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Link e Video sul G8 di Genova –
Altri abusi all'italiana
Sintesi delle dichiarazioni delle parti lese raccolte
dai PM Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati nell'inchiesta sugli
abusi di BOLZANETO.
Fonte: Diario
(Speciale Genova-la Verità, 21 luglio 2006)
A. Mauro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,20
circa del giorno 22/7– tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. Arriva a Bolzaneto e viene insultato nel piazzale. In cella deve
stare in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e mani dietro la
schiena; ogni tanto entra qualche agente che dà schiaffi e calci nelle
gambe; lo prendono per i capelli (che lui porta lunghi) e più volte gli
sbattono la testa contro il muro; lo insultano ripetutamente, gli rivolgono le
espressioni: «Zecca, comunista di merda, figlio di puttana, bombarolo di merda,
devi morire lurido comunista» e lo costringono ad ascoltare la suoneria di un
cellulare con un motivo di ispirazione fascista; gli dicono in tono di scherno
che lo libereranno quando arriveranno Bertinotti e Manu Chao. Più volte viene
spruzzato nella cella spray urticante. Alcuni degli agenti che entrano in cella
hanno spray irritanti: uno in particolare gli si avvicina, gli dice: «Crepa
comunista di merda e gli ustiona il braccio spruzzandogli lo spray». (...) Un
agente della penitenziaria gli dà una ginocchiata nello stomaco; un carabiniere
addetto alla vigilanza gli consiglia di non andare in bagno per evitare di
essere ulteriormente picchiato. Lo stesso gli offre poi un po’ di acqua,
l’unica che potrà bere durante la permanenza a Bolzaneto. In cella con lui c’è
un ragazzo di Perugia che compie gli anni quel giorno e per questo viene
deriso. Sente gli agenti canticchiare la cantilena: «Un, due, tre evviva
Pinochet – quattro, cinque, sei bruciano gli ebrei – sette, otto, nove il
negretto non commuove» e poi parole in tedesco che terminano nella rima con
«apartheid». Entra un agente che a turno costringe tutti a gridare «Che
Guevara, figlio di puttana». (...) In infermeria viene fatto spogliare nudo da
un agente, che lo fa appoggiare con il volto contro il muro e quando è in
quella posizione gli dice: «Io faccio l’uomo e tu la donna».
A. M. Marco. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45
del giorno 22/7– tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10
circa. È a Bolzaneto insieme a C., P., B. e D. C. Lo portano nell’ultima cella
sulla sinistra dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia in alto e
gambe divaricate; sente C. lamentarsi. Insultano ripetutamente dall’esterno sia
lui (particolarmente per la sua statura) che gli altri nella cella, soprattutto
le ragazze. Viene spruzzato dello spray dentro alla cella dall’esterno;
arrivano due poliziotti, uno molto grosso, con la maschera antigas. Sente la
suoneria di un cellulare intonare motivi di ispirazione fascista. Nella
notte un poliziotto consente loro di sedersi ma per poco: infatti arriva poco
dopo un altro agente, che li fa stare in piedi. In un'altra cella sulla destra,
dove fa particolarmente freddo e vi sono delle chiazze di sangue sul pavimento,
vede un ragazzo con la scritta «E.L.Z.N.» e una stella rossa sulla maglietta
costretto a stare al centro della stanza; anche lui viene costretto nella
stessa posizione. Sente un uomo zoppo, che già si era lamentato quando era
nella precedente cella, dire che non ce la fa più a stare in piedi e lo vede
mostrare la protesi alla gamba; dapprima lo fanno sedere; poi, almeno tre o
quattro agenti, entrano nella stanza e lo massacrano di botte.
A. F. Alberto. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa.Arriva a Bolzaneto intorno alle ore 17,00 e subito nel piazzale
viene colpito con un pugno nello stomaco da un agente. È nella cella n. 8 deve
stare, come gli altri, in piedi faccia al muro e con le mani appoggiate contro il
muro; è piantonato dai carabinieri in divisa, dai quali riceve insulti del
tipo: «Negro di merda, schifoso,comunista di merda,vinceremo noi,evviva
Mussolini». Riceve sputi ed ogni tanto qualcuno entra nella cella e colpisce
con calci gi occupanti: anche lui viene scalciato. Verso l’una viene
portato al fotosegnalamento; nel percorso lungo il corridoio riceve calci e
pugni da parte degli agenti della Polizia penitenziaria; davanti alla palazzina
del fotosegnalamento lo fanno mettere in ginocchio peraltro dopo un po’ arriva
l’ordine di tirarsi su per l’arrivo del ministro. Verso le ore 3 del
mattino viene portato nella cella n. 2 e piantonato dalla Polizia
penitenziaria; anche qui è costretto nella solita posizione, prima in mezzo
alla cella e poi attaccato al muro. Ad un certo punto un agente della Polizia
penitenziaria entra nella cella, prima grida «ordine e disciplina» poi lo
colpisce prima di andarsene con un calcio forte sulle gambe, dicendogli:
«Questo è il mio saluto». Anche in infermeria agenti della Polizia
penitenziaria, presenti anche durante la visita, lo colpiscono con un pugno
allo stomaco nell’indifferenza di tutti i presenti, compreso il medico.(...)
A. Luca. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa de giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa. A Bolzaneto è con D. e con un altro ragazzo di nome Omar. Sceso dal
pullman nel piazzale viene insultato e percosso con calci. Mentre lo
conducono nella cella viene percosso e sgambettato anche nel corridoio. Nella
cella deve stare in piedi con le gambe divaricate e mani in alto. Ad un certo
punto entra un appartenente alle forze dell’ordine con uniforme blu e fregi
rossi, il quale li ricopre di insulti del tipo «Comunisti froci», gli dà
pugni alla schiena e ai reni, gli fa divaricare le gambe ancora di più
appoggiandogli un piede sui testicoli e minacciandolo di sferrare un calcio;
riceve anche un colpo al ginocchio con il piede. Un altro con la stessa
divisa, che gli sembra un superiore, fa un giro nella celle e, giunto davanti a
lui, dice: «Con questa merda non mi sporco le mani». Vede che alcune persone
sono costrette a ripetere frasi, quali: «Viva la Polizia, Viva il Duce». (...)
Ad un certo punto la situazione migliora leggermente perché si diffonde la
notizia dell’arrivo del Ministro ma poi tutto torna come prima.
B. Alessandra. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 16,00 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,10 circa.Arriva a Bolzaneto con M. Maria Addolorata. Fa parte del gruppo di
Taranto; infatti è arrestata al campeggio di Via Maggio insieme alla M., D. F.
Anna, M. Manila, P. Sergio e T. Manuela. Nel cortile in attesa di entrare le
fanno entrare in fila indiana con la testa abbassata senza alcuna possibilità
di alzare lo sguardo. Le mettono in una cella a metà del corridoio sulla
sinistra; all’interno ci sono già erano già due ragazze e due ragazzi di cui
uno greco; devono assumere tutti la posizione in piedi con la faccia contro al
muro, le braccia alzate e le gambe divaricate, posizione che mantiene per tutto
il tempo in cui rimane a Bolzaneto. Vede il ragazzo greco che viene percosso
sino a cadere a terra; viene poi prelevato e portato via. Dall’esterno alcune
agenti le insultano e le minacciano con epiteti del tipo «Puttane, zecche,
comunisti di merda, assassini, siete delle bocchinare, puzzate, entreremo nella
cella e dipingeremo i muri con i nostri manganelli dello stesso colore della
vostra bandiera». Dall’esterno viene spruzzato dello spray urticante con
bombolette e i carabinieri che sono nel corridoio si pongono il fazzoletto
sulla bocca; una ragazza si sente male e cade a terra. Ha bisogno degli
assorbenti ma le vengono negati, poi le gettano con disprezzo della carta
appallottolata sul pavimento e lei si deve arrangiare davanti a tutti,
sostituendosi l’assorbente con pezzi di indumenti. Rimane per tutto il tempo
senza mangiare e senza bere. Una sola volta chiede di andare in bagno: la donna
che l’accompagna è della Polizia penitenziaria ed ha i capelli rossi tinti; le
storce le braccia dietro alla schiena e le fa tenere la testa abbassata.
B. Claudio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,15 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,35
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. Arriva a Bolzaneto insieme ad altri ragazzi, di cui uno di Modena
con i capelli lunghi mentre lui può scendere senza problemi dal pullman vede
invece che altri vengono letteralmente gettati fuori dal mezzo e che un
poliziotto li percuote addirittura con un manganello. È portato in cella e
sbattuto contro il muro costretto con le gambe larghe, la faccia appoggiata
alla parete, le mani legate dietro la schiena con un filo di plastica. Durante
l’attesa per il fotosegnalamento davanti alla palazzina viene insultato ed è
colpito con sberle e pedate. È riportato in cella dove è costretto a stare
in piedi o in ginocchio con la faccia contro il muro e le mani alzate. Ogni
tanto dalle inferriate degli agenti di PS insultano e lanciano spray
urticante che chiamano, deridendoli «puzzette»; smettono i lanci solo quando
protestano gli addetti alla vigilanza che stanno nel corridoio di fronte alle
celle. Viene accompagnato in bagno da un poliziotto che lo fa camminare curvo,
quasi piegato a novanta gradi; durante il tragitto viene percosso costantemente
dagli agenti presente lungo il corridoio; in particolare un grosso ceffone al
viso gli fa perdere l’equilibrio e gli fa sanguinare abbondantemente il naso.
I carabinieri davanti alle celle si comportano invece umanamente: infatti
lasciano stare per qualche tempo seduti, portano dell’acqua e ogni tanto
cercano di confortare qualcuno. Sente che quando qualcuno chiede
dell’avvocato gli viene risposto: «Cazzi vostri»; a lui viene risposto che
vedeva troppi films americani. Deve stare molte ore in cella in piedi tanto
che percepisce il trascorrere delle ore tramite un campanile lontano che segna
il tempo. Ogni tanto entra qualcuno in cella che a suon di botte li
costringe a ripetere frasi contro il comunismo (del tipo «Che Guevara figlio di
puttana», «Adesso vi facciamo pagare i cinque anni di centrosinistra») o
inneggianti al fascismo. Contemporaneamente gli viene anche fatta sentire la
suoneria di un cellulare, che intona il motivo «Faccetta nera». Ricorda anche
agenti con i guanti.(...) Ricorda insulti anche ad altre persone presenti nella
cella; in particolare un ragazzo veniva chiamato «nano» ed un altro lo
chiamavano «il fotografo» ma si trattava di un cronista di un giornale di
centrodestra di Torino. (...)
B. Davide. Fermato per identificazione il 21/7 – ingresso a
Bolzaneto alle ore 15,30 circa – esce dalla caserma alle 21,00 del 21/7.È, se
pure per pochi giorni, ancora minorenne; nel cortile a Bolzaneto viene lasciato
per parecchio tempo sul mezzo sotto il sole; ricorda una minaccia in danno di
una ragazza di Padova. Nell’atrio viene colpito con un forte pugno sullo
sterno; viene portato nell’ultima cella in fondo a sinistra che quando entra è
vuota; è costretto a stare con la faccia contro il muro e le gambe divaricate;
se si sposta da quella posizione viene colpito con calci o pugni. Riceve in
particolare un colpo a mano aperta sul rene destro ed un altro al ginocchio
destro. Lo costringono a cantare il ritornello: «Un. Due, tre Evviva Pinochet,
quattro, cinque sei a morte gli ebrei…», lo insultano con epiteti del tipo
«Comunista di merda, minorato (e non minorenne)» e lo minacciano con la frase:
«Non vi scorderete della Polizia penitenziaria». Con lui è un ragazzo
tedesco che non capisce l’italiano e per punizione viene colpito sulle piante
dei piedi. Ricorda con lui un signore di Brescia della Fiom.
