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VENERDI 20 luglio 2001 –
SABATO 21 luglio 2001 –
DOMENICA 22 luglio 2001 –
Link e Video sul G8 di Genova –
Altri abusi all'italiana
Sintesi delle dichiarazioni delle parti lese raccolte
dai PM Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati nell'inchiesta sugli
abusi di BOLZANETO.
Fonte: Diario
(Speciale Genova-la Verità, 21 luglio 2006)
A. Carlo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 23,40 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. È con V. Viene condotto il 20/07/01 dopo le ore 17,00; viene percosso mentre viene portato in cella dove viene costretto a stare in piedi con il volto contro il muro, le gambe divaricate e le braccia alzate sopra il capo ed appoggiate al muro ed urlare «Viva il Duce». Quando chiede di andare in bagno nel corridoio al passaggio viene colpito con calci e anche con manganelli da due ali di agenti che stazionano ai lati del corridoio stesso.Viene picchiato anche in cella e riceve un calcio alla gola da un agente della Polizia penitenziaria. Un agente lo colpisce con un calcio con gli anfibi al polpaccio e lo fa cadere a terra; lo stesso porta un manganello attaccato al cinturone e i guanti neri. In infermeria fa vedere i segni delle percosse e non viene nemmeno considerato.
A. Eugenio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 17,30 circa – identificato verso le ore 20,30 circa – esce
dalla caserma alle 1,00 del 21/7. Viene ripetutamente percosso durante
gli spostamenti nel corridoio da parte di agenti della Polizia penitenziaria;
chi lo accompagna rimane completamente indifferente a questa condotta dei
colleghi.
A. Simone. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 –
immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Quando viene portato a Bolzaneto è
messo nell’ultima cella sulla sinistra, con circa una trentina di persone;
tutti devono stare in piedi con la testa contro il muro, le mani ammanettate
dietro alla schiena e le gambe divaricate; ad un ragazzo, che aveva male ad una
gamba, viene invece consentito di stare seduto. Quando va a fare i rilievi vede
all’esterno dei ragazzi stranieri in fila con la testa appoggiata contro il
muro dell’edificio che vengono picchiati; in particolare un francese viene
ripetutamente percosso da un poliziotto con i capelli rasati e molto prestante
fisicamente. Deve cambiare più celle ma la posizione non cambia ad eccezione
delle manette; riferisce botte e calci al passaggio in corridoio da
parte di agenti della Polizia penitenziaria con i guanti. Non lo fanno andare
in bagno; lo accompagnano solo quando non ne può più e lì prende uno schiaffone
in bagno da parte di uno della Penitenziaria. Nel corso del trasferimento
ai pullman deve mettersi in coda e fare il saluto romano.
A. Giuseppe. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 19,00 – 1930 circa – esce dalla caserma alle 2,00 circa del
21/7.Viene prelevato dal pronto soccorso dell’ospedale San Martino ove era
stato medicato per le ferite riportate in Via Tolemaide. Nel cortile di
Bolzaneto, sceso dal blindato, vede molti poliziotti e guardie penitenziarie in
divisa. Sente che qualcuno di loro parla di un carabiniere o di un poliziotto
ucciso. Lo fanno sedere insieme agli altri su un muretto dove lo picchiano con pugni,
calci, manganellate e colpi con i caschi. Vede che volutamente lo
colpiscono sulle ferite. Ad un certo punto si avvicina un agente della Polizia
di Stato molto grande, gli prende improvvisamente la mano, gli allarga le dita
con le due mani e tira violentemente le dita divaricandole, così
spaccandogli la mano. Sviene dal dolore. A quel punto lo portano in
infermeria, lo denudano e o fanno sdraiare su un lettino. Mentre lo trasportano
qualcuno gli dice una frase intimidatoria del tipo: «Ti sei fatto male da solo,
vero?». In infermeria ci sono medici ed infermieri ma anche agenti in divisa.
Qualcuno gli chiede come si è fatto male ma lui, terrorizzato, dice che è
caduto dalle scale. Gli cuciono la mano senza anestesia. Lui ha male ma gli
dicono di stare fermo perché se si muove gli daranno il resto e gli fanno
mordere uno straccio. Poi lo portano in una cella dove deve stare in piedi,
faccia al muro, gambe divaricate e fronte appoggiata al muro. Con cadenza quasi
regolare entrano nella cella agenti che colpiscono i presenti con pugni, calci
e schiaffi. Lo portano in bagno ma deve espletare i suoi bisogni di fronte
all’agente che lo accompagna. Lungo il tragitto nel corridoio gli
schiacciano i piedi e lo fanno cadere a terra. Lo deridono dicendogli
«Muoviti». Nel corridoio lo fanno stare fermo in piedi appoggiato al muro con
le braccia alzate e in quella posizione sente grida e invocazioni di aiuto, che
provengono dalle celle e dall’ufficio degli atti.
B. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 –
immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto, dopo le 16.00,
ed un’agente donna gli conficca le unghie nel collo. Viene portato nella
cella n. 9. dove viene messo con la faccia al muro con le mani dietro la
schiena; gli lasciano le fascette ai polsi ancora per un bel po’. Un agente
entra in cella ed obbliga tutti a dire «Viva il duce» sotto minaccia di
spezzare la schiena a calci. Nella cella, al sua fianco sulla sinistra c’è un
ragazzo, a cui degli agenti dicono che puzza ancora di benzina e gli si
avvicinano con l'accendino acceso, dicendo: «Vediamo se prende fuoco». Quando
va a fare il fotosegnalamento viene messo con la faccia contro il muro nei pressi
dell’edificio; tra gli agenti che lo scortano c’e n’è uno manesco, che ogni
tanto passa e dà schiaffoni sul collo facendo sbattere la testa al muro; ogni
tanto riceve un pugno nelle costole per farlo avanzare nella coda. Dopo il
fotosegnalamento è in cella con A. Simone. Al momento del trasferimento anche
lui viene messo in fila e costretto a fare il saluto romano e una piccola
sfilata con il braccio alzato.
B. Vincent. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto tra le ore 17,00 e le 18,00 circa – esce dalla caserma alle 3,00
circa del 21/7.Viene prelevato dall’ospedale dove era ricoverato a seguito
delle ferite riportate sulla strada. Ha una ferita alla testa suturata con tre
punti. A Bolzaneto lo mettono in una cella in piedi, faccia contro il muro,
gambe divaricate e braccia alzate; non si può muovere. Ogni tanto entra
qualcuno che lo picchia con calci e pugni nella schiena e nelle gambe. Gli
fanno sbattere la testa contro il muro, gli alzano ancora di più le braccia e
gli divaricano le gambe. Il tutto accompagnato da intimidazioni in
italiano. Lui vede che il muro all’altezza della sua testa si sporca del suo
sangue. Quando si può muovere nota che anche i compagni di cella subiscono la
stessa sorte. Un ragazzo in particolare geme dal dolore perché gli stringono
continuamente i laccetti ai polsi. (...) Poco dopo un medico viene in cella e
gli chiede di girarsi, vede la ferita alla testa, gli fa qualche domanda. Lui
dice che non si sente bene, il medico gli porta una garza bagnata ma gli agenti
lo costringono a stare comunque con la testa contro il muro. Due poliziotti
ridendo si avvicinano e gli chiedono che cosa abbia, lui risponde che è stato
picchiato da Poliziotti ed allora uno di loro lo afferra alle spalle
urlando e gli dice: «Da un Poliziotto? Impossibile! Sei caduto per terra, ok?».
Lui si rimette con la testa contro il muro. Quando lo portano al
fotosegnalamento il poliziotto che lo accompagna gli dice: «Merda di francese,
soffrirai»; lui chiede perché ed allora il poliziotto gli torce un braccio.
(...) Quando pronuncia la parola «avvocato» lo prendono a calci.
