono maltrattati. Lo tengono durante l’intera permanenza senza
mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo. Un agente
donna, che poi le taglierà il cappuccio della felpa, la insulta dicendole:
«Luride troie». (...)
G. Christian. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. Arrivato a Bolzaneto nel piazzale
deve attendere in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate;
mentre è in questa posizione vede che un agente con un flacone spruzza del gas
urticante in faccia ad una persona accanto a lui. Più tardi vede questa stessa
persona in cella con una specie di mantello e senza i suoi vestiti; lo
rincontrerà a Pavia e costui gli dirà di essere stato oggetto di più spruzzi.
Durante la perquisizione nell’atrio gli viene tolta la cintura e con questa
viene colpito sulla schiena nuda; poi viene condotto in cella e durante il
tragitto viene colpito da un agente con un forte pugno nello stomaco. In
cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate;
poi però gli viene consentito per un po’ di tempo di stare seduto. Durante gli
spostamenti nel corridoio deve stare con la testa abbassata e con le mani
davanti al viso e viene colpito con calci al passaggio da due ali di agenti
che stazionano ai lati del corridoio. Non lo lasciano dormire. Lo
tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini
e biscotti, e senza bere ed ha freddo. (...)
G. Ivan Michele. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.Viene trasportato sul cellulare
insieme a B. G. Sara. Arrivato a Bolzaneto lo fanno attendere nel piazzale in
piedi, con le braccia alzate contro la rete del campo da tennis; vede che di
fronte a lui ci sono dei ragazzi in analoga posizione ma contro il muro della
caserma; sente che questi ragazzi vengono picchiati perché sente dei rumori di
percosse; mentre è nella posizione descritta viene insultato con le
espressioni: «Black bloc, avete distrutto la città, cosa siete venuti a fare
a Genova». Sempre nel piazzale un agente gli fa un segno ad «X» sulla
guancia di colore verde. Poi lo fanno entrare nella struttura e nell’atrio
ricorda una ragazza spagnola che agenti con la divisa azzurra obbligano a dire:
«Sono una puta». Ricorda anche un ragazzo che ha perduto gli escrementi e
per questo viene deriso. (...) Ha freddo; dalla finestra provengono insulti,
quali «Senti come puzzano, che cazzo è questo, uno zoo?», «Quando escono devono
baciare la fiamma»; sente cantare con tono di scherno la canzone bandiera rossa
dove però alle parole bandiera rossa sono aggiunte le parole «Con la svastica»;
sente la frase: «Siamo due a zero, volevamo fare tre a zero ma no ci hanno dato
il rigore. Ricorda che nella cella un ragazzo viene obbligato a dire: «Puzzo
come una merda». In un’altra cella viene tenuto nella solita posizione per
oltre ore consecutive: si sente svenire; sente tra due agenti con la divisa
azzurra (quindi della Polizia di Stato) il seguente dialogo: «Ma come questi
sono ancora in piedi? Facciamoli sedere» e l’altro « Ma non è che questi si
incazzano ?» (riferendosi evidentemente alla Polizia penitenziaria). A quel
punto viene loro ordinato di sedere. Quando deve andare in bagno in
corridoio deve camminare a testa bassa ed è obbligato ad espletare i suoi
bisogni con la porta aperta; ricorda che B. G. Sara torna dal bagno piangendo
dicendo di essere stata maltrattata perché non riusciva a fare i suoi bisogni
con la porta aperta. In infermeria quando lo perquisiscono lo terrorizzano
facendogli temere una perquisizione anale. Lo tengono durante l’intera
permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha
freddo. Ricorda che i pochi panini sono portati dallo stesse agente corpulento
con la divisa azzurra che avevo loro permesso di sedersi. (...)
G. Suna. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. È di nazionalità turca ed è profuga
politica. Vive in Svizzera dove ha avuto asilo politico; a seguito delle
torture subite in Turchia si deve sottoporre a particolari cure. È stata
ricoverata all’Ospedale a seguito delle gravi lesioni riportate in occasione
dell’arresto alla scuola Diaz. A Bolzaneto arriva al mattino di domenica. La
mettono in una cella dove si può stare seduti. Ha solo una maglietta ed un paio
di pantaloncini corti ed ha molto freddo. Sente insulti provenire dal
corridoio. Per andare in bagno deve chiederlo più volte; poi è costretta ad
espletare i suoi bisogni con la porta aperta anche davanti a poliziotti di
sesso maschile; ha delle perdite di sangue a causa delle percosse ricevute e
questa circostanza la umilia a tal punto che poi non chiede più di andare in
bagno e si tampona con della carta. In infermeria durante la perquisizione le
strappano davanti agli occhi il biglietto del treno ancora valido. Per
tutto il periodo della permanenza non riceve né da bere né da mangiare.
H. M. Katherine. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.Arriva a Bolzaneto (che lei in
querela chiama «la prigione») dall’Ospedale dove è stata ricoverata a seguito
delle percosse ricevute alla Diaz. La portano in cella facendola
camminare con la testa bassa e le gridano addosso in italiano parole che lei
non comprende. Ricorda con lei una ragazza canadese di nome Kara. In cella deve
stare in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate; ogni tanto
degli agenti entrano in cella e danno dei calci nelle gambe per farle
divaricare ancora di più. (...)In infermeria durante la perquisizione deve
spogliarsi anche in presenza di uomini; la invitano a togliersi gli orecchini
ma lei ha delle ferite sulle mani e quindi non riesce; a questo punto intervengono
due agenti che glieli piegano e così lei li può togliere e poi li buttano
nell’immondizia; poi gli stessi agenti pigliano un paio di forbici e le
tagliano i capelli, anche le trecce con ornamenti in stoffa, e le lasciano
«pochi centimetri di capelli spezzati su tutta la testa». Riceve la visita
di un assistente del Console degli Stati Uniti; poco prima dell’arrivo di
questa persona viene messa in una cella da sola. Le dice che la sua famiglia è
informata e che un avvocato si sta occupando del suo caso.
H. Fabian. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – trasferito poi
all’Ospedale di Sampierdarena. Arriva a Bolzaneto dall’Ospedale Galliera dove è
stato ricoverato per le lesioni subite nella scuola Diaz; ha ferite alle
braccia, alla testa ed alle gambe. Quando arriva a Bolzaneto nel piazzale
deve attendere contro il muro della caserma con le braccia alzate; mentre è in
questa posizione vede una ragazza che non riesce più a mantenere la postura
perché stremata e cade a terra; la fanno alzare a colpi di manganello.
All’ingresso nella caserma gli gettano a terra i suoi effetti personali. In
cella in un primo momento può stare seduto ma poi quando lo portano in un’altra
cella lo costringono in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate. Sente grida provenire da altre celle. Durante i trasferimenti nel
corridoio l’agente che l’accompagna lo obbliga a camminare con la testa bassa e
gli dà dei calci e lo percuote. La tengono durante l’intera permanenza
senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo. Gli
fanno firmare dei fogli scritti in italiano il cui contenuto non comprende. Ad
un certo punto è stremato e fa molta fatica a mantenere la posizione. Inizia ad
avere dei capogiri, si sente male, va in iperventilazione e perde quasi i
sensi. Viene poi portato nuovamente in ospedale.