B. Alessandro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 19,00
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa.Viene condotto a Bolzaneto insieme ad un ragazzo, forse a nome
Massimiliano, ferito alla testa che gli dice di essere un avvocato. Il
poliziotto che li accompagna mentre sono ancora a bordo dell’auto li colpisce
al volto. Lungo il corridoio viene condotto con le mani sulla testa e subisce
sgambetti, calci e spinte. In cella lo fanno mettere con la testa contro il
muro, braccia in alto e gambe divaricate. Viene fatto denudare e gli vengono
presi i documenti. Vede un ragazzo irlandese che viene picchiato perché non
capisce la lingua italiana. Ogni tanto entrano degli agenti che prendono a
pugni chi si discosta dalla posizione; riceve un colpo molto forte alla
testa tanto da perdere i sensi. Sente urla da altre celle e minacce, insulti e
canti a sfondo politico. Lui stesso è insultato e minacciato con espressioni
del tipo: «Bombaroli di merda» e «tranquilli ora arriva Bertinotti e vi salva
lui». (...)
B. Marco. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico
dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50 circa
del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10
circa. Arrestato alla scuola di via Maggio. A Bolzaneto subisce una
perquisizione sommaria nell’atrio, nel corso della quale un agente in
borghese lo insulta e gli fa sbattere la testa contro il muro. In cella ha un
attacco di panico perché vede un agente che calza un guanto in lattice e teme
una perquisizione anale, si sente male e cade a terra; nonostante ciò lo fanno
mettere a terra prono con le gambe e le braccia divaricate; in questa posizione
viene percosso, insultato e fatto oggetto di sputi. Subisce insulti a sfondo
politico e minacce del tipo «Comunisti di merda vi ammazzeremo tutti»; è costretto
ad ascoltare la suoneria di un cellulare che intona motivi di ispirazione
fascista. In cella è con C., T., M., B. e A., che ricorda viene preso in
giro dagli agenti. Verso la mattina, la situazione peggiora e vengono
ulteriormente picchiati. Ricorda che T. viene preso particolarmente in giro
e viene percosso più volte perché ha problemi ad una gamba e non riesce a stare
in piedi; ricorda anche che M. viene preso in giro, minacciato e fatto mettere
nel centro della stanza perché quel giorno è il suo compleanno. In cella
ricorda lo spruzzo di spray urticante. Nell’ufficio matricola viene fatto
spogliare nudo e gli fanno fare due flessioni; un agente della Polizia
penitenziaria (piuttosto robusto e calvo) gli intima di mettersi a quattro
zampe per raccogliere dei pezzi di solette e di lacci sparsi per terra,
probabilmente tagliati ad altri arrestati. Mentre si trova in quella posizione,
giù a terra carponi, lo stesso agente gli dice: «Vediamo come abbai» e gli
ordina di dire: «Viva la Polizia Italiana» ma lui sta singhiozzando e non
riesce ad obbedire.
B. Michele. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. In cella viene fatto stare in piedi, faccia la muro, gambe
divaricate e braccia alzate sopra il capo; è con M. David e T. Mohamed. Assiste
al pestaggio di T. da parte della Polizia penitenziaria perché non riesce a
stare in piedi. Ricorda che M. David viene messo al centro della stanza, deriso
e minacciato perchè è il suo compleanno. Ricorda che B. gli fece segno di non
chiedere di andare in bagno perché si prendevano schiaffi e si doveva stare con
la porta aperta. Ricorda infine che M. gli riferisce che prima di salire sul
pulman per la traduzione gli avevano fatto sbattere la testa contro quella del
compagno. (...)
B. Brando. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa.Arriva a Bolzaneto insieme a F. Christian. Nel piazzale un
poliziotto rivolto verso di loro fa il gesto del taglio della gola. Mentre lo
portano in cella deve passare nel corridoio attraverso due ali di agenti che lo
colpiscono con calci e lo insultano. In cella lo mettono in piedi, faccia al
muro, braccia alzate e gambe divaricate; prima, però, dei Carabinieri lo
colpiscono con colpi di manganello sui polpacci e lo umiliano, dicendogli che è
un servo anzi «Il servo dei servi» gli chiedono con scherno se gli piaccia il
manganello o voglia provarne uno nuovo. Mentre è in attesa del
fotosegnalamento vede che un Carabiniere dà un calcio a F. Christian. Si
sparge infatti poco dopo la voce che alla scuola Diaz è stata data una
coltellata ad un poliziotto ed il clima peggiora. (simulazione di
accoltellamento organizzata dagli stessi poliziotti della Diaz come dimostrato
successivamente dai RIS, ndr) Dopo la visita medica viene condotto in una
delle prime celle sulla destra, dove è costretto a stare po’ in piedi e un po’
in ginocchio. Sente canzoni di ispirazione fascista. Ricorda che un detenuto
si fa i suoi bisogni addosso per paura di chiedere di andare in bagno. (...)
C. Valerio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10
circa. Arrivato sul piazzale viene accolto con insulti. Chi lo accompagna in
cella gli dà uno schiaffo e poi o fa mettere in piedi, faccia al muro e con le
mani sopra la testa; gli dà dei calci sugli stinchi e sulle ginocchia e gli
dice: «Sei uno sfascia vetrine, sei un teppista vienimelo a raccontare che sei
pacifista». La stessa posizione deve tenere anche in attesa del
fotosegnalamento. Non gli viene dato da mangiare e da bere. Quando viene
portato in bagno lo fanno camminare con la testa bassa, deve passare attraverso
due ali di agenti che lo colpiscono al passaggio e lo insultano con espressioni
del tipo: «Zecche, che cosa siete venuti e fare, non vi è bastata la lezione
che vi abbiamo dato a Napoli». Ricorda di avere sentito profferire minacce
nei confronti di B. Marco che era stato arrestato con lui. Ricorda di avere
sentito cantilenare il motivo: «Uno, due, tre viva Pinochet…quattro cinque
sei a morte gli ebrei»; ricorda che cantilenavano l’espressione «uno a zero per
noi» con evidente riferimento alla morte di Carlo Giuliani. (...)
C. Sergio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. Non appena entrato nella struttura viene percosso mentre è
ancora nell’atrio con un forte colpo alla testa da un agente che gli dice:
«Dove cazzo pensi di essere figlio di puttana, abbassa la testa e non guardare,
bastardo». In cella deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e
braccia alzate. Qualche volta però lo obbligano a stare in punta di piedi e ad
appoggiare al muro il dorso anziché il palmo della mano. Lo insultano
costantemente con espressioni del tipo: «bastardi» «zecche di merda»,
«comunisti di merda», gli sputano addosso; sente, rivolti alle ragazze, insulti
e minacce a sfondo sessuale del tipo: «Adesso ti stupro puttana» oppure «Adesso
vi portiamo nel cellulare e vi violentiamo» o ancora ad un ragazza in
particolare dicono continuamente «Siamo una ventina... ti bastiamo... troia».
Sente canti del tipo «Un due e tre viva Pinochet…» e la suoneria di un
cellulare con il motivo «Faccetta nera»; questo trattamento è praticamente
costante salvo brevissime pause. In cella riceve una manganellata alla schiena.
Analoghi insulti riceve quando è in attesa per il fotosegnalamento. Nel tardo
pomeriggio o serata qualcuno da fuori spruzza del gas urticante
all’interno della cella; tanto che quelli di guardia mettono il fazzoletto sulla
bocca; qualcuno ha addirittura anche la maschera antigas; una certa Katia si
sente male. Ricorda che A. viene molestato pesantemente a causa della sua bassa
statura; gli mettono anche paura dicendo che dai suoi precedenti risulta che
abbia stuprato una ragazza e lui spaventato nega. Ricorda ancora che A.
chiedeva di poter andare in bagno e diceva di stare male; soltanto dopo
moltissimo tempo gli agenti accolgono questa richiesta; quando A. torna dal
bagno lo sente puzzare e lo stesso gli riferisce che lo avevano costretto a
tirarsi su i pantaloni prima di avere ultimato di espletare i suoi bisogni.
Ricorda una persona di Torino non più giovane, che ha evidente difficoltà a
mantenere la posizione imposta perché con un arto artificiale. (...) Vede un
ragazzino di Taranto colpito ripetutamente all’interno della cella da personale
della Polizia penitenziaria e che poco dopo gli riferisce che in infermeria gli
avevano tolto un percing dal naso con una pinza leva punti. (...)
C. Emanuele. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,15 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,30
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa. All’arrivo a Bolzaneto indossa una maglietta nera con un disegno
bianco raffigurante un pellerossa. Lo portano nella cella n. 9 dove deve stare
in piedi con le mani in alto ed in volto contro il muro. Viene insultato ed ad
un certo punto spruzzano nella cella dello spray urticante. (...)
C. Andrea. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,10
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore
4,20 circa.Non appena arrivato a Bolzaneto l’agente che lo accompagna dice a
lui ed al ragazzo trasportato insieme a lui: «Adesso sono cazzi vostri».
Infatti sceso dall’auto viene circondato da un gruppo di agenti che lo
percuotono con calci e pugni; si può riparare solo abbassando il capo e
rannicchiandosi su se stesso. Il ragazzo che è con lui, una persona di
Genova, è terrorizzato; poco dopo vede che ha i pantaloni bagnati all’inguine e
capisce che si è urinato addosso per la paura. (...) Periodicamente entrano
gruppi di agenti, alcune dei quali indossanti i guanti, che li percuotono
anche con manganelli. Viene minacciato e insultato, sente la suoneria di un
cellulare intonare il motivo «Faccetta nera», sente la cantilena del motivo «Un
due tre evviva Pinochet... quattro, cinque sei a morte gli ebrei» e, con chiaro
riferimento alla morte di Carlo Giuliani, sente intonare cori da stadio del
tipo: «Uno di meno... uno di meno». (...) In infermeria mentre fa le flessioni
gli danno una manganellata sul tendine d’Achille.
C. Antonio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa. Quando arriva a Bolzaneto è oggetto di calci e di percosse lungo
il corridoio da parte degli agenti che stazionano appoggiati lungo i muri. In
cella deve stare in piedi, faccia al muro, mani alzate appoggiate al muro
stesso e gambe divaricate. Durante gli spostamenti deve camminare con la testa
bassa e sente insulti. (...)
C. Massimiliano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 1,50
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa. A Bolzaneto deve passare lungo il corridoio tra due cordoni di
agenti che lo percuotono; viene fatto mettere in ginocchio e frustato con
stracci bagnati. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia
alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Chi si sposta dalla posizione
o prova ad abbassare le braccia viene colpito anche con i manganelli. (...)
C. Roberto Raimondo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,20 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 19,55
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. A Bolzaneto lo chiamano «il bombarolo» perché fermato con delle
bottiglie. Lo mettono in una cella dove deve stare in piedi con la testa contro
il muro, le mani alzate appoggiate al muro, le gambe divaricate e lontane circa
40 centimetri dal muro stesso senza potersi muovere; chi si sposta viene
percosso. Ogni tanto entrano in cella agenti con corpetto imbottito di colore
scuro e guanti neri, che picchiano i presenti: fanno sbattere la testa
contro il muro, danno calci nelle gambe e pugni nei reni. Ricorda di essere
stato minacciato con le parole: «Ti portiamo in un bel posto con tanti alberi e
delle corde appese». Durante uno dei trasferimenti viene colpito con un pugno
alla schiena. Ad un certo punto sente un gruppo di agenti dire agli occupanti
la cella precedente alla sua (definiti «quelli del pullman») che avrebbero
fatto loro assaggiare il trattamento del gas; poco tempo dopo da questa cella
sente provenire grida, colpi di tosse, lamenti e poi un rumore come uno
scoppiettio o un sibilo. (...)