B. Matteo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 –
immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arrivato a Bolzaneto passa tra due
ali di poliziotti, che lo percuotono con manganellate; in cella lo
costringono a stare in punta di piedi con le gambe divaricate e con la fronte
contro il muro, le mani legate dietro alla schiena. Nonostante abbia una ferita
alla fronte lo fanno sbattere ripetutamente con la testa contro il muro; un
uomo rasato non alto con accento emiliano, che sembra essere un capo, entra
nella cella e prende tutti a calci e pugni. Chiede più volte ed inutilmente di
andare in bagno. In cella c’è puzza di urina e macchie di sangue dappertutto.
In infermeria non gli vengono refertate le ferite, che lui denuncia. In cella
qualcuno ad un certo momento gli fornisce un sacchetto bianco contenente
ghiaccio da mettere sull’occhio; pretendono però che lo applichi all’occhio
senza usare le mani e tenendolo a mo’ di cuscino con la testa contro il muro.
Poi nelle prime ore del mattino in corridoio, prendendolo a calci, lo
costringono a camminare ed a pronunciare le parole: «Duce, duce».
C. Alessandro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 –
immatricolato alle ore 2,50 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arrivato a Bolzaneto, un poliziotto
lo afferra mettendogli una mano sui genitali e una sulla testa; viene
quindi condotto nella cella n. 4 subendo percosse al passaggio nel
corridoio, lungo il quale viene costretto a tenere la testa bassa, senza poter
quindi vedere nessuno in volto. (...) Viene fatto uscire una terza volta dalla
cella per essere condotto in infermeria e nell’attesa dell’ingresso viene
costretto a cantare «Viva il Duce», sempre a faccia contro il muro.
C. Giacomo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa –
immatricolato alle ore 18,30 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario
il 21/7 alle ore 3,15 circa. È il primo ad arrivare a Bolzaneto. Passa prima
nell’ufficio trattazione atti sulla destra del corridoio dove gli viene letto
il verbale di arresto; alle sue rimostrante su alcuni passaggi del verbale gli
viene intimato con minaccia da un poliziotto di firmare. Viene portato, dopo il
fotosegnalamento, in cella da un agente di Ps, gli intima di stare in piedi,
faccia con il muro braccia alzate sulla testa e gambe divaricate. Non può
girarsi altrimenti sono percosse. Dopo un po’ gli viene concesso di
sedersi da parte di un altro poliziotto ma con la faccia abbassata. Vede altri
ragazzi percossi e sottoposti a trattamenti umilianti, vede che ad una ragazza
viene tagliato il cappuccio della felpa e sente insulti pesanti. Lo portano
alla visita medica afferrandolo violentemente e facendogli del male;
assiste a pestaggi di detenuti durante il loro passaggio nel corridoio.
C. Alessandro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 –
immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. È stato nella manifestazione con il
fratello Gabriele e con gli amici R. e A. Non appena portato a Bolzaneto, viene
messo in una cella in fondo al corridoio insieme con almeno altre 20 persone,
tutti costretti a stare in piedi con la faccia contro il muro e le mani dietro
alla schiena con le manette. Mentre è nella posizione passano spesse volte gli
agenti, che cantano canzoni di ispirazione fascista e che danno botte e
calci. (...) Viene costretto a fare il saluto romano.
C. S. Pedro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 –
immatricolato alle ore 3,05 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene messo in cella
insieme ad O. B. Deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e
braccia dietro la schiena. Ogni tanto entra in cella un poliziotto e lo
percuote anche per fargli mantenere la posizione. Durante gli spostamenti
nel corridoio deve passare tra due ali di agenti della Polizia penitenziaria
che lo percuotono. Nell’ufficio degli atti viene picchiato con un
salame sul collo ed un agente, utilizzando un coltello, gli taglia i capelli.
Gli agenti lo ingiuriano in continuazione.
D. Filippo. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto dall’ospedale Galliera – esce dalla caserma circa 5 ore dopo. Arriva
a Bolzaneto dall’ospedale Galliera. Viene messo nell’atrio con la faccia contro
il muro; gli tolgono la cartella clinica e gli strappano gli orecchini;
deve stare con le braccia alzate nonostante abbia la mano steccata; da dietro
lo colpiscono con schiaffi e calci, un calcio lo fa cadere a terra. Durante
l’accompagnamento in bagno viene percosso con un manganello e con calci anche
all’altezza dei testicoli dall’agente che lo accompagna e da altri. Dopo
l’identificazione subisce minacce di morte del seguente tenore: «Morirete
tutti voi zecche! Vi ammazzeremo, così vuole Fini; vi facciamo una siringa e
subito passa».
D. Gianluca. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato
alle ore 2,45 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle
ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto al tramonto e lo fanno attendere a lungo in
auto nel cortile; è ferito ma lo fanno attraversare il corridoio a testa bassa;
lungo il corridoio agenti della Polizia penitenziaria lo insultano con parole
quali «Bastardi comunisti è ora che impariate» e lo percuotono con calci e
forse anche con manganelli; a seguito dei colpi comincia di nuovo a sanguinare
dal naso e ha un polpaccio tumefatto; lo introducono nella cella e uno
degli agenti gli dice di sistemarsi con la testa contro il muro ma senza
sporcarlo con il suo sangue. In cella deve stare in piedi, faccia al muro e
gambe divaricate nonostante abbia ematomi al naso; vicino a lui è Andrea G.,
costretto anche lui a tenere le gambe divaricate. Ogni tanto entrano in cella
agenti che lo colpiscono. Deve rimanere nella posizione fino a
mezzanotte circa quando viene poi portato a fare i fotosegnalamenti da una
persona in borghese. Nella notte vede che alcuni arrestati, fatti uscire dalle
celle, nel corridoio vengono costretti a fare il saluto romano e a gridare
«Viva il Duce». Prima di farlo entrare in infermeria lo tengono a lungo in
attesa in piedi, faccia al muro; lui ha perso molto sangue ed ha un mancamento;
quando riprende i sensi è su un lettino in infermeria.
D. Lorenzo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa –
immatricolato alle ore 2,55 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Al passaggio in corridoio viene
picchiato con calci e schiaffi a mano aperta. È nella stanza n. 7. Vede un
ragazzo portato in bagno e poi uscito su una barella e pensa quindi che è
meglio evitare di chiedere di andare in bagno. Vede altri ragazzi tumefatti, i
quali vengono costretti a tenere il ghiaccio sul volto o sulla testa premendo
la testa contro il muro senza poter usare le mani.
D. Matthias. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle 19,00-19,30 circa – esce dalla caserma alle 23,00 circa del
20/7.Viene prelevato dall’ospedale San Martino, presenta delle ferite al volto.
Nel cortile, non appena aperta la portiera del mezzo che lo aveva trasportato, un
agente lo colpisce con un pugno in faccia. Un altro agente si passa il dito
indice sotto la gola in evidente segno di minaccia di morte. Accanto a
lui vede un uomo di circa cinquant’anni che ha un braccio fasciato ma che è
ugualmente costretto a mantenere la stessa posizione degli altri. Nel corridoio
lo tengono in attesa in piedi, faccia la muro e braccia alzate. Nella stessa
posizione deve stare in cella; ogni tanto entra un agente che picchia i
presenti con dei calci nelle gambe. Ad un certo punto spruzzano dentro alla
stanza del gas che provoca bruciore ed irritazione. Sente che coloro che
vengono portati in bagno gridano e vengono fatti cadere. (...)
E. Taline. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa –
immatricolata alle ore 3,10 circa del 21/7 – tradotta all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,25 circa.