H. Cecilia. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. A Bolzaneto deve stare con le
braccia alzate per più di un’ora. Viene minacciata dagli agenti che brandiscono
dei manganelli. Viene derisa con la canzone parafrasata di Manu Chau «Me
gustano gli uomini». (...)
H. Miriam. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. A Bolzaneto dopo una lunga attesa
nel pullman che l’ha trasportata la fanno scendere a schiaffi e la fanno
mettere in piedi contro il muro della caserma a braccia alzate in attesa di
entrare. Le si avvicina un agente della Polizia penitenziaria che parla tedesco
con accento sud-tirolese, il quale con lei è gentile; un’altra agente però
quando abbassa le braccia le dà un pugno nei reni. In cella deve stare in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Poi però per un po’
di tempo le viene consentito di stare seduta; in un primo momento possono
sedersi solo le donne e al mattino anche gli uomini; questi ultimi però hanno
paura e si siedono solo quando l’ordine di sedere viene loro ripetuto più
volte. Ricorda con lei M. Niels e S. Simon entrambi con evidenti ferite. Sente
parole scurrili provenire dall’esterno. Ad un certo punto in cella entrano
degli agenti che le fa un segno a croce con un pennarello sul viso. La tengono
durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e
senza bere ed ha freddo. In realtà viene distribuito un solo bicchiere d’acqua
per tante persone e vengono gettati pochi panini. Ricorda in cella con lei una
ragazza con la mascella fratturata che quindi non può mangiare. Ricorda anche
una donna curda profuga che abita in Svizzera che è sofferente e che ha una
rara malattia per cui ha bisogno di medicine. Per andare i bagno occorre
chiederlo più volte: quando viene portata è costretta ad espletare i suoi
bisogni con la porta aperta; chiede degli assorbenti ad un agente donna ma
questa risponde che le persone come lei non hanno alcun diritto di ricevere
assorbenti e tamponi. In infermeria durante la perquisizione le portano via gli
occhiali e l’unico tampone che ha. (...)
H. Jens. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È arrestato alla scuola Diaz;
proviene da un Ospedale dove è stata ricoverato a causa delle percosse
subite durante l’arresto; ha una ferita alla fronte che gli è stata suturata in
Ospedale; la sua situazione è particolarmente umiliante perché nella scuola non
è riuscito a trattenere le sue deiezioni e non gli è stato ancora consentito di
lavarsi. A Bolzaneto nel piazzale lo mettono in attesa contro il muro della
caserma con le braccia alzate; mentre è in questa posizione lo insultano, fanno
al suo indirizzo il saluto nazista e vede che altri vengono obbligati a fare il
saluto nazista; lo obbligano più volte a rispondere alla frase: «Chi è lo
Stato» con la parola «La polizia» e «Chi è il capo» con la parola «Mussolini»;
fanno il gesto di annusare i suoi pantaloni e ridono. Un agente gli fa una
croce con un pennarello sulla guancia sinistra, lo stesso agente gli dice che a
lui avrebbe fatto due croci perché aveva i pantaloni sporchi (...)In cella deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi
muovere: chi si sposta dalla posizione viene subito colpito anche con il
manganello. Poi però gli viene consentito di stare seduto per un po’ di tempo.
Dall’esterno arrivano sputi, insulti, quali: «Black bloc», e frasi di scherno,
quali chiedere dove fossero Giuliani e Manu Chao; sente anche gli agenti
pronunciare parole quali: «Hitler, Mussolini» e sente cori che gli italiani gli
riferiscono essere di stampo fascista. Gli agenti entrano spesso in cella per
contarli e fare l’appello e nell’occasione spingono con violenza le persone
chiamate. Quando qualcuno si addormenta viene svegliato a calci. Finalmente
gli viene poi concesso di andare in bagno e lavarsi; ma deve tenere la porta
aperta. Nota che la stessa sorte è riservata anche alle ragazze. Durante gli
spostamenti in corridoio deve camminare a testa bassa ed è percosso ed
insultato al passaggio da due ali di agenti, che stazionano nel corridoio
stesso. In attesa della perquisizione nel corridoio lo costringono a
raccogliere da terra in ginocchio i suoi effetti personali; poi durante la
perquisizione lo fanno spogliare nudo lo obbligano a sollevare il suo pene ed a
mostrarlo a tutte le persone sedute davanti a lui; poi gli fanno togliere gli
occhiali e, minacciandolo con la cinghia tolta di un altro detenuto; lo
obbligano a fare delle giravolte; poi disegnano sulla parete due cerchi
all’altezza dei suoi occhi e gli premono la testa contro il muro. Mentre è nudo
il medico gli chiede se ha una fidanzata, la frequenza dei suoi rapporti
sessuali e se gli stessi si svolgono normalmente. Lo tengono durante
l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini e biscotti, e
senza bere ed ha freddo. (...)
H. Meyer Thorsten. Arrestato il
22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso
giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30
circa.Arrivato a Bolzaneto nel piazzale lo costringono ad indossare un
cappellino rosso tipo baseball, su cui erano stati dipinti a mano una falce ed,
in luogo del martello, un pene; quando cerca di toglierselo un agente gli dà un
calcio alla coscia destra facendogli molto male. Lo mettono poi in attesa
di entrare contro un albero con le braccia alzate; mentre è in questa posizione
un agente gli dà un pugno su un fianco e gli attacca sulla schiena un
adesivo con una scritta in italiano. Indossando questo copricapo deve
transitare all’ingresso e qui al passaggio è colpito alla testa ed ingiuriato
da due ali di agenti. (...) Per andare in bagno deve transitare lungo il
corridoio con la testa abbassata e le mani dietro la testa e viene insultato e
colpito al passaggio dagli agenti; in bagno è costretto ad espletare i suoi
bisogni con la porta aperta. Ricorda che in particolare le donne quando tornano
dal bagno piangono e appaiono sconvolte. Sente grida provenire da altre celle;
un compagno di cella gli confida di avere perduto gli escrementi alla Diaz e
che non gli era stato consentito di lavarsi; ricorda anche una ragazza che non
ha più quattro denti. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad
eccezioni di pochi panini, senza bere ed ha freddo. In infermeria deve dare
personalmente al medico un orecchino, che non gli verrà più restituito. (...)
H. Tobias. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.Appena arrivato nel piazzale un
agente della Polizia penitenziaria, che parla tedesco con un accento
sud-tirolese lo colpisce con schiaffi e con un pungo al volto, facendogli
così sbattere la testa contro il veicolo con il quale era stato trasportato.
Lo mettono poi in piedi contro il muro esterno della caserma in attesa di
entrare e mentre si trova in questa posizione lo stesso agente gli chiede in
tedesco da dove viene e quando lui risponde «Allemagna» lo colpisce due
volte ai reni con un pugno o forse anche con un manganello, dicendogli che
doveva rispondere in tedesco. In cella deve stare in piedi, faccia la muro,
braccia alzate e gambe divaricate. In cella gli urlano delle parole in italiano
che non comprende e lo colpiscono con uno schiaffo sulla parte destra del
costato, facendo il gesto di contarlo ricorda anche minacce in inglese, quali:
«I shot him» ed il gesto con la mano del taglio della gola e le parole
«Hitler» e «Black bloc». Sente urla provenire da altre celle. (...)