C. Carlo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. Arriva a Bolzaneto nel primo pomeriggio; sceso dal cellulare
nell’atrio lo fanno mettere a braccia alzate contro il muro e gambe divaricate.
Insieme a lui ci sono un uomo di Torino con la protesi alla gamba e tre ragazzi
di Perugia: uno di questi è B. Marco, il quale si sente male appena sceso dal
cellulare e in cella viene fatto mettere a terra in posizione prona; un altro
dei ragazzi di Perugia ha la maglietta con una stella e la scritta
«Guerriglia»; la polizia lo prende in giro per la sua maglietta poi scoprono
che è il suo compleanno lo fanno mettere al centro della stanza dove lo
percuotono e lo prendono in giro. In cella c’è anche A. che viene preso
particolarmente di mira. Anche in cella devono stare in piedi con il volto
contro il muro, le braccia alzate e le gambe divaricate anche se lui riesce per
un po’ a stare seduto. Quando viene accompagnato in bagno deve passare tra
due ali di agenti che gli fanno sgambetto e gli pestano i piedi approfittando
del fatto che ha le ciabatte da mare. In bagno gli dicono che ha solo trenta
secondi per fare i suoi bisogni e lo colpiscono con dei calci nel sedere. Ad un
certo punto sente gli effetti del lancio di spray urticante. Sente la suoneria
di un cellulare che intona «Faccetta nera» e vede che da fuori gli agenti fanno
saluti romani ed inneggiano al fascismo. Sente insulti sia dall’esterno che
dall’interno; in particolare ricorda che un agente meridionale li chiama
«Pisciaturi»; dalla finestra degli agenti fanno vedere una pistola e fanno
l’atto di premere il grilletto simulando delle esecuzioni e così minacciando
tutti di morte. Ricorda che ad un certo punto T. Mohamed fa presente di non
potere più stare in piedi con le braccia alzate; lui stesso fa presente alla
Polizia la menomazione di T. e per risposta riceve una manganellata al braccio;
poi alcuni agenti entrano in cella e picchiano T. Ricorda ancora che ad un
certo punto D. C. Raffaele torna dal bagno spaventatissimo senza avere potuto
espletare i suoi bisogni. Infine viene condotto al pullman per la traduzione
ammanettato insieme a M. David; chi li accompagna fa sbattere le loro teste
violentemente mentre un gruppo di agenti applaude.
D. F. Anna. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,10 circa .Era insieme a M., B., M., S., P. e T. Manuela nel campeggio. A
Bolzaneto viene collocata nella cella n. 5, dove deve stare in piedi, faccia al
muro, braccia alzate e appoggiate al muro e gambe divaricate. Durante la
permanenza durata circa 23 ore non riceve né da bere né da mangiare. Ricorda
insulti e minacce anche a sfondo sessuale. Ad in certo punto nella cella viene
gettato uno spray urticante; una ragazza in particolare si sente molto
male. Durante i trasferimenti in bagno lungo il corridoio deve passare
attraverso due ali di agenti, che la percuotono con calci, pugni e schiaffi, le
sputano addosso e la insultano con epiteti del tipo: «Troie, ebree, puttane»
e con altri insulti attinenti alla sfera sessuale; ricorda un’agente donna in
divisa grigia molto alta, bionda capelli lunghi, occhi chiari che le storce il
braccio. Durante la visita medica deve stare nuda anche in presenza di
agenti di sesso maschile (...)
D. M. Alfonso. Arrestato il 21/7
intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e
quindi immatricolato alle ore 1,00 circa del giorno 22/7 – tradotto
all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa.Viene portato a
Bolzaneto in compagnia di un ragazzo di Genova di nome Stefano. Arrivato a
Bolzaneto viene condotto nell’ultima cella sulla sinistra; durante il tragitto
viene percosso e ingiuriato anche con sputi dagli agenti presenti nel
corridoio. In cella è nella solita posizione: in piedi, faccia la muro, braccia
alzate e gambe divaricate nonostante abbia evidenti problemi in quanto non
riesce ad appoggiare un piede a terra. Ogni volta che qualcuno abbassa le braccia
sono botte. Lui stesse riceve percosse con un manganello e sviene. Quando
riprende i sensi si trova in infermeria dove il medico nonostante le sue
condizioni lo ingiuria ripetutamente. A seguito dello svenimento viene portato
all’ ospedale San Martino dove gli riscontrano la rottura dell’alluce destro e
problemi ad una costola; viene, quindi ricondotto a Bolzaneto e rimesso nella
stessa cella. Gli pestano il piede fasciato, dicendogli «ora ti rompiamo anche
l’altro». Quando alla sorveglianza della cella arrivano i Carabinieri gli viene
consentito di stare seduto con le spalle al muro continuano però gli insulti e
soprattutto le invettive a sfondo politico: sente anche che tra loro si
chiamano con l’appellativo «Camerati». Dalla finestra qualcuno fa ascoltare la
suoneria di un cellulare, che intona «Faccetta nera». Ricorda una persona alta,
robusta, capelli neri, attaccatura alta un po’ stempiato, vestito in jeans e
camicia azzurro celeste, che cerca un ragazzo con i capelli lunghi legati
dietro e ricci; quando lo vede gli dice: «Tu sei quello che oggi mi ha detto
bastardo» e gli dà un pugno in faccia facendolo cadere a terra; ricorda di
avere poi saputo che il ragazzo era di Lucca.Un agente entra in cella e spruzza
spray urticante.
Ricorda due ragazzi che si urinano addosso per paura di andare in bagno; un
Carabiniere si avventa su uno di loro e lo usa come straccio per pulire. Dopo
il fotosegnalamento viene messo in un’altra cella a disposizione della Polizia
penitenziaria; costoro sono molto violenti: si presentano con le parole «adesso
ci siamo noi, la Polizia penitenziaria» e le fanno ripetere a suon di botte.
Picchiano specie al costato con guanti neri, lunghi. Lui viene percosso con un
calcio mentre è a terra. Viene insultato con le parole: «Bastardi rossi, siete
peggio della merda». Vede picchiare un ragazzo di Verona. (...)
D. V. Stefano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 1,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa. All’arrivo a Bolzaneto nel piazzale gli spruzzano del gas irritante
sul viso e lo percuotono con calci. Entrato nell’edificio un medico, in
presenza di poliziotti, gli chiede se è stato picchiato; lui naturalmente nega.
È in una cella in fondo al corridoio sulla destra, non sa se l’ultima o la
penultima. Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate. Rimane sempre in questa posizione oppure in ginocchio; ogni tanto
entra qualche agente che percuote i presenti. Durante i trasferimenti viene
colpito al passaggio dagli agenti che stazionano lungo il corridoio. (...);
qualcuno dice di essere contento della morte di Carlo Giuliani.
D. C. Raffaele. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa.È arrestato nel campeggio di via 5 Maggio con altre persone, tra
cui M. Manila, L. Katia, C. Sergio e T. Emanuela. Quando arriva a Bolzaneto lo
fanno attendere molto tempo nel piazzale sotto il sole. All’inizio viene
portato in una cella sulla sinistra dopo uffici dove deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Quando cerca di cambiare
posizione viene colpito con schiaffi alla nuca. Viene insultato con
espressioni del tipo: «Rossi bastardi, provate a chiamare Bertinotti e Che
Guevara che vi vengono a salvare»; sente la suoneria di un cellulare che intona
il motivo «Faccetta nera». Durante i trasferimenti in bagno viene scalciato al
passaggio dagli agenti che stanno lungo il corridoio. Ricorda un ragazzo
greco che sta male e chiede aiuto, un agente entra in cella e lui sente il
rumore di un colpo, vede che il ragazzo si accascia al suolo e viene portato
fuori. Ricorda anche le ingiurie e le percosse ad opera degli agenti ad un
ragazzo in cella con lui dipendente del ministero della Difesa e a cui dicono
che è un traditore e che si sarebbe dovuto vergognare. Durante la permanenza in
cella le ragazze chiedono inutilmente ed a più riprese gli assorbenti: ne
ricorda una in particolare che ha una sorta di emorragia. Ad un certo punto gli
agenti si avvedono che è il compleanno di un occupante la cella: prendono
quindi a dileggiarlo, lo obbligano a mettersi in ginocchio al centro della
stanza e lo percuotono. In cella viene lanciato dall’esterno del gas irritante:
tutti stanno male ed in particolare una ragazza vomita. La domenica una persona
che è in cella con lui e che ha un arto artificiale si lamenta dicendo che non
riesce più a stare in piedi: entrano degli agenti che lo percuotono con i
manganelli. Quando chiede di andare in bagno per l’ultima volta prima della
traduzione subisce un trattamento tale da avere paura di subire una violenza
sessuale. (...)
D. Stefano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa. Arrivato a Bolzaneto subisce percosse nel piazzale. Viene poi
portato nella cella n. 7 dove, dopo la perquisizione, viene fatto stare in
piedi con la faccia contro il muro, braccia alzate e gambe divaricate. Entra un
agente della Polizia di Stato che gli fa divaricare ancora di più le gambe con
una manganellata nel polpaccio destro. Lo fanno urlare «Viva la Polizia» e
«Viva il Duce»; lo insultano con espressioni del tipo «Popolo di Seattle»;
un agente nel costringerlo a divaricare le gambe lo afferra per i capelli e gli
dà degli schiaffi; un carabiniere gli fa sentire la suoneria di un cellulare,
che intona il motivo «Faccetta nera». Durante i trasferimenti al bagno viene
percosso al passaggio nel corridoio. Gli agenti si vantano di essere nazisti e
di provare piacere picchiare un «omosessuale, comunista merdoso come lui», gli
rivolgono anche epiteti del tipo «Frocio ed ebreo». In una delle occasioni in
cui è in bagno fa l’atto di bere; l’agente che lo accompagna lo frena e gli
dice «Fai bere prima l’ispettore»; ed infatti arriva una persona in borghese
che si lava le mani, gli dice «Bastardo» e lo percuote. Lo portano poi
nella cella n. 8 dove deve stare nella solita posizione. In seguito un
Carabiniere consente che tutti si siedano. Appena fuori dall’infermeria, subito
dopo la visita, un agente della Polizia penitenziaria, che ha sentito che aveva
subito un intervento al piede quando era piccolo, lo percuote, gli dà delle
strizzate sui testicoli e gli sale sul piede. Indossa forse i guanti neri.
(...
D. M. Tommaso. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,10 circa.Arriva a Bolzaneto insieme a P. Giorgia e S. José; nel cortile ci
sono moltissime persone. Viene portato in cella tenendo la testa abbassate le
mani sulla nuca; passando lungo il corridoio riceve calci dagli agenti che
sostano ai lati dello stesso. Dopo la perquisizione lo fanno stare in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Ricorda che ad un
certo punto nella cella viene spruzzato del gas urticante. Dopo la
visita medica lo fanno mettere in un’altra cella dove deve stare in ginocchio
con la testa contro il muro. Sente che gli agenti cantano canzoni del tipo
«Te gusta la galera» e cori del genere «Siete uno di meno». (...)