Alla caserma di Bolzaneto
chiede di andare al bagno ma glielo rifiutano; dopo due ore lo richiede e la
donna che è di guardia le dice di «farsela addosso». Solo più tardi
all’ennesima richiesta di andare in bagno, alla presenza anche di altri agenti,
le consentono finalmente di andarci ma la costringono a passare tra una fila di
guardie che la colpisce ripetutamente; quando esce dalla toilette, la
spingono contro il muro. Le gridano frasi che non capisce. Un poliziotto le dà
un calcio nella parte posteriore; quando ripassa nel corridoio per rientrare in
cella, le danno di nuovo dei colpi. Nella notte un agente in abiti borghesi
la chiama e la conduce in un ufficio dove ci sono cinque persone tutte in
borghese; le chiedono se è incinta e alla risposta negativa le danno uno schiaffo
nella pancia. Le dicono di firmare, lei si rifiuta perché vuole vedere i
documenti. Lei si rifiuta più volte, ad ogni rifiuto la picchiano finché non
cade per terra. Non contenti, le tagliano tre ciocche di capelli; la colpiscono
ancora alla schiena con le mani procurandole molto dolore; alla fine,
terrorizzata, e stremata dal male, firma 3 o 4 fogli, anche perché continuano a
picchiarla sul viso gridandole di firmare. Lei dice che ha diritto ad un
avvocato, loro la schiaffeggiano. Vorrebbero continuare a tagliarle i capelli,
ma lei comincia a gridare, grida così tanto che quelle persone in borghese
smettono di comportarsi così. Anche in cella, per tutta la notte viene umiliata
insieme agli altri arrestati custoditi nella stessa cella; infatti alcuni
agenti sputano nella cella, fanno versi di animali e insultano gli arrestati
con frasi offensive a sfondo sessuale. C’e violenza dappertutto, vede parecchie
persone che vengono picchiate. Quando la preparano per la traduzione, la
costringono a stare contro il muro per tre ore circa e spesso le fanno dire
«Viva il Duce, viva il Fascismo, viva la Polizia penitenziaria».
F. Fabrizio. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa –
immatricolato alle ore 0,45 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario
il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arriva a Bolzaneto e viene controllato da un
medico in maglietta; la visita gli appare molto sbrigativa, nonostante sia
ferito visibilmente. Viene spinto nella prima cella a destra del corridoio da
un gruppo di agenti della Polizia penitenziaria; riceve un pugno e uno
schiaffo; ritornato dal fotosegnalamento, viene fatto stazionare per un’ora
con le mani alzate davanti all’infermeria; qui vede un ragazzo ricevere una
serie di manganellate da un gruppo di agenti della Polizia penitenziaria.
Mentre si trova in questa posizione viene colpito da un agente di Polizia
penitenziaria con un calcio alla caviglia già dolorante. (...) Chiede
più volte di essere medicato ma le sue richieste vengono ignorate; la visita in
infermeria, dove gli verranno suturate le ferite, arriverà solo tempo dopo.
Mentre lo portano al pulmino per la traduzione un agente della Polizia
penitenziaria lo chiama per nome, urlando: «Professor F.» e quando lui si gira
gli fa una pernacchia; lui commenta «Bravo, congratulazioni» ed a questo punto
un altro agente della Penitenziaria gli dà una ginocchiata sulla gamba
destra, dicendogli di stare zitto. Questo stesso agente poco dopo gli afferra
la mano, divaricandogli le dita tra il medio e l’anulare, continuando a dirgli
di stare zitto.
F. Diana. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa –
immatricolata alle ore 2,40 circa del 21/7 – tradotta all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. È nella cella n. 3 o 5 insieme a E.
Taline e P. Ester. È sempre sorvegliata da uomini ed è costretta a stare seduta
per terra con la faccia contro il muro. Sente insulti del tipo
«Troie...puttane». Durante l’accompagnamento al fotosegnalamento vede un
ragazzo francese che si contorce dal dolore in quanto l’agente che lo
accompagna lo stringe moltissimo; sente poi i colpi inferti a questo ragazzo;
sa che si tratta del fidanzato di P. Ester. Vede transitando nel corridoio un
altro ragazzo in una cella con i segni dei colpi sul dorso nudo. Alcuni agenti
fanno gridare: «Viva il Duce» ed altri motivi inneggianti alla Polizia.
Dalla cella sente i rumori dei colpi inferti a chi viene portato in bagno.
Ricorda che E. Taljne, che con lei parla in francese, al ritorno dal bagno le
riferisce infatti di essere stata maltrattata. Sente che alcuni agenti
minacciano di tagliare i capelli ad E. Taline ed infatti poco dopo vede
un’agente donna buttare per terra una ciocca di capelli. In infermeria la fanno
spogliare; le fanno buttare via gli orecchini e la sua maglietta con una
scritta ed una stella rossa; un uomo con camice bianco la canzona dicendole che
era una maglietta della brigate rosse.
G. Chiara. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 19,10 circa
– immatricolata alle ore 0,55 circa del 21/7 – tradotta all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arriva a Bolzaneto e viene insultata
nel cortile con l’epiteto «puttana»; viene condotta in una cella sulla
destra dove ci sono già due ragazze una tedesca ed una francese; quest’ultima
ha una vistosa medicazione sulla testa; devono stare con la faccia contro il
muro anche se sedute. Poco dopo in cella arriva Arianna. Arianna è molto
impaurita, sta male, chiede di andare in bagno e le viene negato, vomita,
chiede qualcosa per pulire ma la minacciano dicendole che l’avrebbero costretta
a pulire con la lingua. Alla fine Arianna pulisce con uno straccio. Subiscono
insulti a sfondo sessuale: le dicono «Puttana, vieni a farmi un bocchino». Nei
trasferimenti viene colpita lungo il corridoio con schiaffi alla nuca, calci e
una ginocchiata allo stomaco; nel percorso in corridoio è condotta mani
dietro la nuca e costretta a guardare in basso, per cui non ha modo di
ripararsi dai colpi. La donna che l’accompagna lascia fare e ride. Un’altra
agente donna poi però esclama:«Non possono andare avanti così, violenza
chiama violenza». In infermeria la fanno spogliare e fare flessioni ma non
le chiedono se ha lesioni. In infermeria ricorda un ragazzo visibilmente
ferito, che si lamenta. È pieno di sangue: un agente chiede agli infermieri di
rianimarlo in fretta per poter poi riprendere a picchiarlo. Uscita
dall’infermeria è nel corridoio con la faccia contro il muro; subisce di
nuovo schiaffi e colpi alla testa. Mentre è in cella vede un ragazzo che
viene costretto ad alzare il braccio destro e a dire «Viva il Duce».
Sente che si rifiuta, sente poi il rumore dei colpi che gli agenti gli danno e
quindi lo sente cantare la cantilena con le parole «Viva il Duce». Una ragazza
di nome Ester, che ritorna dal bagno, insulta un agente e come risposta viene
immediatamente colpita con un pugno in un occhio. Mentre è in cella degli
agenti si rivolgono a lei dicendo che i manifestanti avevano «seccato» due
poliziotti e che invece era stato ucciso un solo manifestante, per cui ne
mancava uno per pareggiare il conto e che il prossimo sarebbe stato un
tedesco. (...)
G. Federico. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa –
immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arrivato a Bolzaneto lo portano in
una cella in fondo al corridoio sulla sinistra dove viene messo in piedi, con
le gambe divaricate e la fronte appoggiata al muro. All’inizio il trattamento
non è particolarmente duro ma poco alla volta le cose sono peggiorate. Ogni
tanto qualcuno entra e li prende a calci. Li insultano e li provocano in
tutti i modi («Cosa sei venuto a fare a Genova, bastardo, zecca, comunista
di merda, chiedi aiuto a Bertinotti» ecc.). Ogni tanto arrivano insulti
anche dall’esterno. È vicino ad un ragazzo spagnolo che chiede un farmaco; lui
cerca di tradurre la richiesta alle guardie e in risposta viene picchiato,
facendogli sbattere la testa contro il muro. Vede che mentre portano via
una ragazza americana (piuttosto tarchiata e grossa con i riccioli e bionda) le
passano in modo evidentemente allusivo il manganello sui fianchi. Dopo
l’immatricolazione anche quelli della Penitenziaria entrano in cella e li
colpiscono con calci alle caviglie, tirano loro in alto i polsi ancora legati
con i lacci e li costringono a gridare «Viva il Duce» e «Alalà»; lui si rifiuta
e viene ustionato con la sigaretta. Sente cantare la filastrocca: «Uno due tre
evviva Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette o otto nove il
negretto non commuove». Ad un certo punto gli tolgono i lacci e un’agente donna
lo fa mettere in ginocchio. Mentre è in corridoio lo costringono a stare in
piedi con il volto contro il muro; riesce però a vedere un ragazzo con un
cerotto sulla testa che non riesce a reggersi in piedi, il quale viene colpito
e poi portato via con una barella; vede anche un agente con accento sardo
picchiare molto forte un ragazzo anche lui sardo dicendogli che disonora la sua
terra. Viene picchiato lungo il corridoio mentre è tradotto verso il
pullman da agenti con la scritta «Polizia penitenziaria»; lo fanno anche
marciare ed al suo commento: «Adesso anche la marcia dell’oca» un agente gli
lancia uno schiaffo al volto.
G. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa –
immatricolato alle ore 23,55 circa del 20/7 – condotto poi in Ospedale. Arriva
a Bolzaneto alle 19.00 circa e zoppica perché sulla strada ha ricevuto un
calcio nei testicoli; nell’atrio c’è un medico che lo guarda senza fare alcuna
domanda. Viene condotto in una cella in fondo a destra; all’interno ci sono già
altre persone, forse una dozzina. Tutti devono stare in piedi con le mani in
alto contro il muro; dopo un po’ qualcuno entra e gli fa mettere anche le gambe
divaricate; ad un certo punto entrano due agenti della Polizia penitenziaria,
che lo fanno mettere al centro della stanza ed uno dei due dice: «Portatemelo
via o gli spacco la faccia»; l’altro dà poi un forte pugno al viso del
ragazzo che è a fianco a lui in cella e che inizia a sanguinare. Viene poi
portato in ospedale e da lì direttamente condotto al carcere di Alessandria
(..). Al Pm dirà poi: «Ad Alessandria, in confronto a Bolzaneto, è sembrato il
Paradiso».
L. Boris. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 19,20 circa –
immatricolato alle ore 2,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa.Quando arriva a Bolzaneto viene
portato in cella lungo il corridoio, ai lati del quale, vi sono agenti che lo
percuotono. In cella deve stare in piedi, faccia contro il muro, gambe
divaricate e mani legate dietro alla schiena. Un agente (...) lo insulta
dicendogli che è un «Comunista di merda» e lo obbliga a gridare «Viva il
Duce». Vede che lo stesso agente colpisce con un pugno al volto un ragazzo
straniero, dicendogli che gli avrebbe fatto venire il «naso alla francese».
Anche durante gli spostamenti nel corridoio sono insulti, anche a sfondo
sessuale, e nuove percosse; deve tenere la testa abbassata. In infermeria viene
fatto spogliare da due poliziotti, i quali davanti al medico lo maltrattano
premendogli le ferite che ha sulla schiena. Il medico non dice nulla.
L. David. Arrestato verso le ore 17,30 di venerdì 20 Luglio –
immatricolato alle ore 03,25 di Sabato 21 Luglio – tradotto all’Istituto
Penitenziario alle ore 06,30 di sabato 21 Luglio. A Bolzaneto lo mettono in una
cella con la testa al muro e le manette strette dietro alla schiena; è colpito
con pugni e calci; a lui ed ai compagni di cella viene negato di andare
in bagno. (...)
Nell’ufficio dove si firmano gli atti lo picchiano indossando i guanti e anche con calci ai testicoli; gli mostrano poi dei fogli in italiano ma lui non vuole formarli perché non li capisce; allora un agente da dietro la scrivania da un calcio al costato e gli rompe tre costole; alle fine firma per non essere più percosso. (...)
L. A. Sebastien. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa –
immatricolato alle ore 3.00 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. Arriva a Bolzaneto intorno alle ore
20,30 dopo essere già stato percosso durante il tragitto alla caserma.
In cella deve stare in piedi e tenere braccia alzate, gambe divaricate, testa
rivolta e premuta contro il muro senza poter parlare. Quando si muove viene
colpito alla testa con violenti schiaffi (...). C’è clima di
terrore: si sentono urla provenire dalle celle. Quando lo portano ai servizi e
al fotosegnalamento deve passare lungo il corridoio attraverso due ali di
poliziotti che al passaggio fanno lo sgambetto, danno pizzicotti e lo colpiscono.
Gli portano un foglio da firmare scritto in italiano ed alla sua richiesta
di poter vedere un avvocato ed avere un interprete lo picchiano; stessa
sorte subisce un altro ragazzo. Non è il caso si insistere ed allora firma dove
c’è una croce. (tutti gli stranieri riferiscono queste circostanze e
l’impossibilità di contattare il proprio consolato, ndr)
L. Gwendal. Fermato per identificazione il 20/7 - ingresso a
Bolzaneto verso le ore 17,00 -18,00 del 20/7 – esce dalla caserma alla ore 4,00
circa del 21/7. A Bolzaneto viene collocato in una cella sulla sinistra in
fondo al corridoio: deve stare in piedi, con la faccia contro il muro, gambe
divaricate e braccia alzate sopra il capo senza potersi muovere; ad ogni
tentativo di girare la testa arrivano percosse. Si sentono rumori di gente
che urla e di colpi; ad intervalli frequenti gruppi di agenti entrano nelle
celle, danno calci ai piedi, a volte gridano ed a volte parlano piano nelle
orecchie, a volte stringono molto forte le dita dietro le orecchie. Riceve due
colpi forti a mano aperta sul volto da un agente con un guanto grosso nero, il
quale lo sbatte contro il muro. Un agente gli grida forte nell’orecchio: «Viva
il Duce» e poi lo colpisce con due calci al ventre. Dopo questi colpi lo
afferrano per i capelli e gli sbattono la testa contro il muro per rimetterlo
nella posizione di prima: comincia a tremare è in preda alla paura di essere
ancora picchiato. In ogni momento c’è gente che entra nelle celle dando calci e
pugni, ridendo. In un momento in cui si può voltare vede V. che viene percosso
da più agenti in divisa che gli fanno sbattere violentemente la fronte contro
il muro; lui si preoccupa sapendo che V. è già ferito alla testa. Quando lo
portano al fotosegnalamento, chi lo accompagna gli dice: «Francia merda». Ad un
certo punto passa una persona che dice «Basta», appare come un superiore perché
al suo passaggio questi comportamenti di violenza cessano, sia pure per poco.
(...) Nel corridoio vede una persona per terra spasimante che ha un camice
verde da ospedale, nonostante ciò gli agenti che passano lo colpiscono(...)
L. Daniele. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 17,00 circa – identificato verso le ore 18,10 circa – esce
dalla caserma alle 21,00 circa del 20/7. È insieme a P. Marco ed un ragazzo di
Cuneo di nome B. Claudio, con i quali viene trasferito a Bolzaneto. Ricorda in
cella con lui anche M. Massimiliano e forse anche R. Simone. Non appena in
cella lo lasciano libero di stare nella posizione che crede ma subito dopo
arrivano dei poliziotti in divisa antisommossa che gli ordinano di stare in
piedi con la faccia contro il muro. Ricorda un agente che indossa un basco blu
che a lui sembra in posizione di comando, il quale li fa girare e li mostra a
due Carabinieri o a due Poliziotti in divisa antisommossa per verificare se ci
sono tra di loro quelli che hanno lanciato le molotov.
L. G. Luis Alberto. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa –
immatricolato alle ore 2,00 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene condotto in
una delle celle sul lato destro, dove è costretto a stare in piedi con il volto
contro il muro e le mani dietro alla schiena. Esce in due o tre occasioni ed
ogni volta è costretto a stare nel corridoio in piedi contro il muro e mani
dietro alla schiena; riceve colpi alla nuca, nelle gambe e nella schiena
dagli agenti che passano e che indossano guanti neri. (...) In infermeria
ricorda due persone con un camice bianco da addetti alla sanità. Uno di loro è
seduto e l’altro in piedi; la persona con il camice bianco che era in piedi gli
dice di sollevare le braccia come de dovesse essere visitato con un
fonendoscopio e, approfittando della situazione, un poliziotto gli dà un
forte pugno al costato sinistro provocando la rottura di una costola. Subito
dopo viene picchiato da altri poliziotti ed il medico mentre lo colpiscono gli
dice che provi a denunciare l’aggressione. Viene ancora colpito alla schiena ed
alla nuca con la mano aperta. Più tardi viene portato nei bagni dove gli
dicono: «Orina, finocchio», gli mostrarono una sorta di piccolo manganello e
minacciano di introdurglielo nell’ano. Con lo stesso manganello lo percuotono
all’interno delle cosce.