J. Laura. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve stare
in attesa in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate senza
potersi muovere. Mentre è in questa posizione degli agenti si avvicinano e
le chiedono ripetutamente se è un uomo o una donna ed alla risposta «ragazza»
ridono e le guardano il corpo da capo a piedi. Ricorda un agente che parla
correttamente tedesco. (...). In cella arrivano sputi e insulti
dall’esterno. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad
eccezioni di pochi biscotti e panini, e senza bere ed ha molto freddo. Sente
grida provenire da altre celle dal corridoio. In infermeria il medico mentre è
nuda le fa fare le flessioni e poi le chiede se ha problemi di salute, lei
risponde di avere fame ed il medico le grida frasi in italiano, di cui capisce
la parola «Bastardi».
K. Holger. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. In cella deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere, poi
però gli viene concesso per un po’ di tempo di stare seduto. Durante i
trasferimenti nel corridoio riceve colpi al passaggio dagli agenti
soprattutto nella schiena e gli vengono torte le braccia dietro la schiena
stessa. Gli danno un pugno nei reni. Nel corso della perquisizione in
infermeria gli fanno sbattere la testa contro il muro. Gli agenti fanno un
segno a cerchio sul muro e lo obbligano a tenere il volto contro il muro
medesimo in corrispondenza di questo cerchio; in questa posizione riceve un
colpo nei reni, si volta di scatto e riceve allora uno schiaffo in faccia; poi
gli fanno fare le flessioni e quando si abbassa lo tirano su e lo rispingono
giù a forza a mo’ di stantuffo. (...).
K. Anna Julia. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. Proviene dall’ospedale Galliera
dove è stata ricoverata a causa delle percosse subite nella scuola Diaz; ha
una mascella fratturata ed ha perso alcuni denti; sente dolori molto forti alla
testa. Arrivata a Bolzaneto viene insultata nel piazzale da un gruppo di agenti
che la circonda; le dicono «Black bloc» e la deridono indicando la sua bocca
ferita. La fanno attendere in piedi contro il muro della caserma con le
braccia alzate. L’agente donna che l’accompagna in cella la fa camminare
tenendole la testa abbassata nonostante le sue evidenti condizioni. In cella
può subito sdraiarsi per terra. Piange. Ogni tanto entra in cella qualche
agente che la insulta; lei però capisce solo le parole: «Black bloc» e
«bastardi»; sente grida di persone picchiate provenire da altre celle.
Chiede ad un agente donna un assorbente ma le viene risposto che non ce ne
sono. Lei stessa ed i suoi compagni di cella più volte ed inutilmente
richiamano l’attenzione degli agenti affinché venga portata in infermeria; ciò
avviene però soltanto dopo parecchie ore; le danno un antidolorifico e del
ghiaccio; in infermeria il medico le chiede come si è procurata le lesioni;
lei però non conosce la parola italiana «manganello» e quindi ha difficoltà ad
esprimersi; qualcuno, che le sembra un sanitario, allora afferra un manganello
e lo brandisce a pochi centimetri dalla sua bocca e tutti i presenti ridono.
Sempre in infermeria si deve spogliare anche in presenza di agenti di sesso
maschile; è ancora sporca di sangue sul corpo; la fanno rimanere nuda in queste
condizioni per oltre dieci minuti con grave umiliazione; le tolgono l’unico
assorbente che ha. Durante l’intero periodo di permanenza nella struttura le
danno da mangiare solo un pezzo di banana e dei pezzi di panino, che però lei
non riesce a masticare per il dolore alla bocca.
L. Nathan Raphael. Arrestato il
22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso
giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. È
insieme a B. Fabienne Nadia. A Bolzaneto appena arrivato nel piazzale lo fanno
attendere a lungo dentro il veicolo che lo ha trasportato. Appena fatto
scendere dal veicolo lo costringono a fare il saluto fascista; poi lo
portano come gli altri contro il muro della caserma però, poichè non v’è più
posto contro il muro, lo mettono insieme ad un altro ragazzo contro un albero
con le braccia alzate e le gambe divaricate. Poi ancora, sempre facendo il
saluto romano, lo portano nella stessa posizione contro il muro. Mentre è in
questa posizione lo insultano e gli danno dei calci per fargli divaricare
ancor di più le gambe. Nell’atrio deve stare in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Nell’atrio durante la
perquisizione le sue cose vengono gettate a terra ed in particolare gli vengono
tolti due braccialetti che non gli saranno mai più restituiti. Viene portato in
cella con la testa bassa e trascinato per i capelli senza potersi muovere:
chi si sposta viene colpito. (...) Quando qualcuno sta per addormentarsi
gli agenti entrano ed iniziano un appello o a contare i detenuti. Ricorda in
cella con lui un ragazzo svizzero di Basilea, H. Fabian, con un braccio
ingessato che non riesce più a mantenere la posizione perché allo stremo delle
forze ed ad un certo punto cade a terra; lui grida: «Medico, medico» ma questo
ragazzo viene obbligato ad alzarsi senza alcun aiuto. Ricorda di avere visto un
ragazzo tedesco prima nudo in una cella e poi portato via avvolto in una
plastica. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni
di pochi panini, e senza bere ed ha molto freddo; ad un certo punto vengono
distribuite delle coperte che però non sono sufficienti per tutti; si mettono
allora tutti in posizione fetale per meglio proteggersi dal freddo. (...)
M. Francisco Javier Sanz. Arrestato il 22/7
intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno
– tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È arrestato
alla scuola Diaz insieme a M. David e N. Javier; proviene da un ospedale dove è
stata ricoverato a causa delle percosse subite durante l’arresto. A
Bolzaneto nel piazzale un poliziotto in borghese gli fa un segno di «X» sulla
guancia; un altro poliziotto lo fa camminare con la testa abbassata e la mani sulla
nuca. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate. Ricorda con lui N. Javier, F. Marquello e un Antonio di cui non
ricorda il cognome. Durante i trasferimenti in corridoio viene spintonato
da due ali di agenti che stazionano nel corridoio e deve camminare a testa
bassa. Sente cantare in tono ironico canzoni di Manu Chao, quali «Clandestino»
ed un’altra canzone di cui percepisce le parole «Me gustas tu». Lo tengono
durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e
senza bere ed ha freddo; ricorda però che ad un certo punto vengono distribuite
poche coperte. (...)