D. Pier Romaric Jonatan. Arrestato il 21/7 intorno
alle ore 13,50 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi
immatricolato alle ore 1,35 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto
penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. Quando arriva a Bolzaneto, nel
piazzale alcuni poliziotti gli salgono sui piedi e altri danno calci; viene
fatto più volte salire e ridiscendere dal mezzo che lo aveva trasportato ed
ogni volta subisce lo stesso trattamento. Viene poi portato nella cella n.
8, sulla destra dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e
gambe divaricate. Nella cella entra un poliziotto che gli fa sbattere la
testa contro il muro e gli colpisce con calci le gambe per tenerle larghe. Ricorda
che in cella con lui c’è anche A. Mauro che viene picchiato in fondo al corridoio.
(...)
F. Christian. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa.Arriva a Bolzaneto insieme a B. Brando. Nel piazzale un agente lo
minaccia dicendogli: «Ti taglio la gola, adesso vedrai come ti diverti qua». Ai
lacci ai polsi talmente stretti che gli gonfiano le mani ma glieli lasciano
anche in cella. Durante il trasporto alla cella viene percosso dagli agenti
anche con manganellate. Lo mettono nella cella n.9 dove deve stare in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Chi si sposta viene
colpito anche con i manganelli. Ad un certo punto entra un agente che dà delle
sberle ad un ragazzo di Lucca; il carabiniere che sta di guardia alla cella
dice con accento sardo di tenere la mani in alto altrimenti avrebbe chiamato la
Polizia penitenziaria. Qualcuno li fa sedere ma per poco perché subito dopo
viene dato un ordine in senso contrario. Nella cella n.9 vede un ragazzo farsi
pipì addosso perché non gli viene consentito di andare in bagno. Viene
ingiuriato dagli agenti che gli spiegano perché è «Una zecca di merda»;
sente diversi cori, quali: «Chiamate il vostro amico Bertinotti» oppure
«Chiamate Manu Chao» e la filastrocca di Pinochet ripetuta diverse volte, sia
dalla porta della cella che dalla finestra. Sente anche frasi con riferimento
alla morte di Carlo Giuliani, quali: «Uno di meno» e «cosa facciamo lo lasciamo
là vicino all’estintore». Ricorda poi un Carabiniere con accento tedesco, che
dice «Adesso basta pestarli che sta arrivando il ministro». Ricorda un
carabiniere magro con accento lombardo che gli dà un calcio alla gamba alla
notizia dell’accoltellamento di un poliziotto durante la perquisizione alla
scuola Diaz. (simulazione di accoltellamento organizzata dagli stessi
poliziotti della Diaz come dimostrato successivamente dai RIS, ndr) In
infermeria viene ingiuriato da un medico robusto che gli rivolge le espressioni:
«Pezzo di merda, zecca, sembri un albanese».
F. Raffaele. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa. Arrivato a Bolzaneto viene percosso nel piazzale alla discesa
dal pullman, anche con il manganello; subisce insulti del tipo «Stronzo,
merda». Viene poi portato nella cella n.8 piantonata dai carabinieri; deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi
muovere. Viene percosso; sente dal corridoio filastrocche del tipo «Uno, due
tre, evviva Pinochet». Ricorda nella cella un ragazzo di colore di Genova,
che viene insultato con le parole «Negro di merda» e percosso.
(...)
F.
Andrea Ignazio. Arrestato il 21/7
intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e
quindi immatricolato alle ore 22,45 circa dello stesso giorno – tradotto
all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa.È di Catania ed è
arrestato insieme a M. Sergio e S. Rosario. Viene messo nella cella n.7; lo
ricorda perché sulla busta in cui vengono inseriti i suoi effetti personali c’è
scritto «Gabbia 7». Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate e viene tenuto in questa posizione per molte ore. Riceve insulti
sia dall’interno che dall’esterno con espressioni del tipo: «Pezzi di merda,
figli di puttana», gli dicono che sarebbero arrivati Bertinotti e Manu Chao,
ricorda ancora di avere sentito la filastrocca: «Uno, due e tre viva Pinochet».
Ad un certo punto viene spruzzato nella cella del gas urticante: vede l’agente
che li sorveglia con il fazzoletto rosso e blu posto davanti alla bocca. Anche
nel corridoio deve mantenere la posizione faccia al muro; nell’ufficio degli
atti non gli consentono di leggere gli atti che gli sottopongono. (...)Nell’
ultima cella ricorda una ragazza tedesca insultata con l’espressione
«Zoccola» e colpita al viso con il dorso della mano. In infermeria
durante la perquisizione gli buttano via un’agenda ed una collanina.
F. Amaranta Serena. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,10 circa. È arrestata nel campeggio di via Maggio. A Bolzaneto la portano
nella cella n.6 sulla sinistra. Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia
alzate gambe divaricate senza potersi spostare. La insultano con frasi del
tipo: «Comunisti, zecche», nel corridoio in particolare la insultano
ripetutamente e la minacciano con le seguenti espressioni a sfondo sessuale:
«Troie, dovete fare pompini a tutti, vi facciamo il culo, vi portiamo fuori nel
furgone e vi stupriamo»; sente frasi inneggianti al fascismo e la suoneria di
un telefonino con il motivo «Faccetta nera». Ad un certo punto nella cella
viene gettato dello spray urticante: tutti stanno male ed in particolare
una ragazza nella cella vomita; vede che i carabinieri davanti alla cella si
mettono una protezione davanti alla bocca.
F. Evandro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa.Viene portato a Bolzaneto insieme a D. e S. Nel piazzale non appena
sceso dal pullman viene percosso. Viene portato nella cella n.3 o n.5 dove deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; in questa
posizione dovrà rimanere per tutta la permanenza a Bolzaneto ad eccezione di
una breve sosta autorizzata dai Carabinieri. Gli agenti che entrano nella
cella lo colpiscono con manate sul torace e gli spingono al testa contro il muro.
Gli danno calci sui testicoli e lo insultano con epiteti, quali: «Comunista di
merda, frocio, perché non chiamate Bertinotti e Manu Chao, per cinque anni sono
cazzi vostri». Lo insultano con epiteti anche a sfondo politico; ricorda di
avere sentito la canzoncina «Uno, due, tre, viva Pinochet….» nonché la frase
«Sieg Hail Appartaid». Devoto, che è in cella con lui, gli dice di non
andare in bagno perché lui durante il tragitto era stato percosso. Quando viene
portato al fotosegnalamento viene fatto mettere in ginocchio in attesa davanti
alla palestra: sente alle sue spalle che un agente dire: «Per questi ci
vorrebbe Mussolini» ed un altro replica: «No ci vorrebbe Adolf ed i forni
crematori».Vengono più volte spruzzati all’interno delle celle dei gas lacrimogeno.
In infermeria mentre è nudo, dopo avere fatto le flessioni, viene costretto
alla presenza di un medico donna a raccogliere dell’immondizia. (...)
G. Maurizio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa.Appena arrivato nel piazzale gli dicono: «Sono tutti qua che
vi stanno aspettando adesso sono cazzi vostri». Lungo il corridoio ricorda
agenti con anfibi, che lo percuotono al passaggio con calci. In cella deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; ogni tanto
entrano degli agenti che lo percuotono con calci, pugni e schiaffi. Lo
insultano e gli sputano: sente provenire da fuori la filastrocca: «Uno, due,
tre evviva Pinochet…», sente anche la suoneria di un cellulare che intona
«Faccetta nera ». Ricorda che cantano: «Uno di meno» con chiaro riferimento
alla morte di Carlo Giuliani. Chiede inutilmente di andare in bagno.
Durante uno dei trasferimenti in corridoio un agente gli spruzza dello spray
urticante in faccia. In infermeria durante le perquisizione mentre è nudo e sta
facendo le flessioni gli dicono in tono spregiativo: «Comunista». (...).
G. Gabriella Cinzia. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,10 circa.È arrestata nel campeggio di Via Maggio. A Bolzaneto la portano
nella prima cella sulla sinistra. Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia
alzate gambe divaricate senza potersi spostare. Quando viene portata in bagno
la fanno camminare lungo il corridoio con la faccia abbassata all’altezza delle
ginocchia e le mani dietro il corpo mentre gli agenti che stanno ai lati del
corridoio stesso la colpiscono al passaggio con calci, le fanno lo sgambetto
e la ingiuriano.Ricorda un ragazzo greco che si sente male e si lamenta ed,
anziché essere aiutato, riceve colpi. Ricorda un ragazzo molto piccolo di
statura, che viene per questo insultato sino a farlo piangere. Alcune delle
ragazze sono umiliate perché non vengono forniti prodotti igienici per le
mestruazioni. Sente provenire da un’altra cella le grida di dolore di un uomo
che dice di non picchiarlo sulla gamba «buona». Ricorda che M. Maria Addolorata
viene insultata con riferimento al suo ruolo di mamma. Ricorda ancora insulti a
sfondo politico, quali «Comunisti, scarafaggi, zecche non vi lavate; pregate
che Che Guevara vi venga a salvare, chiamate Bertinotti» e minacce del tipo:
«Ebrei, ci troviamo ad Auschwitz e non uscirete vivi». (..)
G. Francesco. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa. È arrestato con I. e M. anche loro di Lucca; arrivati a Bolzaneto
vengono fatti sostare sotto il sole per alcune ore in macchina con i finestrini
chiusi; vengono messi in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio (la 7 o
la 9); lungo il trasferimento nel corridoio vengono colpiti con pugni e
calci (..). In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e
gambe divaricate; riceve pugni al costato e schiaffi sulla testa che va a
sbattere contro il muro; è vicino alle grate e viene colpito con sputi e con
sostanza urticante lanciata con una siringa senza ago. Un carabiniere sardo di
guardia alla cella ogni tanto apre la porta agli agenti della Polizia di Stato
che entrano e picchiano tutti i presenti; in particolare M. viene riconosciuto
da un poliziotto in borghese che è tra coloro che li hanno arrestati, il quale
lo colpisce con un pugno al volto e lo stende a terra. Non gli permettono
di andare in bagno. In infermeria mentre fa le flessioni viene colpito con un
manganello al polpaccio di fronte al medico. Viene poi collocato in un'altra
cella ( la 1 o la 2) dove deve stare in ginocchio per circa un’ora e mezza.
(...)
I. Cristiano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 21,45
circa dello stesso giorno – trasferito poi in Ospedale. A Bolzaneto all’arrivo
è insultato mentre è ancora in macchina. Sta male a causa delle percosse
ricevute durante l’arresto. Dopo la perquisizione viene messo in una cella
sulla sinistra a vigilanza della quale ci sono i carabinieri; lo fanno mettere
in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate; chiunque abbassa
le mani viene ripreso e fatto mettere nella posizione di prima (...).Da fuori
riceve insulti e minacce; sente canzoni di ispirazione fascista, frasi
contro i gay e gli ebrei, ricorda poi le parole: «Ne abbiamo ammazzato uno, ora
tocca a voi, chiamate Manu Chao a salvarvi». In cella viene spruzzato del gas
urticante. Subito dopo essere stato notiziato dell’arresto mentre è in
corridoio riceve un forte pugno da tergo alla costole e perde quasi i sensi.
Quando viene portato in infermeria il medico ne dispone il ricovero. Mentre è
in corridoio in attesa di essere trasferito in ospedale un agente gli permette
di abbassare la mani ma subito un altro lo prende per l’orecchio, gli gira
la testa contro il muro, gli rimette le mani in alto e gli dà un pugno al
fegato.
I. Massimo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. È arrestato con G. Francesco, F. Christian, B. Brando e M. Nicola;
arrivati a Bolzaneto vengono fatti sostare sotto il sole per alcune ore in
macchina con i finestrini chiusi; nel piazzale vengono fatti camminare a testa
bassa e con le mani sopra la nuca e vengono percossi anche con i manganelli.