L. Bruno. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa –
immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arrivato a Bolzaneto subisce una
perquisizione iniziale molto brusca; lo conducono nella cella n. 9, sulla
sinistra, insieme ad altre 15 persone e lo costringono a stare contro il muro e
gli divaricano le gambe; in cella vi è un ragazzo romano che viene
particolarmente picchiato perché risponde agli agenti. Ricorda anche B. Andrea
e M. Massimiliano. In cella entrano molti agenti, sino a 15, della Polizia di
Stato sia in divisa che in borghese; successivamente cominciano ad entrare
agenti con la divisa grigia e guanti neri; questi ultimi con frequenza regolare
colpiscono con schiaffi in faccia e calci alle ginocchia e talvolta allo
stomaco. Anche lui è colpito ripetutamente. Riceve anche sputi in bocca. Al
ritorno dal fotosegnalamento riceve percosse al passaggio: in particolare un
agente lo colpisce con un calcio alla schiena. Vede che il ragazzo romano
mentre è accompagnato in bagno viene picchiato ripetutamente nel corridoio con
calci. Quando viene il suo turno lui non è toccato ma al rientro dal bagno un
agente in divisa grigia gli fa gridare «Viva il Duce». Anche quando
dall’infermeria viene riportato in cella lo stesso agente dalla divisa grigia
lo fa camminare lungo il corridoio, in fila con altri, con il braccio destro in
alto.
M. Teresa. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,20 circa –
immatricolato alle ore 22,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa.Dichiara al Giudice delle Indagini
preliminari che le hanno tagliato i capelli in Questura e mostra al Giudice
ematomi ed abrasioni sulla schiena di cui il Giudice dà atto
nell’interrogatorio del 23/7.
M. Giovanni. Fermato per identificazione il 20/7/200 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 18,00 circa (e non 21,00 come nel verbale di
identificazione) – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene prelevato
dall’ospedale Galliera insieme a M. A Bolzaneto è costretto a stare in piedi,
con la fronte appoggiata contro il muro e le mani dietro alla schiena per circa
4 ore. È costretto dagli agenti a dire «Buonasera lor signori». Mentre è in
cella nella posizione descritta un agente entra e gli torce il capo.
Ricorda un ragazzo romano, che chiede più volte di andare in bagno e viene
accompagnato solo dopo molto tempo.
M. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,15 circa –
immatricolato alle ore 22,35 circa del 20/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa.Viene condotto in una cella con altri
ragazzi, è costretto prima in piedi e poi in ginocchio. Deve stare faccia al
muro, non può girarsi e quando ci prova, per tentare di consolare una ragazza
che sta piangendo, riceve una manganellata. Viene ripetutamente colpito alla
schiena. Gli tagliano il cappuccio della felpa. In infermeria viene
visitato ma nessuno gli chiede l’origine delle sue lesioni.
M. Danilo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa –
immatricolato alle ore 3,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene collocato in cella
con altre persone costretto a rimanere con le mani alzate contro il muro e le
gambe divaricate. Un agente con la divisa grigia gli dà uno schiaffone al
viso e lo fa cadere a terra. Nel corridoio viene tenuto nella stessa posizione
e viene colpito da dietro (...) Facendo riferimento al suo cognome un agente
gli dà tre colpi sulla nuca con il manganello. Nel corridoio gli punzecchiano
le mani mentre le tiene dietro la schiena con delle chiavi o qualche cosa di
simile. In infermeria un agente lo prende per il collo e lo spinge; gli
tagliano anche il cappuccio della felpa. Vede un ragazzo che viene costretto a
ripetere a voce alta «Viva il Duce» e vede un ragazzo tedesco, che non
riesce nemmeno a reggersi in piedi e quando cade a terra viene preso per la
nuca e fatto rialzare.
M. Roberto. Fermato per identificazione il 20/7/200 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 15,30 circa – esce dalla caserma alle 19,30 circa del 20/7. Viene
fermato in piazza Alessi e portato in Questura; da qui a Bolzaneto con un
ragazzo svizzero, uno inglese e un italiano di nome Roberto dell’interland
milanese e del gruppo «Attac»; con lui in Questura c’era anche un minorenne ed
una ragazza tedesca. È uno dei primi ad essere portato a Bolzaneto: arriva
verso le 15,30. Lungo il corridoio lo fanno passare in mezzo a due ali di
agenti della Polizia penitenziaria con il manganello, giubbetti neri e guanti
scuri. In cella deve stare in piedi, con la faccia contro il muro, le braccia
alzate sopra la testa e le gambe divaricate e così tutti quelli che si trovano
con lui. Mentre lo portano al fotosegnalamento chi lo accompagna lo minaccia di
lasciarlo in consegna a quelli «vestiti di grigio». Solo alla fine lo fanno
sedere.
M. Francesco. Fermato per identificazione il 20/7– ingresso a
Bolzaneto alle ore 18,00 circa (e non 21,00 come nel verbale di
identificazione) – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. A Bolzaneto (dove
arriva dall’ospedale Galliera) viene costretto a stare in piedi con la testa
contro il muro nonostante l’abbia visibilmente ferita; gli agenti lo
incitano a riferire che la testa gli era stata spaccata dagli anarchici; lo
tengono in quella posizione mentre altri sono in ginocchio. Un agente gli dà
uno schiaffo sul collo e lo obbliga a dire «Buonasera ai signori». Ricorda
che ad un ragazzo viene negato di andare in bagno e che gli hanno sbattuto con
forza la testa contro il muro e ha perso sangue.
N. C. Jean Claude. Arrestato il 20/7
intorno alle ore 17,30 circa – immatricolato alle ore 3,30 circa del 21/7 –
tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto lo
mettono in cella in piedi, faccia la muro e fronte contro lo stesso, gambe
divaricate e braccia in alto senza poter parlare e senza potersi muovere. Spesso
entra qualche agente che lo colpisce ai genitali, nella schiena e alle gambe. È
asmatico, gli portano via il farmaco «Ventolin» che deve tenere sempre con sé.
Ad ogni spostamento lungo il corridoio viene colpito dagli agenti ed insultato
e riceve sputi in faccia. Alle ragazze vengono fatte minacce di stupro.
Nell’Ufficio degli atti alla sua richiesta di un interprete e di un avvocato lo
percuotono. È costretto a dire «Viva il Duce, viva Mussolini, viva la Polizia
penitenziaria» ed a fare il saluto nazista.