M. Niels. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.Proviene da un ospedale dove è stato
ricoverato per le percosse ricevute alla scuola Diaz. All’arrivo a
Bolzaneto in attesa dell’ingresso lo mettono contro il muro della caserma in
piedi, faccia al muro e braccia alzate. Ricorda un agente che parla tedesco che
gli chiede da dove proviene. (...)Poco prima dell’ingresso è costretto a
liberarsi dei suoi effetti personali; un medico prima di tutto gli dice che non
può occuparsi perché deve ancora a mangiare ed i poliziotti che sono intorno
ridono della battuta; poi gli strappa la camicia dicendogli ironicamente di
togliersela, poi lo fa girare e lo colpisce sulle ferite nella schiena; infine
però gli dà del ghiaccio sintetico da mettere sull’occhio. Al momento
dell’ingresso gli fanno gettare a terra le sue cose. In cella deve stare in
piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate. Quando deve andare in
bagno nel corridoio deve camminare a testa bassa ed è sgambettato, percosso
dietro il capo colpito al passaggio da due ali di agenti, che stazionano lungo
il corridoio e che si prendono gioco di lui. In bagno deve espletare i suoi
bisogni osservato dai poliziotti. Ricorda un ragazzo che non riuscendo più a
mantenere la posizione cade a terra.
M. Daniel. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. Arriva a Bolzaneto da un Ospedale
dove è stato ricoverato a causa delle percosse ricevute alla Diaz; ha un
polso fratturato ed una ferita alla testa. Nel piazzale deve stare in piedi
con le braccia alzate contro la rete di recinzione del campo da tennis. Un
agente gli fa un segno di croce su una guancia con un pennarello blu.
Nell’atrio deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate; mentre è in questa posizione riceve un calcio nella caviglia già
dolorante. In cella deve mantenere la stessa posizione senza potersi muovere e
nonostante il polso rotto senza potersi muovere: chi si sposta viene
immediatamente minacciato. Più tardi però gli viene consentito di sedere.
Riceve insulti anche dalla finestra, ricorda parole quali: «Comunista,
intellettuale di merda» e dalla finestra riceve uno sputo. Durante i
trasferimenti in corridoio deve camminare con la testa bassa. Le urla degli
agenti non consentono di dormire. Sente grida provenire da altre celle e sente
anche un detenuto accanto a lui urlare di dolore. Quando viene portato fuori
Blair sente le sue grida di dolore. Ogni tanto gli agenti entrano in cella e
fanno l’appello. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad
eccezioni di pochi panini e senza bere ed ha molto freddo. Ad un certo punto
per il freddo inizia a tremare in maniera incontrollata; quando viene portato
in bagno, appena uscito dallo stanzino, gli tirano un secchio di acqua gelata
addosso ed il freddo diventa insopportabile; i vestiti gli si asciugano
addosso. Ricorda una ragazza italiana che in ginocchio implorava che venisse
avvisata sua mamma. (...) Esclude di avere dichiarato di non voler avvisare
il Consolato inglese ed i familiari ed anzi precisa di avere espressamente
chiesto il contrario.
M. Fernandez David. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È arrestato alla scuola Diaz;
proviene da un ospedale dove è stata ricoverato a causa di una frattura al
gomito destro ed ad un dito della mano sinistra per le percosse subite durante
l’arresto. A Bolzaneto, nel piazzale, un poliziotto in borghese con pettorina
gli fa un segno sulla guancia. In cella deve stare in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate; per lui è una posizione particolarmente
gravosa a causa della frattura al gomito. In cella con lui ricorda A. Fortea
Rosanna, N. Corral, un ragazzo di Saragozza detto «Paco» ed un ragazzo di nome
Antonio. Gli sputano e lo insultano con le parole: «Bastardi»; sente cantare
varie canzoni tra cui «Bandiera rossa» con delle parole cambiate. Durante i
trasferimenti lungo il corridoio deve camminare con la testa bassa. Lo tengono
durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e
senza bere ed ha freddo. (...)
M. Richard Robert. Arrestato
il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso
giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30
circa.Proviene dall’Ospedale di Sampierdarena dove è stato ricoverato per le
ferite riportate nella scuola Diaz; ha una ferita alla testa, un’altra alla
gamba destra ed è dolorante alle braccia ed alle costole. Ricorda di essere
stato trasportato a Bolzaneto insieme a due ragazze tedesche e a un ragazzo
italiano di nome Enrico. Nel piazzale deve stare in piedi contro il muro della
caserma con le braccia alzate nonostante le sue ferite; gli agenti colpiscono
con i manganelli sulla schiena chiunque si muove. Anche nell’atrio
all’ingresso deve tenere la stessa posizione. In cella deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; più tardi però gli viene
consentito di sedersi. Gli agenti urlano, ridono e ogni tanto entrano in
cella e minacciano con i manganelli oppure li picchiano contro le sbarre; è
impossibile dormire. Sente urla provenire da altre celle e sente insulti. Lo
minacciano: ricorda le parole: «Siete colpevoli, siete tutti colpevoli, non
importa cosa avete fatto, andrete in carcere per anni». (...) Ricorda in
cella con lui un uomo vestito con un grembiule di plastica (si tratta di B.
Stephan, vittima di uno spruzzo urticante nel cortile, che, dopo la doccia
decontaminante, venne fatto vestire con un camice ospedaliero; l’abbigliamento
di B. costituito dal solo camice verde di tipo sanitario è ricordato da D.
Nicola Anne, G. Christian, L. Nathan, N. Achim, O. Kathrine, S. Simon, S.
Shermann David, T. Teresa, V. U. Moritz e Z. G. Guillermina). In cella due
ragazzi stremati non riescono più a mantenere la posizione e cadono a terra
(risulta dalle indagini che un malore in cella è occorso ad H. Fabian, che
riferisce del suo malore, ricordato anche da L. Nathan, F. Pablo, S. Jonash, V.
U. Moritz, D. Jeannette Sybille, N. Achim e S. Shermann David). (...)
N. Achim. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve
attendere dentro al veicolo che l’ha trasportato. Mentre è ancora dentro al
veicolo vede altri arrestati in piedi contro il muro della caserma, che vengono
colpiti dagli agenti. Poi viene fatto uscire dal veicolo e viene
colpito con un colpo al viso e dei calci; in particolare ricorda un agente
di circa quarant’anni in tuta grigia abbastanza alto, robusto e calvo che parla
bene tedesco con accento tirolese o sud-tirolese; costui colpisce molte persone
tra cui lui, H. Tobias e B. Stephan. Poi lo mettono in attesa contro il muro
della caserma in piedi e con le braccia alzate. In cella deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; ogni
tanto entrano nella cella agenti, che danno dei calci nelle gambe per farle
divaricare maggiormente; poi però più tardi alle donne è consentito di stare
per un po’ di tempo seduti e poi anche gli uomini. Durante i trasferimenti deve
camminare con la testa abbassata e le braccia dietro la schiena e nel corridoio
è colpito al passaggio da due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio
stesso, e che gli danno calci, schiaffi e lo insultano. Ricorda che B.
Stephan viene condotto in cella vestito solo con una sorta di telo operatorio.
Continuamente entrano in cella agenti che fanno l’appello e contano tutti i
presenti; durante la conta tutti i presenti vengono colpiti a mano a mano che
vengono chiamati. Sente grida provenire da altre celle; gli viene impedito di
dormire. Ad un certo punto qualcuno gli fa un segno di croce sulla guancia.