In cella viene fatto stare con le mani contro il muro e chinato; viene colpito
con i manganelli in particolare sotto le piante dei piedi. Smettono di
picchiarlo solo per minacciarlo di andare a prendere la vaselina per
«incularlo». Poi lo obbligano a stare in piedi, faccia al muro, braccia
alzate e gambe divaricate senza potersi spostare; poi in un’altra cella lo
fanno stare in ginocchio; durante l’intera permanenza non gli viene dato da
bere e da mangiare e non gli è consentito di andare in bagno anche se lo chiede
più volte. Ricorda il lancio in cella, avvenuto durante la notte, di spray
urticanti. (...) Lo obbligano a dire «Che Guevara bastardo» ma non gli viene la
voce e quindi lo picchiano ancora di più. Lo stesso agente colpisce con uno
schiaffo molto forte al viso M. Nicola. (...)
J. Sebastian. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e
gambe divaricate. Ricorda di essere stato ingiuriato ed anche di avere sentito
cori evidentemente offensivi. Viene fatto oggetto del lancio di spray
urticante. In infermeria mentre il medico lo visita un poliziotto prende il suo
accendino e gli brucia i peli sul petto.
L. Alessandro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 11,15
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. Arriva a Bolzaneto una prima volta di notte poi per problemi
burocratici viene riportato in Questura ed infine di nuovo a Bolzaneto, dove,
la seconda volta, arriva al mattino del 22. In cella è con Z. Sabatino. Viene
insultato con parole volgari riferite alla madre, ricorda poi le parole: «Voi
avete perso il G8 ha vinto». Viene spinto all’interno di un ufficio (ufficio
atti o matricola) con un calcio nel sedere; in questo ufficio dichiara
che non intende firmare nulla senza un avvocato ma gli dicono di firmare senza
tante storie e lui per paura firma. In infermeria durante la perquisizione lo
fanno pulire per terra e mentre si china un agente della Penitenziaria gli posa
l’anfibio sul collo. (..)
L. Katia Felicia. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,10 circa. Arrestata nel campeggio di Via Maggio. Arriva a Bolzaneto con B.
Valerio e F. Amaranta. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia
alzate e gambe divaricate. Viene insultata con ingiurie anche a sfondo
politico, del tipo: «Comunisti di merda. Chiamate ora Che Guevara che vi
viene a salvare»; e sessuale, bisbigliandole all’orecchio: «Puttana»; in
particolare ricorda poi che le viene detto che farà la stessa fine di Sole.
Sente la suoneria di un cellulare, che intona: «Faccetta nera». La cella dove
si trova è custodita dai carabinieri. Ad un certo punto nella cella
dall’esterno viene gettato dello spray urticante: vede i carabinieri di guardia
alla cella che si parano la bocca ed il naso con un fazzoletto rosso, subito
dopo si sente male e vomita in cella. Si riprende in infermeria dove un medico
grasso e grosso e con la maglietta nera con la scritta «Polizia penitenziaria»,
vuole farle un’iniezione, lei si rifiuta ed il medico le dice di andare pure a
morire. In infermeria le tagliano il cappuccio della felpa.
L. Fabrizio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 18,50
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. Arriva a Bolzaneto insieme a B.; ha una ferita alla testa. Nel
piazzale colpiscono con forti colpi alla testa, pur già ferita, con mano aperta
e lo insultano con frasi del tipo: «Bastardi, comunisti, pezzi di merda,
senti quanto puzzano, adesso vi facciamo vedere noi». Lo portano nella
cella n.9 insieme a B., che viene continuamente picchiato in quanto dice che è estraneo
ai fatti; ricorda che in cella con loro c’è un ragazzo che dice di essere
parente del vice primo ministro d’Irlanda e per tutta risposta si prende molte
botte. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate. Gli ordinano poi di spogliarsi per la perquisizione e mentre è nudo
lo colpiscono più volte a mano aperta; ricorda mani con i guanti. In cella
riceve anche insulti, sputi e minacce del tipo: «Sei stanco, prova a tirare
giù le mani che te le spezziamo » e tirate di orecchie. Sente che dalla cella
vicina provengono grida del tipo: «Gli occhi, gli occhi» e quindi capisce che è
stato lanciato dello spray urticante. Ad un certo punto, quando stanno
picchiando O., entra un agente in borghese stempiato e con una maglietta blu,
che li fa sedere e dice che non vuole vedere certe scene in sua presenza. Anche
dopo l’immatricolazione, quando passa in un’altra cella, continuano i insulti e
le minacce del tipo: «Questi sono quelli immatricolati pronti da spedire, la
notte è lunga e questo è solo l‘inizio». Sente la suoneria di un cellulare
intonare: «Faccetta nera» ad ogni ingresso di nuovi arrestati in cella
accompagnata dall’insulto: «Dov’è finito il tuo Che Guevara» e sente commenti
festosi relativamente alla morte di Carlo Giuliani: «Uno a zero, incrementeremo
il bottino». Quando esce dall’ufficio matricola viene picchiato sulla testa e
sui fianchi da un agente della Polizia penitenziaria, che dice: «Io questo lo
conosco, fermi fermi, questo fa l’avvocato!» In infermeria mentre gli medicano
la testa viene ingiuriato alla presenza del medico con espressioni del tipo:
«Merda fai schifo… Non puoi guardare in faccia i medici perché sei un pezzo di
merda». Nella stessa circostanza il medico che lo visita, alto circa 1,80
capelli neri corti, gli dà uno schiaffo in testa.
M. Marcello. Fermato per identificazione il 21/7 alle ore 11,30
circa (rif. verbale di accompagnamento) per identif. – ingresso a Bolzaneto
alle ore 12,00 circa (rif. dichiarazione al Pm) – esce dalla caserma alle 13,20
o comunque nel pomeriggio del 21/7. È fermato insieme M. M. Federico e N.
Roberto. A Bolzaneto nell’atrio ed in cella deve stare in piedi, faccia al
muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; gli intimano di
guardare in basso; ogni tanto entra qualche agente che dà dei calci nelle
gambe per divaricarle ancora di più. Mentre è nella posizione descritta riceve
un pugno ai reni che lo fa cedere a terra ed un colpo alla nuca che lo fa
sbattere contro il muro. Quando li portano al fotosegnalamento nel cortile
degli agenti chiedono a chi li accompagna di lasciarli a loro ma
l’accompagnatore dice che prima devono fare le foto. Dopo il fotosegnalamento
lo portano in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio, dove ci sono già
M. e N., che gli dicono di essere stati poco prima picchiati brutalmente.
Quando gli restituiscono i documenti nota che la sua carta d’identità è stata
strappata.
M. Andrea. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa. Arrivato a Bolzaneto subisce percosse nel piazzale. In cella (la
numero 7) deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate; viene strattonato e subisce calci nei talloni. Viene insultato
con parole del tipo: «Merda e zecca» lo insultano ulteriormente dicendogli che
sua madre è una «pompinara», lo provocano chiedendogli se è comunista o
anarchico; sente dall’esterno la filastrocca: «Un, due tre evviva Pinochet,
quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette otto, nove il negretto non
commuove»; un ragazzo nella cella dice di essere fiero di essere comunista e
per tutta risposta viene percosso duramente da un agente della Polizia
penitenziaria. (...) All’alba viene spostato in un’altra cella (la numero
8) dove è costretto a stare in piedi in mezzo alla stanza «sospeso», come
dicono gli agenti, oppure in ginocchio con la testa tra le gambe. Viene
colpito con un forte pugno nello stomaco da un agente che sente chiamano «er
tigre». (...)
M. Milos Federico. Fermato per identificazione il 21/7 alle ore 11,30
circa (rif. verbale di accompagnamento) per identif. – ingresso a Bolzaneto
alle ore 12,00 circa (rif. dichiarazione al PM) – esce dalla caserma alle 13,20
circa o comunque nel pomeriggio del 21/7.È fermato insieme a M. Marcello e N.
Roberto. A Bolzaneto nell’atrio ed in cella deve stare in piedi, faccia la
muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; gli intimano di
guardare in basso; ogni tanto entra qualche agente che dà dei calci nelle
gambe (...).Quando li portano al fotosegnalamento nel cortile degli agenti
chiedono a chi li accompagna di lasciali a loro ma l’accompagnatore dice che
prima devono fare le foto; in questa circostanza è colpito da un agente con
un calcio al ginocchio destro e riporta una forte ecchimosi. Dopo il
fotosegnalamento lo portano insieme a Nadalini in una cella sulla sinistra in
fondo al corridoio, dove due agenti della Polizia penitenziaria che indossano i
guanti li colpiscono sistematicamente con schiaffi(...) .Quando smettono
gli sanguina il naso. Quando gli restituiscono i documenti nota che la sua
carta d’identità è stata strappata.
M. Manila. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,00 – 10,00 circa. Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestata al
campeggio di Via Maggio insieme a M. Maria Addolorata, B. Alessandra, D.F.
Anna, P. Sergio e T. Manuela. Nel piazzale vede un ragazzo greco che sta male e
chiede soccorso e che invece viene schernito agli agenti. In cella deve stare
in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; deve mantenere
questa posizione praticamente per tutto il tempo della permanenza. Viene
insultata con parole quali «Troia, puttana», sente un cellulare la cui suoneria
intona: «Faccetta nera» e sente parole quali «Ordine e disciplina» (...)
Ricorda una ragazza che ha il ciclo e chiede inutilmente un assorbente. Ad un
certo punto nella cella viene lanciato dello spray urticante qualcuno vomita. Ricorda
che durante la notte sente preannunciare l’arrivo del Ministro e vede delle
persone che spazzano per terra; davanti alla sua cella si ferma una persona in
alta uniforme.
M. Nicola. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa.Arriva a Bolzaneto insieme a G. ed I.; nel piazzale vengono
minacciati ed offesi con parole del tipo: «Bastardi, zecche di merda,
vedrete che Bertinotti non vi salva questa volta, Manu Chau dov’è, puzzate,
vergognatevi, perché non siete stati a casa ? ora sono cazzi vostri».
(...) Ogni tanto entra qualche agente che picchia i presenti anche con i
manganelli; lui ha subito ricevuto due calci negli stinchi dallo stesso agente
che lo ha accompagnato. Lo tengono in questa posizione per tutto il tempo
della permanenza senza bere, né mangiare; non può andare in bagno. (...) Sente
canzoncine con riferimenti politici e razziali in particolare il motivo «Un,
due tre Evviva Pinochet, quattro cinque sei bruciano gli ebrei, sette, otto
nove il negretto non commuove», «Sigh Heil Apartheid». Subisce il lancio di
spray urticanti. Nel corridoio durante gli spostamenti viene colpito (...).
Quando viene portato al fotosegnalamento (...) vede arrivare un auto blu con un
lampeggiante e sente l’agente che lo piantona dire «Andate a dire che stiano
tutti fermi». Nell’ufficio degli atti firma tutto quello che gli presentano
sotto gli occhi per lo stato di paura in cui si trova. Prima della traduzione
viene ammanettato (...) gli ordinano di correre e lo picchiano quando cade;
perde una scarpa perché non ha più le stringhe e lo deridono quando cerca di
rialzarsi.
M. Elisabetta Valentina. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 15,30 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 19,11
circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. (...) Ricorda che un agente donna che la insulta, dicendole:
«È una stronza di italiana ed è una puttana». Un agente uomo della Polizia
penitenziaria le rivolge una minaccia a sfondo sessuale, quale: «Questa è mia,
questa me la porto via io, a questa ci penso io». In infermeria viene fatta
spogliare nuda alla presenza di uomini; c’è un medico, molto robusto di
corporatura, sui quarantacinque anni senza camice, che le fisse insistentemente
le parti intime.