N. Nicola. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,20 circa –
immatricolato alle ore 22,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto lo fanno inginocchiare
davanti alla cella e gli danno due pugni in faccia ed un calcio nel fondo
schiena per farlo entrare. Alcuni agenti della Penitenziaria hanno i guanti
imbottiti. In cella deve stare in piedi con le mani legate dietro la
schiena e quando scosta la faccia dal muro gli viene schiacciata la testa
contro lo stesso. Ogni tanto qualche agente colpisce i presenti con pugni alle
costole, gridando: «Perché siete venuti a Genova? Fate schifo, puzzate,
merde, comunisti di merda». Un ragazzo nella cella chiede insistentemente
di andare al bagno senza però ricevere risposta, ad un certo punto gli dicono
che se continua gli danno un calmante; lui risponde di essere allergico poi si
butta a terra ed inizia a pregare. Gli cambiano i lacci ai polsi quando va in
bagno e glieli mettono più stretti; quando si lamenta per il dolore glieli
stringono ancora di più. Quando lo accompagnano in bagno lo conducono tenendolo
per i laccetti così stringendoli di più; l’agente che lo accompagna gli grida: «Stai
a testa bassa, sei un essere inferiore, non sei degno di guardare in alto». Un
altro agente durante il percorso nel corridoio lo ingiuria ripetutamente
pronunciando le espressioni: «Siete sfortunati perché con Berlusconi possiamo
fare quello che ci pare». Dopo il fotosegnalamento gli fanno firmare dei
fogli sotto la seguente intimazione: «Non lo sporcare altrimenti ti spacco
il culo»; lui però ha le mani sporche di inchiostro in quanto gli sono state
appena prese le impronte digitali; quando lui lo fa notare gli viene però
replicato: «Prima di uscire di qui avrai un ricordo che ti rimarrà per tutta la
vita»(...) Lo riportano in cella e questa volta lo costringono a stare in
ginocchio con le mani e la faccia contro il muro. Poi un agente della Polizia
penitenziaria lo colpisce con un pugno allo stomaco, dicendo che anche
lui è uno di quelli che lancia le molotov. Lo fanno sedere ma con le gambe
incrociate e la faccia contro il muro; entra un agente che lo costringe a
gridare «Viva il Duce». Dopo qualche tempo entra in cella una persona in
borghese che gli rivolge la seguente espressione in tono evidentemente
canzonatorio: «Se mi volete chiamare non mi chiamate, se mi volete chiedere
qualche cosa non me la chiedete, siamo in democrazia e qui decido io».
O. B. Carlos Manuel. Arrestato il 20/7
intorno alle ore 17,30 circa – immatricolato alle ore 3,20 circa del 21/7 –
tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto
viene messo in cella insieme a C. S. Deve stare in piedi, faccia al muro, gambe
divaricate e braccia dietro la schiena. Ogni tanto entra in cella un poliziotto
e lo percuote. Durante gli spostamenti nel corridoio deve passare tra
due ali di agenti della Polizia penitenziaria che lo percuotono. Gli viene
spenta una sigaretta sul dorso del piede privo di scarpa. Nell’ufficio degli
atti, mentre sottoscrive il verbale di sequestro, un agente lo colpisce con un
salame ai genitali. Gli agenti lo ingiuriano in continuazione.
P. Ester. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa –
immatricolata alle ore 3,20 circa del 21/7 – tradotta all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa.È in cella insieme a E. Taline e a F.
Diana. Lei è costretta, come E. Taline, a stare in piedi contro il muro per
almeno cinque ore; alle altre invece ogni tanto viene consentito di stare
sedute. Vede E. Taline quando torna dal bagno: ha gli indumenti strappati,
piange e le riferisce di essere stata picchiata. Quando è il suo turno per il
bagno la insultano ripetutamente con parole quali: «Troia, puttana» e le
infilano la testa dentro la tazza; fanno riferimenti di tipo sessuale del tipo:
«Che bel culo, ti piace il manganello». Viene riportata in cella costretta a
camminare con la testa bassa; al passaggio riceve insulti, sberle, calci e
sgambetti da due ali di agenti con i guanti neri, che stazionano ai lati del
corridoio. Arriva una persona in borghese che preleva E. Taline e lei; le dà
due sberle e le fa sgambetto facendola cadere a terra durante il tragitto.
All’interno dell’ufficio trattazione atti rimane sola con cinque uomini;
chiudono la porta e le esibiscono dei fogli da firmare, al suo diniego, due con
i guanti neri la colpiscono, bloccandole le mani contro il muro; sanguina dal
naso e le rompono gli occhiali da vista. Vede poi nel corridoio un ragazzo
colpito ripetutamente con manganellate alla schiene e calci ai testicoli sino a
farlo cadere a terra. Nel corridoio vede che un agente trattiene per un braccio
L. David, che si lamenta per il dolore. Lo rivede in infermeria. Durante la
traduzione anche a lei fanno gridare «Viva il Duce».
P. Marco. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 17-17,30 circa – esce dalla caserma intorno alle 21-21,30
del 20/7. Lo portano nell’ultima cella sulla sinistra dove ci sono già altri
ragazzi alcuni a dorso nudo, altri senza scarpe, ed uno in particolare senza
pantaloni. Tutti devono stare in piedi faccia al muro, a braccia alzate e gambe
divaricate. Periodicamente entrano nella cella agenti che picchiano alla
schiena e sui reni e dietro alle ginocchia anche con i guanti neri. Sono con
lui in cella un ragazzo genovese, uno toscano, due fratelli campani; riconosce
anche L. Daniele, M. Roberto e M. Francesco. Dopo il fotosegnalamento un agente
della Penitenziaria con i baffi ed i capelli ondulati, che gli sembra un capo, gli
fa male al braccio dolorante e lo offende, dicendogli: «Sei senza dignità», gli
sputa e lo colpisce ai reni con un manganello o un bastone. In infermeria un
medico, nonostante lui gli segnali il dolore alla mano, gli afferra la mano
stessa, gliela stringe molto forte e gli chiede in senso ironico «Dove ti fa
male?». Ritorna in cella dove gli consentono di stare seduto ma per poco,
perché arriva un agente della Polizia penitenziaria che gli ordina di rimettersi
in piedi faccia al muro braccia alzate e gambe divaricate. (...) Sente un
agente della Polizia penitenziaria intonare il motivo fascista «Faccetta Nera».
(...)
R. Simone. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 17,30 circa – esce dalla caserma intorno alle 21,30 del
20/7.Viene tenuto in cella in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e
braccia alzate. (...)
R. Fabrizio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 20,30 circa – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene
prelevato dall’ospedale San Martino, ove era stato medicato con venticinque
punti di sutura al capo per le ferite riportate sulla strada. Arrivato a
Bolzaneto un medico sui gradini dell’ingresso lo guarda senza neppure togliergli
il cerotto e pronuncia le parole «abile e arruolato». Viene fatto entrare
all’interno della caserma. Viene messo in cella, senza maglietta, in piedi,
mani appoggiate al muro. Ha molto freddo. A cadenza periodica entrano
poliziotti e percuotono con calci nelle cosce, schiaffi e pugni nella
schiena. Ad un certo punto un agente gli dice di voltarsi e gli spruzza in
faccia una sostanza urticante. Lo insultano e lo minacciano con parole quali:
«Bastardo, infame, tua madre è una puttana. Comunista di merda, per voi è
finita. Viva il Duce». È costretto a firmare sotto minaccia il verbale di
identificazione.
R. Angelo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,10 circa –
immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto, in cella deve stare in
piedi, con al faccia la muro, le braccia dietro la schiena, i lacci ai polsi e
le gambe divaricate. I laccetti ai polsi gli fanno molto male, si lamenta e per
risposta vengono stretti ancora di più. Lo portano a fare i rilievi; poi
nell’ufficio degli atti un agente in divisa della Polizia di Stato e uno in
borghese con guanti tipo da cantiere lo percuotono, lo insultano e lo
provocano continuamente costringendolo a dire: «Sono una merda»; finalmente
dopo un po’ interviene un altro agente e la smettono. Viene ricondotto in cella
e deve rimettersi nella stessa posizione di prima in piedi con la faccia contro
il muro; ogni tanto entra qualcuno in cella e dice di alzare le braccia. Sente
agenti intonare il motivo politico: «Un due tre viva Pinochet, quattro
cinque sei a morte gli ebrei, sette otto nove il negretto non commuove». Ad un
certo punto un agente dall’esterno della cella, attraverso le sbarre, gli
spruzza in faccia del gas urticante, lui sta male, viene quindi prelevato da un
agente della Polizia penitenziaria che lo porta a fare una doccia fredda per la
decontaminazione e durante l’accompagnamento uno degli agenti che lo conducono
lo prende a manganellate. Dopo la doccia gli danno un camice verde tipo
ospedalieri per vestirsi. (..)