Tutti devono tenere la posizione anche i feriti; ricorda un ragazzo stremato,
che non riesce più a stare in piedi e crolla a terra. (...)
N. Chavier Francho Corral. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È arrestato alla scuola Diaz;
proviene da un Ospedale dove è stata ricoverato a causa delle percosse
subite durante l’arresto; infatti ha la gamba sinistra rigida e quasi
immobilizzata. A Bolzaneto nel piazzale un poliziotto in borghese con
pettorina, che a lui sembra in posizione di comando, gli fa un segno di «X»
sulla guancia; ricorda che il poliziotto ha due pennarelli uno rosa ed uno
nero, che usa alternativamente ma non riesce a capire con quale criterio. In
cella in un primo momento deve stare in piedi al centro della stanza poi lo
fanno stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate
nonostante la sofferenza alla gamba. Sente urla e rumore di gente picchiata. Lo
colpiscono con un calcio alla gamba sinistra. Lo insultano con espressioni
del tipo: «Bastardi comunisti» e sente cantare canzoni che hanno contenuto di
scherno gli sputano. Quando deve spostarsi nel corridoio deve camminare con
la testa abbassata. (...)
O. Katherine Daniela. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. Alla Diaz è insieme a S. Simon. A
seguito delle percosse subite ha molto male ad un braccio; ha anche ricevuto
un forte colpo alla gola. Nel piazzale la mettono in piedi con le braccia
alzate contro il muro della caserma in attesa dell’ingresso; deve mantenere
questa posizione nonostante il dolore al braccio. Mentre è in questa posizione
vede un ragazzo colpito più volte ai reni. Sente più volte l’odore di una
sostanza acre e sente ansimare e tossire; pensa che sia stato gettato dello
spray urticante contro qualcuno che capisce essere un italiano alto e magro con
i capelli lunghi neri e gli occhiali vicino a lei. Ricorda infine un agente
della Polizia Penitenziaria alto e calvo che parla perfettamente tedesco.
All’ingresso vengono gettati con disprezzo a terra i suoi effetti personali. In
cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate;
la finestra è senza vetri ed ha molto freddo. La insultano con espressioni del
tipo: « Bastardi.. black bloc» e sente un agente che in segno di scherno
emette versi di animali. Sente urla di dolore provenire da altre celle. Ad
un certo punto le consentono di sedersi. Ricorda un ragazzo di nome Stefan che
indossa solo una pettorina di plastica verde. Quando deve andare in bagno deve
camminare con la testa bassa e nel corridoio al passaggio gli agenti che
stazionano ai lati dello stesso cercano di sgambettarla. La domenica non ha più
praticamente voce (la circostanza è ricordata da S. Simon ed è riscontrata dal
diario clinico di Voghera). In infermeria durante la perquisizione le buttano
via le lenti a contatto.
P. Jan. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve
aspettare contro il muro della caserma in piedi e con le braccia alzate. Lo
insultano e lo percuotono con calci alla gambe ed al ginocchio per fargli
divaricare ancora di più le gambe e sbattendolo con violenza contro il muro
stesso. (...) Mentre è nella posizione descritta un agente da vicino gli
spruzza per due volte del gas urticante sul volto e sente che anche dei ragazzi
vicino a lui tossiscono. In cella deve stare in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; chi si sposta dalla
posizione viene percosso; lo insultano e lo spingono contro la parete.
Più tardi però viene loro consentito di sedere per un po’ di tempo. Gli agenti,
quando si accorgono che qualcuno si sta addormentando, sbattono contro le grate
della cella per svegliarlo. Quando deve andare in bagno, dopo averlo chiesto
più volte, deve camminare a testa bassa e nel corridoio al passaggio è fatto
oggetto di calci e sgambetti. Lo tengono durante l’intera permanenza senza
mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini secchi, e senza bere ed ha
freddo. Al ritorno dal fotosegnalamento l’agente che lo accompagna gli
mostra una foto riproducente un agente di Polizia in tenuta da ordine pubblico
e lo insulta in lingua inglese, dicendogli che quel tizio lo avrebbe
sodomizzato; gli preme poi le mani sulle spalle e ferite e quando capisce che
gli fa male preme ancor di più. Sente grida ed urla provenire dall’esterno.
(...)
P. Vito. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È insieme a F. Attilio e P. Angela
anche loro di Foggia. A Bolzaneto ricorda in cella con lui F. Attilio. Lo
tengono in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Ricorda
che vengono spesso contati e che il poliziotto che entra nella cella per
contarli dà loro pugni sulla schiena. Lo tengono durante l’intera
permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere.
P. Angela. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.È insieme a F. Attilio e P. Vito
anche loro di Foggia. Nel piazzale viene insultata. In cella deve stare in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere,
chi si sposta dalla posizione viene picchiato; cosa che però a lei non succede.
Sente provenire dall’esterno insulti anche a sfondo politico del tipo:
«Morte al comunismo». Nella seconda cella ricorda con lei una ragazza
straniera senza denti; in questa seconda cella viene loro consentito di stare
sedute. (...)
R. Kai. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato
alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario
il 23/7 alle ore 10,30 circa. Arriva a Bolzaneto dalla scuola Diaz, ove era con
D. Jeanentte Sybille. Nel piazzale deve stare in attesa in piedi contro la rete
del campo da tennis con le braccia alzate e le gambe divaricate. Nel piazzale
ricorda un agente alto e corpulento, che parla tedesco. In cella lo mettono in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere;
poi però gli viene consentito di stare seduto per un po’ di tempo. Durante i
trasferimenti lungo il corridoio deve camminare con la testa bassa e gli agenti
lo afferrano per i capelli e gli fanno lo sgambetto. Lo tengono durante
l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere
ed ha molto freddo. (...)
S. Francisco Javier. Arrestato il 22/7
intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno
– tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.È arrestato
alla scuola Diaz e proviene da un ospedale dove è stata ricoverato a causa
delle percosse subite durante l’arresto; ha ferite al capo ed alle gambe. A
Bolzaneto nel piazzale gli danno una sberla sulla nuca e lo insultano con
espressioni, quali: «Bastardo, sacco di merda». In cella deve stare in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; successivamente per
un po’ di tempo qualcuno però consente di sedersi. Ricorda con lui in cella B.
R. Aitor e L. Antonio. Quando deve andare in bagno in corridoio è colpito al
passaggio con schiaffi sulla nuca da due ali di agenti, che stazionano ai
lati del corridoio stesso. In un’altra cella riceve pugni sul petto. Ricorda un
ragazzo che non riuscendo più a mantenere la posizione cade a terra. Lo tengono
durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e
senza bere ed ha molto freddo. In matricola gli fanno vedere un documento
scritto in italiano, in cui riesce a capire che è scritto che non vuole che
venga avvisato il suo Consolato; lui dice che in realtà vuole il contrario e
cioè che si dia comunicazione ma gli rispondono di firmare comunque. (...)