M. Sergio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. È di Catania ed è arrestato insieme a F. Andrea Ignazio e S.
Rosario. È in una cella in fondo sulla sinistra (forse la 7). Deve stare in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere.
Sente provenire dall’esterno il motivo «Faccetta nera» e la cantilena «Un,
due, tre, viva Pinochet » nonché insulti. Ad un certo punto nella cella
spruzzano del gas irritante. (...)
M. David. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. A Bolzaneto prima di portarlo in cella lo spintonano e lo
colpiscono sulla schiena e sulle gambe; poi lo portano in cella dove deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Nella cella
vede B. sentirsi male ed essere portato in infermeria. Lo fanno sedere per la
prima volta quando lo spostano in un’altra cella e si diffonde la voce che sta
per arrivare il ministro. Ricorda che qualcuno gli riferisce di non andare in
bagno. Ogni tanto entra in cella qualcuno che picchia i presenti con
cazzotti sui reni, sulle costole o dietro alla testa; un agente entra in cella
e gli dice di stare pure con le braccia dietro la schiena ma quando lui le
abbassa gli dice: «Chi ti ha dato il permesso?» e lo colpisce con calci ai lati
delle ginocchia e ginocchiate dietro le cosce e, poco dopo, anche con il
manganello, dicendogli: «Adesso ti aiuto io a stancarti». Sente la canzoncina:
«Uno, due, tre evviva Pinochet». Degli agenti dall’esterno lo insultano
dicendogli: «Comunista di merda» e chiedendogli perché Che Guevara non andasse
a salvarlo; qualcuno gli dice anche che deve ringraziare il Duce perché «è lui
che ha messo le pensioni e non quel porco di D’Alema»(...).
Un carabiniere di guardia alla cella gli riferisce che in un’altra è stato
gettato del gas urticante: in effetti sente tossire e poi pronunciare le
parole: «Ha anche vomitato ’sta puttana». Vede, quando è già giorno, T.
Mohamed che tenta di sedersi e viene picchiato. Nel corridoio mentre è in
attesa della visita medica un agente della Polizia penitenziaria con i guanti
neri lo percuote con due pugni sugli zigomi; lo stesso agente gli dà poi due
schiaffi ed altri due cazzotti. In infermeria gli chiedono se è stato picchiato
in presenza degli agenti e lui, intimorito, risponde di no. Dopo
l’immatricolazione lo portano in un’altra cella. Qui un agente, appreso che è
il suo compleanno, lo fa mettere in mezzo alla cella in ginocchio con le mani
sulla testa mentre altri agenti lo minacciano dicendo: «Non ti preoccupare
che te la facciamo noi la festa». Prima di essere tradotto al carcere di
assegnazione lo ammanettano insieme a C. Carlo; un agente della Polizia
penitenziaria mentre li fa salire sul pullman fa loro sbattere la testa l’uno
contro l’altro. (...)
M. Maria. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,10 circa. Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestata al campeggio di
Via Maggio insieme a M. Manila, B. Alessandra, D. F. Anna, P. Sergio e T.
Manuela. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate senza potersi muovere. Per tutto il tempo della sua permanenza non
riceve da bere e da mangiare. Viene insultata con espressioni del tipo: «Puttana,
troia» e ricorda di avere sentito canzoni del genere «Faccetta nera». In
particolare ricorda l’insulto «casalinga di merda». Durante il passaggio in
corridoio deve camminare con la testa bassa e le mani dietro la schiena
nonostante faccia presente che soffre di ernia discale; per tutta risposta
l’agente che l’accompagna le dà un forte calcio nelle gambe; in corridoio
riceve anche minacce di violenze sessuali. In cella lei ed altre donne
chiedono assorbenti per il ciclo; viene gettata loro della carta sporca: sia
lei che le altre ragazza della cella si arrangiano con pezzi di indumenti.
(...) Nella notte in cella viene gettato del gas urticante: stanno tutti male
ed una ragazza addirittura comincia a vomitare, vede gli agenti addetti alla vigilanza
che indossano le mascherine ma nessuno presta loro soccorso e li lasciano nella
cella; solo dopo un po’ di tempo quando l’effetto del gas è scemato entrano
nella cella e portano in infermeria la ragazza che sta male. (...)
M. Massimo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,01
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate ed
appoggiato al muro con l’indice delle mani. Quando cerca di spostarsi viene
colpito da un agente con un calcio. Sente urla provenire da altre celle.
Durante i trasferimenti nel corridoio viene percosso (...).
N. Roberto. Fermato per identificazione il 21/7 alle ore 11,30
circa per identif. – ingresso a Bolzaneto alle ore 12,00 circa –
esce dalla caserma alle 13,20 circa o comunque nel pomeriggio del 21/7. È
fermato insieme a M. Marcello e M. Milos Federico. A Bolzaneto nel cortile è ripetutamente
insultato anche con riferimento al suo abbigliamento ed ai capelli; ricorda
anche le parole: «Comunista di merda». Nell’atrio ed in cella deve stare in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere;
gli intimano di guardare in basso; ogni tanto entra qualche agente che dà dei calci
nelle gambe per divaricarle ancora di più; sente che mentre si trovano in
questa posizione M. riceve un pugno ai reni. Quando li portano al
fotosegnalamento nel cortile degli agenti chiedono a chi li accompagna di
lasciarli a loro ma l’accompagnatore dice che prima devono fare le foto; in
questa circostanza M. è colpito da un agente con un calcio al ginocchio
destro e riporta una forte echimosi. Ricorda la minaccia: «Adesso a questi gli
facciamo sputare il sangue». Dopo il fotosegnalamento lo portano insieme a
M. Milos Federico in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio, dove due
agenti della Polizia penitenziaria che indossano i guanti li colpiscono
sistematicamente con schiaffi, prevalentemente sul viso, pugni e calci.
(...)
O. Mark Thomas. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 19,06
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. Quando arriva a Bolzaneto viene trascinato fuori dalla vettura;
prima dell’ingresso viene sommariamente esaminato da un medico, che gli dà uno schiaffo
in faccia. Nell’atrio gli frantumano gli occhiali calpestandoli e lo picchiano,
lo prendono a calci anche nelle parti basse finché cade in ginocchio.
Continuano a picchiarlo e si mette per terra in posizione fetale per
proteggersi la testa e la zona genitale. In cella gli parlano in italiano ma
lui non capisce e per questo lo picchiano nuovamente, anche con i guanti. Sente
molte urla di altri ragazzi; poi lo obbligano a stare in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Durante gli
spostamenti in corridoio viene colpito sia con ginocchiate che con schiaffi.
(...). È traumatizzato e ripete le parole «Pace... Pace». Al ritorno dal
fotosegnalamento in cella vede suo fratello Patrick e poco dopo sente che
Patrick è colpito con violenza nella schiena da un agente molto grosso; sente
urla di dolore che provengono anche da altre celle e sente gli agenti nel
corridoio che sghignazzano e fare il verso a chi si lamenta. Sente delle
canzone stile marcia di cui percepisce le parole «Viva il Duce» e «Mussolini».
In matricola viene invece trattato umanamente ed una donna gli parla nella sua
lingua. Durante tutto il tempo della permanenza non gli danno da mangiare e da
bere e non gli è consentito di andare in bagno. Sente forti crampi e spasmi per
la posizione che deve mantenere.
O. Patrick. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 19,10
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. A Bolzaneto lo mettono in una cella in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; chi si sposta viene
colpito sulla testa. Sente il fratello Mark pronunciare le parole «Pace...
Pace». Dopo il fotosegnalamento entra nella cella un agente che lo colpisce
più volte nella coscia, in testa e nella schiena; un carabiniere alto e robusto
si leva i guanti e lo colpisce alla schiena. I carabinieri di vigilanza alla
cella permettono a tutti gli agenti di entrare e colpire i presenti. Sente urla
provenire da altre celle; sente i carabinieri nel corridoio che sghignazzano e
fanno il verso a chi si lamenta. Viene costretto a firmare atti in lingua
italiana che non capisce. Durante tutto il tempo della permanenza non gli
danno da mangiare e da bere e non gli è consentito di andare in bagno. È di
nuovo picchiato mentre viene fatto salire sul furgone che lo trasporterà al
carcere.
P. Giorgia. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 15,30 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 0,40 circa
del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10
circa. A Bolzaneto nel piazzale prima di farla entrare la fanno aspettare
parecchio tempo sotto il sole. In cella (n.6 o n.7) deve stare in piedi, faccia
al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Sente arrivare dall’esterno la
minaccia da parte di un agente che dice che «avrebbero dovuto stuprarle come
in Kossovo». Ricorda in cella con lei un ragazzo di Verona, ripetutamente
insultato dai poliziotti e che lamentava di essere stato picchiato dopo
l’arresto. Vede un agente dare calci negli stinchi ad un ragazzo svedese in
cella con lei; un altro poliziotto le chiede di dov’è e, saputo che è di
Padova, le dice che le brucerà la casa. In un’altra cella (la n. 2) è
sorvegliata da due agenti donna, che quando vedono che qualcuno si addormenta,
lo svegliano con delle sberle sulla testa (...). Sente provenire da un’altra
cella delle urla e l’odore acre di lacrimogeno e di peperoncino e capisce che è
stato gettato dello spray urticante. Durante la notte nella cella vengono
portate altre persone di cui molte straniere, alcune delle quali a rotazione
sono costrette a stare inginocchiate in mezzo alla cella. I poliziotti li
umiliano cantando «Nella vecchia fattoria» e pretendendo che ad ogni strofa
loro intonino il ritornello «Ia, ia o». (...)
P. Bruno. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa.Viene portato a Bolzaneto con un ragazzo molto giovane. Indossa una
maglietta nera con la falce e martello rossa. Quando arriva a Bolzaneto e nel
piazzale notano la maglietta lo fanno risalire sul veicolo che l’ha trasportato
e lo tengono circa mezz’ora fermo sotto il sole, dicendo che finalmente hanno
trovato «Un comunista coerente e tosto». Nel corridoio viene percosso e
ingiuriato al passaggio dagli agenti, che stazionano ai lati del corridoio
stesso. Ricorda espressioni, quali: «Comunista di merda, finalmente un
comunista con le palle, adesso ci divertiremo, coraggio compagno ti ammazziamo».
In cella (la n.9) deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate senza potersi muovere: chi si sposta dalla posizione viene colpito. Entra
un poliziotto che lo percuote con un manganello. In infermeria lo fanno
spogliare e gli ordinano di mettere i suoi vestiti a terra; poiché lui li posa
in un punto diverso da quello indicato un agente con accento sardo lo percuote.