R. Massimiliano. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,10 circa –
immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto è portato quasi subito
nell’ufficio degli atti; gli dicono di firmare dei fogli ed alle sue
richieste di spiegazioni lo prendono a schiaffi. Viene poi portato in cella
dove c’è anche il fratello Angelo; subito possono stare seduti ma per poco: un
ragazzo infatti comincia a fare domande e per risposta gli fanno mettere prima
tutti in piedi, faccia al muro poi addirittura in ginocchio e con le gambe a
squadra. Vede che spruzzano lo spray negli occhi al fratello. Un agente della
penitenziaria, con baffi e capelli scuri, nel corridoio gli ordina di
raccogliere gli effetti personali chinandosi senza piegare le ginocchia, lo
percuote ripetutamente senza alcun apparente motivo e gli strappa
violentemente anche il fischietto che ha al collo.
S. Daniele. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,30 circa –
immatricolato alle ore 3,05 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto insieme a M.
Danilo; c’è anche il ragazzo tedesco arrestato con loro. Appena arrivato un
agente gli chiede di dov’è, saputo che è di La Spezia, gli dice che è un suo
conterraneo e gli dà due violenti schiaffoni. In cella lo fanno stare in
piedi(...). All’interno della cella entrano agenti della Polizia penitenziaria
che lo percuotono con pugni e calci dietro la schiena e sulle gambe per
farle divaricare di più. Alcune guardie carcerarie hanno guanti neri imbottiti
altri guanti diversi; li hanno però in tanti. Anche nel corridoio nei tempi di
attesa in occasione degli spostamenti deve mantenere la stessa posizione; viene
colpito con calci, pugni e anche con manganelli e gli fanno più volte
sbattere la testa contro il muro. Viene colpito nuovamente allo stesso modo al
ritorno dal fotosegnalamento.Vicino a lui ci sono due ragazzi: uno francese
con in capelli tipo rasta, che viene percosso violentemente ed il ragazzo
tedesco con cui era giunto, che sta molto male sino a svenire. Lo vede poi
portare via. Gli fanno anche dire frasi del tipo «Viva il Duce», «Viva il
Corpo di Polizia penitenziaria» e lo insultano con frasi del tipo «Ecco il
popolo di Seattle», «Ecco qua quelli che tirano le molotov», «Fai schifo» etc.
In infermeria è insultato sia dalle guardie carcerarie che dai sanitari; in
particolare un medico robusto con gli occhiali lo insulta con le seguenti
espressioni: «Dove vai concio così, fai schifo» (...).
S. Giorgio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 19-19,30 circa – esce dalla caserma alle 1,00 del
21/7.Arriva a Bolzaneto proveniente dal Pronto soccorso dell’Ospedale San
Martino dove si è recato per una frattura ad un braccio. Infatti ha un braccio
ingessato. Nel piazzale lo fanno mettere su un muretto circondato da molti
agenti in divisa ed in borghese; tutti vengono insultati (frasi del tipo
«Fate schifo»), riempiti di sputi, selvaggiamente picchiati con pugni calci,
colpi di casco e manganello. Qualcuno lo colpisce al braccio fratturato e
glielo alza. Vede che un agente prende con le due mani la mano di un uomo,
divide le dita e le tira in senso opposto con tanta violenza da lacerargli la
mano. In cella lo mettono in piedi, braccia e faccia contro il muro; gli agenti
entrano ad intervalli periodici e lo colpiscono con calci e pugni. Gli
agenti inneggiano continuamente al Duce. Ogni tanto sente una suoneria
intonante il motivo «Faccetta nera». Minacciano che era stato ucciso un
carabiniere e che tutti avrebbero dovuto pagare. (...)
S. Karl. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 22,40 circa –
immatricolato alle ore 3,10 circa del 21/7 – condotto all’Ospedale San Martino.
A Bolzaneto in cella deve stare in piedi, faccia al muro, mani dietro la
schiena e gambe divaricate senza potersi spostare; chi si muove viene colpito.
Anche durante gli spostamenti sia nell’atrio che i corridoio deve tenere la
stessa posizione. Un ragazzo vicino a lui abbassa le braccia e viene sbattuto
con violenza con la faccia contro il muro e comincia a sanguinare
abbondantemente dal naso. Lungo il corridoio vi sono due ali di agenti che al
passaggio percuotono, minacciano ed insultano. Anche lui viene colpito più
volte soprattutto alle spalle ed alla schiena anche con manganelli; alla
notte ha molto freddo. Non chiede di andare in bagno per timore di dover
transitare nel corridoio. Sente odore di urina nella cella e così capisce che
anche per altri è lo stesso. Verso le prime ore del mattino sviene.
S. Enrico. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 21,00 circa – identificato verso le ore 21,19 circa – esce
dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene portato a Bolzaneto dall’Ospedale
Galliera, ove è ricoverato a seguito delle lesioni riportate sulla strada. È in
condizioni fisiche pessime.
A Bolzaneto
rimane solo nell’atrio dove la fanno stare in piedi con la faccia contro il
muro, le gambe divaricate e le braccia alzate. Gli agenti lo insultano con
parole del tipo: «Bastardi, comunisti di merda, siete uno in meno, domani
saremo due o tre a zero». Subisce una ginocchiata allo stomaco, un pugno e uno
schiaffone in faccia da parte di un poliziotto in borghese.
S. G. Adolfo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa –
immatricolato alle ore 2,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Appena giunto a Bolzaneto nel
cortile viene messo contro il muro dell’edificio ed insultato dai poliziotti;
ha molta paura. In cella entra un gruppo di poliziotti, che picchia lui e
gli altri compagni di cella e li obbliga a restare o in piedi o in
ginocchio. Mentre è nella posizione descritta un agente gli taglia un
codino; successivamente viene accompagnato in bagno, dove viene nuovamente
percosse e dove un agente butta nel water il codino tagliato e lo obbliga ad
urinarvi sopra. (...)
S. Arianna. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa –
immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto è collocata nella cella
n.8 insieme ad altre ragazze(...). Ad intervalli costanti entrano in cella
agenti sia della Polizia di Stato che della Polizia penitenziaria. Arrivano in
cella ingiurie, quali: «Pezzi di merda, schifosi comunisti» anche
dall’esterno ad opera di agenti in borghese. Arianna sta male e ha conati
di vomito, chiede di andare in bagno, lungo il tragitto verso il bagno nel
corridoio subisce insulti e percosse; vicino al bagno in particolare un
gruppo di agenti pronuncia anche nei suoi confronti frasi ingiuriose e
minacciose a sfondo sessuale del tipo «entro stasera vi scoperemo tutte».
Ricorda al rientro in cella dopo il ritorno dal bagno una ragazza con la testa
ferita, ricorda anche la G. Chiara e V. Valerie che incontra nella cella. Nel
corso della notte si sente di nuovo molto male, vomita in cella, chiede aiuto,
un agente della Polizia penitenziaria prima le nega soccorso poi chiama
il medico della penitenziaria che però le butta solo uno straccio per pulirsi,
senza informarsi delle sue condizioni. Nel corso dell’intero periodo di
detenzione a Bolzaneto più volte si affacciano nelle celle agenti in divisa sia
della Polizia penitenziaria che della Polizia di Stato che le minacciano; alcuni
dicono che non possono uscire vive da lì: infatti sono morti tre delle forze
dell’ordine e uno solo invece dei manifestanti, e perciò bisogna «fare pari».
Nell’ufficio degli atti la costringono a firmare dei fogli senza che possa
leggerne il contenuto. Ad un certo punto vede G. Chiara, alla quale
successivamente verrà tagliato il cappuccio della felpa, che è percossa e
minacciata da agenti: in particolare un poliziotto piuttosto corpulento preme
un piede all’altezza della bocca della G. che si trova per terra e la ingiuria,
dicendole ripetutamente che è «un pezzo di merda». Questo stesso agente nel
corridoio percuote gli arrestati con un manganello. Nel corso della notte un
agente molto alto in divisa la fa stare – insieme ad altri arrestati – nel
corridoio con la faccia al muro nei pressi delle celle numeri 2 e 3; porta
guanti neri, una fascia nera sui pantaloni; fa mettere in fila i ragazzi, dando
loro delle botte sulla testa; insieme a lui ci sono altri agenti; ad un certo
punto gli agenti parlano con uno che sembra un capo e questi ordina di fare
stare tutti con il solo braccio destro alzato, a mo’ di saluto fascista. In
questa posizione vengono fatti salire in fila sul pullman che li porterà al
carcere di Alessandria. (...)