S. Roberta. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. È la fidanzata di T. Enrico. Arriva
a Bolzaneto dall’ospedale di Sampierdarena ove è stata ricoverata per le percosse
ricevute alla scuola Diaz. All’arrivo nel piazzale deve stare in attesa
contro il muro con le braccia alzate. Nell’atrio in attesa della perquisizione
deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. In
cella può stare invece seduta come tutte le ragazze gli uomini devono invece
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Poi però più
tardi anche lei come tutte le alte ragazze deve stare in piedi. La insultano
con parole quali: «Comunisti di merda» e sente cantare in tono di scherno la
canzone: «Me gusta il manganello». Ricorda che un ragazzo straniero viene
costretto a gridare: «Sono un comunista di merda»; una ragazza invece
abbassa le braccia e viene colpita con una sberla sulla testa. Chiede di andare
in bagno solo dopo molte ore perché ha visto che alcune ragazze tornano dal
bagno piangendo ed una particolare le ha detto che le avevano sputato e
l’avevano chiamata «Puttana». . (...)
S. Mirco. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale lo mettono
in attesa in piedi con le mani sopra la testa contro la rete metallica del
campo da tennis. Mentre è in questa posizione vede picchiare un uomo con un
cappello rosso da baseball, su cui vi erano effigiati un ascia ed un pene. In
cella deve stare faccia al muro e braccia alzate sulla testa; in questa
posizione gli tirano le orecchie e gli danno un colpo sulla nuca fa presente
più vote di soffrire di asma ma per molto tempo non gli viene fornito alcun
farmaco. Quando qualcuno si addormenta viene svegliato a calci. Ogni tanto
gli agenti entrano nella cella, fanno l’appello e contano i presenti. Ad un
certo punto nella cella viene gettato un giornale sul quale in prima pagina
v’è la foto di un manifestante ucciso. Per andare in bagno deve
camminare a testa bassa e nel corridoio è colpito e sgambettato al passaggio da
due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio stesso. Sente grida
provenire da altre celle. In infermeria durante la perquisizione mentre è
nudo e fa le flessioni riceve dei colpi nei reni.. (...)
S. Simon. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. Alla Diaz è insieme a O. Katherine.
All’arrivo a Bolzaneto ricorda un agente che parla tedesco con accento
sud-tirolese, che gli rivolge delle domande. Al momento dell’ingresso gli fanno
gettare per terra le sue cose; poi passa un medico che non lo prende in
considerazione, poco dopo sente Nils gridare accanto a lui e vede Nils ricevere
un sacchetto di ghiaccio sintetico per l’occhio dal medico. In cella deve stare
in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; poi però per un
po’ viene consentito di sedersi. Ricorda la presenza di un uomo vestito solo
con una mantellina di plastica verde. (...) In cella ha molto freddo. Ricorda
una persona che non riuscendo più a mantenere la posizione cade a terra. In
cella un agente entra e gli dà un colpo sui reni, facendo il gesto di contarlo.
Quando rivede la O. la stessa non ha quasi più voce. In matricola un agente
con il metaldetector imita un cane che abbaia e gli pizzica le cosce come per
morderlo: gli altri poliziotti ridono.
S. Shermann David. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato
alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario
il 23/7 alle ore 3,40 circa. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale dove è stato
ricoverato a seguito delle gravi lesioni riportate nella scuola Diaz; ha una
ferita all’inguine. All’arrivo mentre attraversa il piazzale gli si fanno
incontro molti poliziotti; qualcuno gli ordina in italiano di tenere la testa
bassa, lui non capisce ed allora un agente lo colpisce e gli abbassa la testa
con le mani. Mentre lo portano in cella riceve un altro ordine in italiano, lui
continua a non capire e viene nuovamente schiaffeggiato. In cella deve
stare in piedi, faccia al muro e poi al centro della stanza con le mani in
alto; l’agente che lo obbliga a quest’ultima posizione gli tiene la testa bassa
e gli mette una mano in mezzo alle natiche. Dopo un po’ di tempo però
gli viene consentito di stare per un po’ seduto. Tutti sono obbligati a tenere
la posizione anche le persone evidentemente ferite. Ricorda che una persona
accanto a lui non riesce più a mantenere la posizione e cade a terra stremata;
viene soccorsa solo dopo un certo tempo. Durante i trasferimenti deve tenere la
testa bassa e le mani dietro la testa e nel corridoio riceve al passaggio colpi
sulla testa dagli agenti, che lo spingono contro il muro. (...) Lo tengono
durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezione di pochi panini e
senza bere ed ha molto freddo. Ad un certo punto vengono distribuite delle
coperte che però non sono sufficienti per tutti ed allora si stringono tutti
gli uni agli altri per meglio proteggersi dal freddo. (...)Ad un certo punto il
dolore all’inguine ed al ventre diventa insopportabile: chiede più volte del
medico ed alla fine lo portano in infermeria; qui il medico lo fa spogliare e
lo visita; ha un testicolo molto gonfio; il medico gli dà del ghiaccio ma
poi rimane nudo su una sedia per parecchio tempo sin tanto che il medico stesso
non gli dà una coperta. Viene quindi riportato in Ospedale ed ancora trasferito
a Bolzaneto; da qui dopo poco è avviato al carcere di destinazione.
S. Jonas. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve stare
contro il muro con le braccia alzate. Mentre è in questa posizione gli
agenti gli danno dei calci per fare divaricare ancora di più le gambe. Riceve
un calcio tra le gambe, si sbilancia e va a sbattere contro il muro con la
testa, che si ferisce tanto che perde sangue; poi riceve ancora un colpo nei
reni e cade a terra. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia
alzate e gambe divaricate; anche in cella gli agenti danno calci nella gambe
per farle divaricare maggiormente. Durante i trasferimenti viene accompagnato
con un braccio piegato dietro la schiena ed è in questa posizione che è tenuto
anche nell’ufficio degli atti; qui viene interrogato un po’ in italiano ed un
po’ in inglese e quando dà risposte che non convincono gli interlocutori il
braccio viene piegato ancora di più. Dopo molte ore gli viene poi
consentito di sedere per un po’ di tempo. Per andare in bagno viene fatto
camminare lungo il corridoio con la testa abbassata. Lo tengono durante
l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini, e
senza bere; ed ha molto freddo. Ricorda in cella che un ragazzo non riesce più
a mantenere la posizione e cade a terra. (...)
T. Enrico. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. È il fidanzato di S. Roberta.
Arriva a Bolzaneto dall’Ospedale di Sampierdarena ove è stata ricoverato per le
percosse ricevute alla scuola Diaz; ricorda di essere stato trasportato
a Bolzaneto insieme ad un inglese ferito ad una gamba di nome Richard M.