Poi, mentre è nudo, il medico gli chiede se aveva avuto malattie; lui dice
delle malattie pregresse e poi fa menzione di una cicatrice nella schiena; il
medico commenta dicendo che, dato che fa parte dei centri sociali, doveva
necessariamente essere stata una coltellata; lui replica dicendo che si tratta
di un incidente sul lavoro ed allora viene nuovamente picchiato dall’agente
sardo, il quale gli dice che non deve contraddire il medico. Ad un certo
punto trovano in tasca dei suoi pantaloni un preservativo; iniziano a fare
battute di tutti i generi ed il medico dice che intanto non serve perché
sicuramente lui ha l’Aids . Subito dopo una delle due donne fa una battuta del
tipo «Però il comunista carino, ha un bel culo». I poliziotti maschi dicono
allora che se lo sarebbero «fatto» e gli fanno allora allargare le gambe,
dicendogli che lo avrebbero «inculato». Lui è con il volto contro il muro e le
gambe divaricate, si terrorizza e si gira di scatto. Per essersi girato riceve
però ancora pugni. Il medico presente non dice nulla. Quando lo riportano in
cella un poliziotto lo prende di mira a causa della maglietta: mentre è con la
faccia al muro lo insulta e lo minaccia puntandogli contro la tempia un oggetto
e dicendogli: «Compagno, io ti ammazzo, girati che voglio vederti in faccia
prima di spararti». Lui si gira e viene colto al volto da uno spruzzo di spray
urticante. Si accascia a terra e l’agente gli ordina di alzarsi, gli scappa la
frase: «Bastardo vaffanculo» ed allora il poliziotto entra nella cella, lo
picchia con calci e pugni e lo risolleva tenendolo per i capelli. In
un’altra cella (la n. 9) lo fanno stare prima in piedi e poi in ginocchio; una
ragazza nella stessa posizione si siede sui piedi senza più appoggiare le
ginocchia e viene schiaffeggiata: lui interviene e viene fatto rimettere in
ginocchio e di nuovo schiaffeggiato. Ricorda che un ragazzo deve avere più
volte chiesto inutilmente di andare in bagno. Si urina addosso ed allora per
punizione gli fanno mettere la testa nella propria urina. Un altro ragazzo
reagisce verbalmente alle percosse ed allora lo fanno mettere al centro della
cella e lui sente rumore di botte. (...)
P. Angelo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,55
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa. Arrivato a Bolzaneto nel piazzale uno degli agenti che lo hanno
accompagnato lo afferra per un orecchio e lo trascina all’interno; l’orecchio
gli viene poi tutto nero e gonfio. All’interno lo fanno mettere in
ginocchio con la faccia al muro; mentre è in questa posizione gli fanno
sbattere la testa contro il muro ripetutamente sino a farlo quasi svenire; lo
portano in infermeria e gli mettono del ghiaccio sulla testa. Lo portano poi in
cella (la n.5 o n.7) dove tutti devono stare in piedi, faccia al muro, braccia
alzate e gambe divaricate; a lui è permesso di stare seduto con il ghiaccio
sulla testa ma per poco: ad un certo punto infatti gli ordinano di mettersi
nella posizione degli altri. Sente urla provenire da altre celle e sente la
cantilena: «Uno, due, tre evviva Pinochet, quattro, cinque, sei a morte gli
ebrei». (...) In infermeria c’è un clima di terrore: lo mettono nudo e gli
fanno fare le flessioni ed un agente lo spinge con un piede nel sedere per
fargliele fare più velocemente; quando riferisce dei suoi bozzi il medico non
gli presta alcuna attenzione. Lo portano poi in un’altra cella (la n.1 o n.2)
dove c’erano degli altri ragazzi tutti in posizione fetale al centro della
stanza; lui però viene fatto mettere prima in piedi e solo dopo in quella
posizione; all’interno della cella c’è un agente della Polizia penitenziaria
con i guanti neri, che lo colpisce e gli fa sbattere la testa contro il muro e
poi gli dà un forte pugno sul dorso.
P. Stephan. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa.In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e
gambe divaricate. In questa posizione riceve un forte colpo al torace e poco
dopo un altro forte colpo allo stinco con un manganello; un agente lo umilia,
afferrandogli le natiche e dicendogli: «Che bel culo». Lo insultano dicendogli:
«Siete tutti delle merde, comunisti froci, stronzi». Sente gridare: «Heil
Hitler» e «Viva il Duce»; ricorda la cantilena: «Un, due, tre evviva Pinochet».
In un’altra cella deve stare in ginocchio; qui un agente che gli sembra in una
posizione di comando lo obbliga a gridare in tedesco: «Che Guevara stronzo»;
questo stesso agente lo colpisce con guanti neri. (...)
P. Sergio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestato al campeggio
di Via Maggio insieme a M. Maria Addolorata, B. Alessandra, D. F. Anna, M.
Manila e T. Manuela. Quando arriva nel piazzale lo fanno aspettare vicino alla
rete di un campetto: con lui ci sono le ragazze del campeggio, D. C., un
ragazzo molto basso e un ragazzo greco che sta male e si accascia a terra.
Ricorda che il ragazzo molto basso è chiamato dagli agenti il «nano maledetto».
Nel piazzale sono presenti numerosi agenti di varie forze dell’ordine i quali
insultano le persone arrivate con epiteti del tipo «bastardi , sporchi rossi»,
ed in particolare le donne con epiteti del tipo «troie , puttane». Al suo
passaggio in corridoio deve tenere la testa abbassata e lo percuotono con calci
e sgambetti. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e
gambe divaricate. Lo insultano ripetutamente con epiteti del tipo «sporchi
comunisti» e lo minacciano con espressioni del tipo «ti faremo vedere i sorci i
verdi», gli sputano addosso, ricorda soprattutto un agente con la pettorina con
la scritta Polizia ed i capelli lisci e molto lunghi, che gli dice: «Stronzo,
ti rubi i nostri soldi, ti metti con questi traditore», alludendo al fatto che
è un dipendente del ministero della Difesa. Ad un certo punto nella cella viene
spruzzato del gas urticante, una ragazza sta male e vomita. Un carabiniere sardo
che è di guardia alla cella invita le persone che sono all’esterno di smetterla
con il gas, senza però risultato; lo stesso consente ogni tanto di stare seduti
ma ogni volta che passa qualcuno fa rialzare tutti ed in un’occasione dà una
bottiglia di acqua. Sente la suoneria di un cellulare che intona «Faccetta
nera» e altri canti fascisti ed insulti a sfondo politico, quali «Ebrei,
comunisti di merda» e sente minacce a sfondo sessuale nei confronti delle
donne. Quando passa nella cella a disposizione della penitenziaria viene più
volte percosso: in particolare riceve un forte colpo ai reni con un oggetto
duro (probabilmente un manganello). Ricorda una persona con dei problemi ad
un gamba che viene percossa e lo sente urlare. Durante la notte sente sbattere
i tacchi e la parola «Attenti».
R. Bouchaib. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,20 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 21,00
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa.È l’unico arrestato dalla Guardia di finanza. Nel piazzale viene
minacciato da un agente della Polizia penitenziaria, che ha una bomboletta in
mano e gli fa il gesto di spruzzarla. In cella a Bolzaneto deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere: chi
abbassa le mani viene colpito. Lo insultano.
R. Davide. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa. Arrivato a Bolzaneto nel piazzale viene spintonato e fatto cadere a
terra. In cella (la n.8) è insieme a A., D., S., F., un ragazzo sofferente di
asma di nome Omar e un altro dominicano di nome Francisco. Deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi spostare;
chiunque si muove viene colpito con pugni, calci e spinte; ricorda che colpi
con anche per fare divaricare maggiormente le gambe. Durante i trasferimenti
nel corridoio viene colpito al passaggio con sgambetti e calci da parte di due
ali di agenti, che stazionano ai lati del corridoio stesso; un agente con
una divisa scura gli spegne una sigaretta sulla spalla. Ricorda insulti anche a
sfondo politico del tipo: «Bastardi, pezzi di merda, comunisti di merda»; sente
la filastrocca: «Un, due tre evviva Pinochet» e la suoneria di un cellulare,
che intona: «Faccetta nera». (...)
R. Andrea. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50
circa del giorno 22/7– tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. A Bolzaneto nell’androne deve stare in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate; in questa posizione gli danno dei colpi
alla schiena. Lo portano poi in una cella sulla destra dove stare nella
stessa posizione senza potersi muovere; chi si sposta viene colpito. Sia
dall’interno che dall’esterno lo insultano e lo minacciano con espressioni del
tipo: «Bastardi dei centri sociali, vi bruceremo»; sente gridare «Viva il
Duce» ed il ritornello: «Un, due, tre evviva Pinochet». Nella cella viene
spruzzato del gas urticante. Quando chiede di andare in bagno durante il
passaggio nel corridoio viene percosso e sgambettato da due ali di agenti, che
stazionano ai lati del corridoio stesso. Ricorda un ragazzo che dopo essere
stato portato in bagno consiglia di non chiedere di andare perché si prendono
schiaffi. T. Mohamed che ha un arto artificiale non riesce più a stare in
piedi; entrano nella cella degli agenti della Polizia penitenziaria che lo
colpiscono con manganellate.
R. Stefan Andreas. Arrestato il
21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione
penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 –
tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa.Viene portato a
Bolzaneto insieme a S. Andreas Pablo e S. Valentin Klaus. Nel piazzale sente
gridare «Heil Hitler». Lo portano in una delle ultime celle sulla sinistra dove
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi
muovere. Mentre è in questa posizione gli danno percosse in testa ed ai
genitali. In cella gli agenti gridano: «Viva il Duce», «Viva Pinochet».
In cella con lui ricorda S. Andreas Pablo, S. Valentin Klaus, P. Stephan, B.
Brando ed un altro italiano che aveva un dito rotto ed al quale hanno quindi
permesso per un po’ di stare seduto. (...)
R. Piero Vito. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,05 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 18,05
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. Nel piazzale lo insultano dicendogli: «Figlio di puttana,
sei un black bloc. Prima facevi il figo ed ora ci divertiamo noi» e lo
percuotono con colpi sui fianchi e nella schiena. Lo portano nella cella
n.9; all’inizio è da solo e lo lasciano stare seduto. Poi cambia cella ( n.2 o
n.4) dove ci sono altre persone e qui deve stare in piedi, faccia al muro e
gambe divaricate senza potersi spostare; ogni tanto entrano nella cella
agenti che percuotono i presenti con gomitate, pugni ai fianchi e fanno
sbattere la testa contro il muro. Durante il trasferimento nel corridoio al
passaggio viene sgambettato dagli agenti. In infermeria un agente con
corporatura robusta lo insulta e gli dà calci e spinte davanti al dottore. In
un momento di attesa nel corridoio gli ordinano di stare nella posizione della
«ballerina» e cioè sulle punte dei piedi e con le mani in alto; lo tengono in
questa posizione per dieci-quindici minuti. (...)
S. Marco. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa.Viene portato a Bolzaneto con un furgone insieme ad una ragazza di
Padova; questa ragazza viene insultata nel piazzale. Lo portano nell’ultima
cella a sinistra dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e
gambe divaricate. Viene colpito con colpi ai reni e sente colpire anche
altri e qualcuno gridare. Sente la filastrocca «Uno, due, tre evviva Pinochet»
e sente gridare «Viva il Duce» nonché un coretto: «Uno di voi è morto, uno di
voi». Quando lo portano al fotosegnalamento nel cortile lo fanno aspettare
contro il muro ma senza poterlo toccare; lo insultano con la frase: «Che
schifo sti froci come puzzano». Nella cella della penitenziaria viene
minacciato con le parole: «Non vi dimenticherete della Polizia penitenziaria» e
sente dei colpi e vede un’ombra cadere. (...)
S. Rosario. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 4,20 circa. È di Catania ed è arrestato insieme a F. Andrea Ignazio e M.