T. Fard Samy. Arrestato il
20/7 intorno alle ore 15,00 circa – immatricolato alle ore 23,15 circa del 20/7
– tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Al giudice
riferisce di essere stato percosso e insultato dopo l’arresto con
modalità analoghe a quelle narrate dagli altri arrestati condotti a Bolzaneto.
U. Pietro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,30 circa –
immatricolato alle ore 1,40 circa del 21/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. All’arrivo a Bolzaneto deve
attendere nel piazzale contro il muro della caserma con la faccia contro il
muro stesso, le braccia alzate e le gambe divaricate. Poi lo portano
all’interno della struttura e nel corridoio al passaggio viene percosso da
due ali di agenti, che stazionano ai lati dello stesso. Lo portano in una
cella sulla destra in fondo insieme ad altri dove deve stare nella solita
posizione. Nel corso della perquisizione gli strappano i pantaloni e lo
lasciano in mutande; lo percuotono in varie parti del corpo con calci,
pugni, manganelli e vari oggetti contundenti, causandogli degli ematomi. Così
in mutande è condotto a fare i rilievi; mentre è in attesa lo lasciano in
mutande e con la maglietta strappata all’esterno della struttura; per scherno
gli tirano anche l’elastico delle mutande; è profondamente umiliato. (...)
Sente degli agenti che obbligano alcuni detenuti ad urlare «Viva il Duce».
Un poliziotto, saputo che è sardo come lui, lo colpisce duramente con pugni
alla nuca e calci alle gambe e lo offende senza motivo dicendogli che
disonora la terra di Sardegna. Anche in bagno viene colpito ripetutamente
alla schiena mentre sta urinando. Lo insultano e minacciano con frasi, quali
«Pezzo di merda, zecca comunista, te la facciamo pagare» e poi ancora «I tuoi
compagni stronzi comunisti hanno già ammazzato tre Carabinieri, adesso te la
facciamo pagare, adesso devi gridare viva il Duce». Mentre è in mutande degli
agenti, brandendo una spranga di ferro, gli tirano l’elastico delle mutande e
gli dicono: «La vedi questa spranga? Ora te la infiliamo nel culo».
(...)
V. Antonio. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18 circa –
immatricolato alle ore 23,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. All’ingresso nella caserma lungo il
corridoio viene colpito dagli agenti con calci, pugni e manganelli. A
Bolzaneto è collocato nella cella numero 9, dove ci sono già una decina di
persone arrestate, tutti devono stare in piedi con la faccia contro il muro, le
gambe divaricate, mani dietro la schiena legate con i laccetti; ad un certo
punto arriva un poliziotto che stringe ancora di più le manette. In questa
posizione deve restare per molte ore, sei o sette. Con cadenza pressoché
regolare, ogni 10 o 20 minuti, agenti entrano in cella e lo percuotono con
calci, schiaffi in testa e anche manganellate ai fianchi. Un agente avvicina
l’accendino alle sue mani, legate dietro la schiena, dicendo: «Vediamo se
prende fuoco». Deve sostare nella stessa posizione anche nel corridoio,
dove c’e un via vai di poliziotti e guardie carcerarie. Ad un certo punto un
agente gli sussurra all’orecchio di gridare: «Viva il Duce, viva la Polizia
penitenziaria». Lo insultano con espressioni, quali: «Sei un gay o un
comunista?». Viene portato in infermeria, dove lo fanno spogliare nudo e fare
flessioni sulle gambe; mentre fa le flessioni, un agente della Polizia
penitenziaria gli fa lo sgambetto, facendolo cadere a terra; è un agente
molto alto con gli occhiali e con pochi capelli. È presente anche una
persona con un camice bianco che non interviene e rimane indifferente (...)
V. Valerie. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 14,40 circa
– immatricolata alle ore 18,50 circa del 20/7 – tradotta all’istituto penitenziario
il 21/7 alle ore 3,15 circa.È la prima arrestata del G8; ha violato la zona
rossa superando il varco di Piazza Dante. È ricordata per il suo atteggiamento
orgoglioso ed altero. A Bolzaneto è nella seconda cella sulla destra; in cella
con lei c’è una ragazza tedesca con le mani contro il muro che piange; man mano
che arrivano altri ragazzi nella cella devono assumere quella posizione con le
mani al muro; lei però resta seduta e la lasciano stare. Nel corridoio ci sono
molti poliziotti, sempre di più con il passare del tempo (addirittura in numero
di 40-50); molti sono in divisa alcuni sono della Polizia di Stato, altri della
Polizia penitenziaria. Ricorda nell’ingresso due ragazzi feriti, uno perde
sangue da un orecchio e sembra abbia le convulsioni, tutti e due hanno evidente
bisogno di cure, ma nessuno li soccorre. Un altro ragazzo nel corridoio è
picchiato in maniera selvaggia anche con calci, cade per le botte e viene anche
trascinato. Un altro manifestante durante l’accompagnamento viene colpito più
volte con il casco da uno degli agenti che lo conduce. Ancora nel corridoio
vede passare un manifestante con il viso pieno di sangue, uno degli agenti che
lo accompagnano lo spinge violentemente nella cella ed un altro lo afferra per
la testa e gliela sbatte con forza contro il muro (...). Ad un certo punto è
accompagnata nell’ufficio degli atti, dove le vengono mostrati per la firma dei
fogli per lei incomprensibili; lei non vuole firmarli perché non ne capisce
il contenuto, un agente che è nell’ufficio allora la colpisce violentemente con
la mano aperta sulla nuca; ma lei non vuole firmare comunque quei fogli perché
non li capisce; allora un altro Poliziotto le mostra la foto dei figli –
presente tra i di lei effetti personali – e le dice che se non firma potrebbe
anche non rivederli. Dopo la firma la riportano in cella, accompagnandola
attraverso il corridoio pieno di agenti posti ai due lati; lo stesso agente che
prima, nell’ufficio degli atti, l’aveva colpita alla nuca in pratica la
«consegna» quasi alle due ali di Poliziotti che la percuotono, anche con colpi
di manganelli sui fianchi, le fanno lo sgambetto e la sbattono da destra a
sinistra, la insultano con gli epiteti, quali «comunista» «rossa». (...)
Dalla cella nota un agente di Polizia penitenziaria che picchia violentemente
un ragazzo appoggiato al muro del corridoio, già ferito alla testa, gli fa
anche lo sgambetto cercando di farlo cadere. Poi ogni tanto si avvicina alla
cella dove è lei, afferra gli arrestati anche attraverso le sbarre e li picchia
a volte anche con il manganello. Questo stesso agente però, nello stesso
corridoio, fa il gioviale con le Poliziotte e le corteggia. Vede nel corridoio
macchie di sangue e segni di vomito; dalla cella sente urla di dolore e dalle
grate sente provenire dall’esterno urla gutturali come versi di animali. Vede
persone che per paura di andare in bagno si urinano addosso in cella; vede
anche una ragazza, che vomita in cella e la cui testa viene spinta nel vomito.
In bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta.
Nell’infermeria deve spogliarsi alla presenza di uomini (...); alla sua
richiesta di allontanare gli uomini, le dicono in modo rude che deve
immediatamente spogliarsi, lei non ci riesce. Allora si innervosiscono
imponendole di fare velocemente; un’agente donna getta i suoi vestiti sulla
coperta e con i piedi le allarga violentemente le gambe. Viene visitata da un
medico donna, che non sembra prestare attenzione ai molti ematomi che ha sul
corpo.
Ricorda che nel carcere di Alessandria
una ragazza americana di nome Teresa le mostra la sua schiena piena di lividi
per le percosse, le dice che le sono stati tagliati i capelli; ricorda anche
che di avere visto nel carcere di Alessandria F. Diana, G. Chiara, E.Taline, P.
Ester e S. Arianna; tra queste G., E. e P. presentavano evidenti segni di
percosse.