All’arrivo nel piazzale deve stare in attesa contro il muro con le braccia
alzate. Mentre si trova in questa posizione un poliziotto rivolge il
deretano verso di lui e si produce in un volgare rumore. In cella deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; dopo poco
vede che a M. viene consentito di sedersi perché ferito alla gamba; infine
vengono fatti sedere tutti per un po’ di tempo. Lo insultano e lo minacciano
con parole del tipo: «Comunisti, adesso è finita la festa per voi» e poi gi
dicono che sembra una capra a causa della sua barba; gli agenti quando notano
che qualcuno sta per addormentarsi fanno rumore per svegliarlo. Lo tengono
durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e
panini, e senza bere. Sente colpi e lamenti provenire da altre celle. In
un’altra cella (la n.7) ricorda con lui un tedesco di nome Tobias. In questa
cella deve stare in piedi, con le gambe allargate e con le mani sulla nuca in
mezzo alla stanza; ogni tanto gli agenti fanno l’appello e spostano le persone
che vengono chiamate anche con calci. Ricorda un ragazzo spagnolo che viene
colpito con un calcio nei testicoli perché si è spostato dalla posizione. In
infermeria viene trattato in malo modo; lui protesta dicendo che è un cittadino
italiano e deve essere trattato con rispetto e un agente della penitenziaria
gli risponde: «Tu non sei un cittadino italiano, sei una merda». Tutto
ciò alla presenza del medico, una persona corpulenta capelli corti e scuri sui
45-50 anni. (...)
T. Teresa. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. Arrivata a Bolzaneto la fanno
scendere dal veicolo che l’ha trasportata colpendola sulla schiena; poi nel
piazzale la mettono in attesa in piedi contro il muro della caserma; mentre è
in questa posizione viene insultata e sente i colpi delle percosse inferte
dagli agenti alle persone accanto a lei; ricorda in particolare un agente della
Polizia penitenziaria che parla bene tedesco con un accento alto-atesino, il
quale chiede ad un ragazzo accanto a lei da dove viene e perchè è venuto a
Genova e quando questi risponde che è di Berlino e che può viaggiare in tutta
Europa lo colpisce con dei calci e subito dopo altri agenti si uniscono a
lui; questo stesso agente subito dopo prende di nuovo a botte il ragazzo
accanto a lei e poi gli spruzza sul volto del gas urticante. Poi viene
portata all’interno e lungo il corridoio la fanno camminare con le mani sulla
testa, la insultano con le parole: «Puttana, strega» e la colpiscono nello
stomaco e sulle spalle. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia
alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; questa stessa posizione devono
mantenere anche le persone ferite; la colpiscono sulla testa e con dei calci
alle gambe per farle ancora di più divaricare. Poi al mattino alle donne è
consentito di sedersi per un po’ di tempo e dopo anche agli uomini. In cella
rivede il ragazzo cui è stato spruzzato il gas urticante vestito con un solo
foglio in plastica e gli dà alcuni suoi indumenti per coprirsi. Sente dalla
cella che gli agenti dall’esterno fanno dei versi e gridano «Heil Hitler». In
cella entrano degli agenti che fanno una croce con un pennarello sulla guancia
dei presenti. In cella vede macchie di sangue rappreso. Per andare in bagno
deve camminare a testa bassa ed in corridoio al passaggio viene colpita da
dietro, calciata ed insultata da due degli agenti, che stazionano ai lati del
corridoio stesso; in bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la
porta aperta anche in presenza di uomini. Ricorda che alcune ragazze chiedono
inutilmente degli assorbenti. Quando qualcuno sta per addormentarsi gli agenti
entrano e gridano per svegliarlo; continuamente entrano degli agenti in cella
con una lista di nome e fanno l’appello. Si sente male e vomita. Ricorda in
cella con lei una ragazza che ha i denti rotti un’altra che è profuga, ha una
ferita alla testa, piange e trema, le dice di avere una malattia cronica, per
cui ha bisogno di particolari medicine ed un’altra che ha un braccio molto
dolorante. Chiede inutilmente che queste donne vengano visitate e soccorse;
alla fine G. Suna viene portata fuori ma poi ritorna nelle stesse condizioni.
Ricorda che alcune donne stanno continuamente alle inferriate per capire la
sorte degli uomini, che vengono chiaramente trattati peggio. Sente grida e
rumori di percosse da altre celle. Lo tengono durante l’intera permanenza senza
mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini gettati in cella, e senza
bere. Ha molto freddo; alla fine vengono date alcune coperte ma non sufficienti
per tutti ed allora si mettono tutti gli uni vicino agli altri per scaldarsi.
In infermeria deve spogliarsi, fare le flessioni e girarsi più volte anche
davanti a uomini; durante la perquisizione le portano via gli occhiali; il
medico gli fa delle domande in italiano lei non comprende e lui urla. Nessuno
la informa delle ragioni dell’arresto, chiede inutilmente che siano avvisati i
suoi familiari ed il Consolato e le fanno firmare dei documenti scritti in
italiano, il cui significato non capisce.
V. U. Moritz. Arrestato il 22/7 intorno alle ore
1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto
all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. All’arrivo a Bolzaneto
deve attendere a lungo ancora nel veicolo che lo ha trasportato. Poi nel
piazzale deve stare in attesa contro il muro della caserma con le braccia
alzate e le gambe divaricate; mentre è in questa posizione riceve calci nelle
gambe per farle divaricare di più. Un agente gli chiede da dove viene e
quando dice «Berlino» gli dà un colpo sulla nuca ed una voce dice: «Questo
viene da me». Nell’atrio le sue cose vengono buttate a terra; un agente
vede che ha una spilla a forma di stella rossa sul bavero; gli strappa la
spilla, gli urla: «Bastardo di un comunista» e gli dà uno schiaffo. In
cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate;
poi alle donne viene consentito di stare per un po’ di tempo sedute ed infine
anche agli uomini. Ricorda accanto a lui un ragazzo vestito con un telo da sala
operatoria. Quando deve andare in bagno deve camminare con la testa bassa ed il
braccio piegato dietro la schiena; nel corridoio al passaggio viene sgambettato
e colpito con calci da due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio; un
agente lo tira per i capelli ed un altro gli ordina, prima in italiano e poi in
inglese, di dire «Buon giorno»; lui non risponde ed allora gli dà un
violento calcio, che lo fa finire a terra. Sente grida provenire da altre
celle. Ricorda che in cella, ad un certo punto, un ragazzo svizzero non riesce
più a mantenere la posizione e cade a terra stremato. In infermeria lo fanno
mettere nudo, in ginocchio, con il volto verso la parete ed il sedere verso i
presenti, che lo guardano e ridono. Lo tengono durante l’intera permanenza
senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini gettati in cella, e
senza bere ed ha molto freddo. Degli agenti con guanti neri imbottiti gli
fanno firmare dei fogli scritti in italiano, il cui contenuto non capisce.
W. E. Khirsten. Arrestata il 22/7 intorno alle ore
1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta
all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. A Bolzaneto la fanno
attendere nel piazzale ancora all’interno del veicolo che l’ha trasportata.
All’ingresso viene perquisita ed i suoi effetti vengono gettati a terra
compresi due braccialetti, che alla scarcerazione non le saranno più
restituiti. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate gambe
divaricate sena potersi muovere; poi alle donne viene consentito di stare per un
po’ di tempo sedute ed infine anche agli uomini. Gli agenti la insultano con
parole quali: «Che merda, black bloc» e la minacciano dicendole che non
sarebbe mai finita; se qualcuno unisce le gambe gli vengono divaricate a suon
di calci. Gli stessi insulti riceve durante i trasferimenti nel corridoio al
passaggio tra due ali di agenti; nel corso di uno di questi vede nel centro
di una cella un uomo colpito al ventre con un manganello da un agente. Sente
urla provenire da altre celle. Prima di entrare in infermeria deve attendere
nel corridoio faccia al muro; mentre è in questa posizione un agente la
minaccia dando un colpo con la mano sul muro vicino all’orecchio e poi
schioccando le dita. In infermeria deve spogliarsi, girare su se stessa e fare
le flessioni anche davanti agli uomini. La tengono durante l’intera permanenza
con poco cibo e poco da bere ed ha molto freddo. (...)
W. Tanja. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.Quando arriva a Bolzaneto la fanno
aspettare nel piazzale nel veicolo con cui è stata trasportata; poi un agente,
alto e calvo o con la testa rasata che parla tedesco la trascina per i
capelli contro il muro della caserma dove deve attendere con le braccia alzate.
In cella deve stare in piedi faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate;
poi però le viene consentito di stare seduti per un po’ di tempo ma solo alle
donne. Ogni tanto in cella entrano agenti, che la deridono e le pestano i
piedi e le danno calci per fare divaricare ancora di più le gambe. Durante
i trasferimenti nel corridoio la fanno camminare con le braccia alzate e
incrociate dietro la testa. Sente grida provenire da altre celle e non la
lasciano dormire; sente agenti che in segno di derisione fanno il verso del
gallo. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di
pochi biscotti e panini, e senza bere; ha molto freddo. Ricorda anche che
alcune ragazze chiedono più volte inutilmente degli assorbenti. In infermeria
deve spogliarsi anche in presenza di uomini nonostante le sue proteste; durante
la perquisizione vengono buttate via le sue cose personali, che aveva nella
cintura marsupio; poi, sempre nuda, viene obbligata a girare a destra e
sinistra davanti ad un medico uomo. (...)
W. Daphne. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale
ove è stata ricoverata per le percosse ricevute nella scuola Diaz. Ha una
ferita alla testa ed un braccio fasciato. Arrivata nel piazzale la mettono
in attesa contro il muro della caserma con un solo braccio alzato; deve
mantenere la posizione anche se fa molta fatica per via delle ferite.
All’interno mentre la portano in cella un agente la colpisce con uno
schiaffo al volto. Sente grida di dolore provenire da altre celle. Ha molto
freddo; ad un certo punto vengono distribuite poche coperte, che non sono
sufficienti; allora si rannicchiano tutti l’uno vicino all’altro per meglio
difendersi dal freddo. In continuazione entrano agenti nella cella per farsi
declinare le generalità. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare,
ad eccezioni di pochi biscotti e panini, e senza bere. In infermeria davanti al
medico fa più volte presente di sentirsi molto male e di avere bisogno di un
letto e di cure mediche; ma non viene considerata ed il medico rimane
addirittura seduto. Riferisce che per lungo tempo avrà davanti agli occhi,
sia di notte che di giorno, «immagini di Genova».
Z. G. Guillermina. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 –
immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto
penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.È arrestata alla scuola Diaz; è
cittadina spagnola ma conosce bene la lingua tedesca tanto che la sua
deposizione verrà raccolta a Berlino, città dove si trovava la ragazza al
momento dell’atto istruttorio. A Bolzaneto, dopo un’attesa nel veicolo, nel
piazzale vede che i detenuti sono in piedi, appoggiati al muro esterno della
caserma, con le braccia alzate e le gambe divaricate e che sono scherniti dai
poliziotti; lei deve rimanere in macchina con le mani sulla testa; sente che i
poliziotti la deridono e percepisce un gesto di minaccia. Poi la fanno scendere
e la fanno mettere in attesa anche lei in piedi contro il muro. In cella deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; in un primo
momento è da sola poi arrivano altri detenuti, tra cui un ragazzo nudo e scalzo
che ha un grembiule di carta verde trasparente e che le dice di esser stato
oggetto di uno spruzzo di gas urticante su tutto il corpo e che gli avevano
fatto una doccia per decontaminarlo. Ogni tanto nella cella entra un poliziotto
che con il manganello fa divaricare ancora di più le gambe. Più tardi viene
consentito di sedersi solo alle donne. Sul pavimento della cella nota macchie
di sangue. Quando la portano al fotosegnalamento la insultano dicendole che
ha devastato la città, che sotto il governo Franco ciò non sarebbe mai accaduto
e che la sola presenza Genova era già motivo sufficiente per l’arresto. Per
andare in bagno viene fatta camminare a testa bassa sino alla ginocchia, in
quella posizione viene spintonata ed insultata. Sente provenire urla da
altre celle. Ha molto freddo; durante la seconda notte vengono però distribuite
alcune coperte, non sufficienti per tutti. In infermeria durante la
perquisizione la offendono dicendo che puzza; ricorda che ad una ragazza
americana con i capelli rasta di nome Morgan tagliano alcune ciocche di capelli
e che una ragazza svedese tornò in cella piangendo, dicendo che le avevano
strappato i piercing.
Z. Anna Katharina. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata
alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario
il 23/7 alle ore 12,00 circa. A Bolzaneto deve stare in attesa nel piazzale in
piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate. Mentre è in questa
posizione viene insultata con la parola: «Bastardi»; sente che gli
uomini vengono percossi; sente anche che gli agenti spruzzano del gas urticante
addosso agli uomini accanto a lei; lei stessa è lambita dallo spruzzo. Ricorda
un agente della Polizia penitenziaria, alto grosso e calvo che parla tedesco in
maniera fluente. Quando la portano in cella viene spinta all’interno con un
colpo alla nuca; deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate senza potersi spostare; ogni tanto entrano gli agenti che danno
calci nelle gambe per farle divaricare maggiormente. Viene più volte insultata.
Ad un certo punto alle donne viene consentito di stare per un po’ di tempo
sedute ed infine anche agli uomini. Ricorda che anche le persone ferite sono
costrette a mantenere la posizione. Durante i trasferimenti al bagno deve
camminare con la testa bassa e nel corridoio al passaggio viene sgambettata da
due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio stesso; vede che gli
uomini vengono anche picchiati; in bagno è costretta a cambiarsi l’assorbente
con la porta aperta. Periodicamente gli agenti entrano nella cella e fanno
l’appello e la conta dei presenti. Sente grida provenire da altre celle. La
tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi
biscotti e panini, e senza bere; ha molto freddo. Vogliono farle firmare
degli atti scritti in italiano, il cui significato non capisce ma lei si
rifiuta. Prima della perquisizione deve attendere nel corridoio con la faccia
al muro; in questa posizione viene insultata, dicendole che puzza e le viene
schiacciata la testa contro il muro. In infermeria è costretta a spogliarsi ed
a togliersi l’assorbente anche in presenza di uomini; gli agenti elencano tutti
i suoi effetti personali in maniera minuziosa, lei si umilia e piange ed allora
viene derisa e tutti ridono. (...)