Sergio. Nel piazzale viene colpito con schiaffi. Lo portano in cella
prendendolo per i capelli e facendolo camminare chino. È nella cella n.7: deve
stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi
muovere; chi si muove viene percosso. Sente provenire dalla finestra la
cantilena: «Un, due, tre viva Pinochet, quattro cinque sei…» nonché il motivo
di «Faccetta nera». Sente anche espressioni che inneggiano alla morte di Carlo
Giuliani del tipo: «Carletto se n’è andato, io l’ho ammazzato» ed ancora
«Abbiamo brindato in tredicimila alla morte di Carlo Giuliani». Ad un certo
punto viene spruzzato in cella del gas urticante, Gli fanno firmare dei fogli
senza permettergli di leggerli. Mentre è nel corridoio ad aspettare la visita
in infermeria un poliziotto lo afferra per il collo, gli infila le dita
dell’altra mano nelle costole e lo tiene per molto tempo in questa posizione e
lo insulta dicendogli che sua madre è una troia. Durante ogni passaggio in
corridoio viene colpito con pugni e calci. Anche nella cella della
penitenziaria deve mantenere la solita posizione. In infermeria viene spinto
contro il muro e colpito con dei pugni; un medico lo obbliga a gridare «Viva il
Duce».
S. Andreas Pablo. Fermato il 21/7
intorno alle ore 17,45 – ingresso a Bolzaneto alle ore 12,00 circa ( rif.
dichiarazione al Pm ) – esce dalla caserma intorno alla mezzanotte del 21/7
(Rif. querela).Viene portato a Bolzaneto insieme a R. Stephan Andreas, P.
Stephan, S. Valentin Klaus e due italiani. Nel piazzale mentre cammina viene
colpito dagli agenti con calci e insultato con parole del tipo: «Comunisti
froci, merda»; alcuna agenti lo minacciano facendo il gesto del taglio della
gola. In cella (l’ultima o la penultima sulla sinistra) deve stare in
piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate. Ogni tanto entra
qualche agente e dà pugni e insulta i presenti. Vede macchie di sangue sul
muro all’altezza della sua testa e sente urla. Sente da fuori espressioni del
tipo: «Mussolini olè» e la cantilena «Un, due, tre, viva Pinochet». Lo fanno
spogliare e gli fanno fare le flessioni, tenendolo per i capelli e facendolo andare
su e giù. (...)
S. Fabrizio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 17,40
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa. Quando arriva a Bolzaneto lo mettono nella prima cella sulla
destra. Deve stare in piedi con le mani alzate; lo obbligano a mettersi ad «L»
e di fare «la ballerina». Lo insultano e lo minacciano con parole quali: «Bastardo
comunista, hai voluto fare il furbo e adesso ti conciamo noi»; gli fanno
sbattere la testa contro il muro. (...)
S. Antonia. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa
del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10
circa. Arrivata a Bolzaneto la tengono parecchio tempo in attesa nel piazzale
sotto il sole; ricorda che D. C. si sente male. In cella deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi spostare; la
tengono in questa posizione durante l’intero periodo di permanenza nelle
caserma senza bere e mangiare. La insultano con parole quali: «Puzzate, fate
schifo»; sente la suoneria di un cellulare che intona: «Faccetta nera».
Vede picchiare con pugni allo stomaco un ragazzo greco. (...) L’unico momento
in cui viene fatta sedere è in occasione della visita del ministro. Poco prima
della visita nella cella viene spruzzato del gas irritante; vede i
carabinieri indossare una maschera e ricorda che in cella una persona vomita.
Chiede gli assorbenti ma le danno della carta. Ricorda durante la notte le urla
di un uomo che diceva che non ce la faceva più a stare in piedi facendo
riferimento al fatto che aveva un arto menomato.
S. Valentin Klaus. Arrestato il 21/7
intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e
quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto
all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. Durante l’arresto viene
colpito alla testa, cade a terra e riporta un trauma cranico; per questo i suoi
ricordi sono intermittenti. In cella deve stare in piedi con gli indici delle
mani appoggiati al muro oppure inginocchiati per terra e con la testa per terra;
mentre è in quest’ultima posizione riceve colpi. In infermeria gli chiedono se
ha qualche cosa da dichiarare ma il tono è talmente minaccioso che lui ha paura
e non dice nulla. Ricorda che i compagni gli hanno poi riferito che alcuni
agenti lo avevano più volte portato fuori dalla cella e gli avevano gridato in
faccia «Heil Hitler».
S. Costantino. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa. Viene portato a Bolzaneto insieme a F. Evandro; lo fanno scendere
dal pullman a calci nel sedere. Nel piazzale viene accolto con percosse. Lungo
il corridoio deve camminare con la testa bassa e con le mani dietro alla nuca;
viene percosso con calci e sgambetti al passaggio da due ali di agenti, che
stazionano ai lati del corridoio stesso. In cella deve stare in piedi, faccia
al muro, braccia alzate e gambe divaricate; un carabiniere però lo fa sedere
per un po’. Nella cella vigilata dalla Penitenziaria il clima è peggiore e
aumentano le vessazioni: la posizione deve essere mantenuta costantemente, ogni
tanto entra qualche agente che colpisce chi si sposta. Ricorda che gli
agenti umiliano le persone facendo loro cantare il motivo «Nella vecchia
fattoria». Destinatario di questa umiliazione è in particolare un ragazzo
francese. Sente colpi di percosse e minacce e ingiurie del tipo «Comunisti di
merda», «Adesso è arrivato Berlusconi il fascista vi spacchiamo la faccia. Ve
la facciamo pagare» e, ad ogni nuovo ingresso, «Ehi Popolo di Seattle salutate
il vostro collega». Ad un certo punto sente un odore acre che si diffonde per
tutta la cella e capisce che è stato lanciato del liquido urticante. Quando
lo portano al fotosegnalamento vede nel cortile davanti alla palestra dei
ragazzi in ginocchio per terra con la testa contro il muro e le mani legate
dietro; sente che vengono insultati e minacciati con frasi del tipo: «Comunisti
di merda, ve la facciamo pagare». (...)
S. Massimiliano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa.Viene portato a Bolzaneto insieme a D. e F. Arrivato a Bolzaneto nel
piazzale viene percosso con calci e colpi vari: viene scaraventato giù dal
veicolo che lo ha trasportato. Lo insultano con sputi e con le parole:
«Frocio, bastardo». In cella (la n.6) gli tolgono gli occhiali; deve stare
in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi
spostare. Ogni tanto entra qualche agente che percuote i presenti. Ricorda in
particolare un francese in mutande che viene ripetutamente percosso. Gli
agenti costringono alcuni a gridare «Viva il Duce» e cantano «Faccetta nera» e
«Giovinezza» e lanciano sputi nelle celle. Verso sera viene distribuita dai
carabinieri dell’acqua e viene consentito di cambiare posizione. Nella cella
della penitenziaria viene preso a calci da un agente della Polizia
penitenziaria, che pronuncia la frase «Popolo di Seattle. Ordine e
disciplina». Un agente della penitenziaria, che gli sembra in posizione di
comando, ordina alle persone presenti in cella di mettersi di volta in volta in
diverse posizioni, quasi a comporre delle figure. Durante la visita dice al
medico che sta male e chiede di essere visitato ma il medico non gli rivolge la
parola. (...) Quando gli verranno restituiti i suoi effetti personali noterà
l’assenza di alcuni oggetti tra cui un ciondolo raffigurante una meridiana, la
bandiera e la spilletta dei verdi, una sciarpa gialla e la spilletta della
Roma.
S. Sergio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico
dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45 circa
del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10
circa. Appena giunto nel piazzale gli dicono: «Benvenuto ad Auschwitz».
In cella lo accompagnano facendogli tenere la testa bassa, il poliziotto che
lo accompagna gli fa sbattere ripetutamente la testa contro il muro, gli sferra
un paio di pugni alle costole e lo costringe ad assumere la stessa posizione
degli altri (e cioè in piedi, faccia al muro e braccia in alto), lo colpisce
ancora con un calcio nel sedere urlando: «Ora avrete ciò che vi meritate,
assassini». È costretto a stare in quella posizione senza bere né mangiare
per molte ore; ogni tanto entrano nella cella agenti che insultano e percuotono
i presenti. (...)
T. Mohamed. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
14,10 circa. Ha un arto artificiale e quindi è visibilmente claudicante. A
Bolzaneto nell’androne lo mettono in piedi, faccia al muro, braccia alzate e
appoggiate al muro e gambe divaricate. Anche in cella deve stare nella stessa
posizione senza potersi muovere; chi si sposta viene picchiato. (...)Ricorda un
ragazzo basso di statura che viene ingiuriato con il termine «O nano». Vede
una persona che viene riportata in cella dal fotosegnalamento che viene
sbattuta per terra ed ansima. Va in bagno una sola volta ed al passaggio in
corridoio alcuni agenti allungano le gambe per sgambettarlo, approfittando del
fatto che è claudicante. Nella cella per un paio di volte viene spruzzato del
gas urticante dall’esterno ed, una volta in particolare, dal corridoio; in
questa circostanza, essendo posizionato vicino alla porta, viene colto sul
volto. (...)
T. Emanuela. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45
circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
9,10 circa.Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestata al campeggio di
via Maggio insieme a M. Maria Addolorata, B. Alessandra, D. F. Anna, M. Manila
e P. Sergio. Arrivata a Bolzaneto la fanno aspettare per circa mezz’ora nel
piazzale dove viene insultata. In cella deve stare in piedi, faccia al muro,
braccia alzate e gambe divaricate. La insultano più volte con frasi del tipo: «Voi
donne siete tutte troie e puttane», sente minacce: «State fermi altrimenti vi
diamo botte». Ricorda di avere sentito espressioni quali: «Ebrei di merda.
Siamo ad Auschwitz» e la suoneria di un cellulare intonante un motivo fascista.
Sente un carabiniere minacciare di stupro F. Amaranta. Un poliziotto con i
capelli lunghi e la pettorina le dà un calcio nelle gambe per farle divaricare
di più. (...) Chiede più volte di andare in bagno; i carabinieri di vigilanza
alla cella si rivolgono ad un’agente donna, la quale commenta «Non ho tempo
di portare a pisciare queste merde» e non l’accompagna; lei è costretta ad
urinarsi addosso e, rimanendo con i pantaloni bagnati, al mattino si avvede di
avere un’irritazione all’inguine. Durante la visita medica viene fatta
spogliare e l’infiammazione all’inguine è evidente ma il medico non prende alcun
provvedimento.
U. Geraldo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45
circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle
ore 0,45 circa.In cella deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate
ed indici appoggiati al muro; è insieme ad un marocchino ed altri due ragazzi
di Catania. In cella sente la cantilena: «Uno, due, tre Viva Pinochet,
quattro, cinque, sei a morte gli ebrei, sette, otto, nove, il negro non
commuove», sente anche il grido: «Apartheid». Durante i trasferimento in
corridoio è percosso al passaggio con calci alle caviglie. Più volte in cella
viene spruzzato dall’esterno del gas irritante. A G. Maurizio il gas è invece spruzzato
sul volto. Quando chiede di andare in bagno gli mostrano due cordoni di agenti
lungo il corridoio e gli dicono: «Se ce la fai a passare da qui» e lui
ovviamente rinuncia. Ha una ferita sulla testa e quindi sulla stessa deve
tenere del ghiaccio; non può però usare le mani e quindi è costretto a tenere
il ghiaccio tra la testa ed il muro pressandolo con la fronte; ad un certo
punto però il ghiaccio gli cade, lui si china per raccoglierlo e lo
colpiscono con un pugno sul fianco sinistro facendolo piegare sulle ginocchia e
da dietro gli urlano: «In piedi, faccia al muro». In infermeria viene insultato
da persone di sesso maschile ed anche femminile con le frasi: «Spogliati
stronzo. Che fisico di merda che hai, puzzi, mi fai schifo». Gli ordinano di buttare
i suoi vestiti a terra; lui li mette però in un posto diverso da quello
indicato ed un agente della Polizia penitenziaria gli sferra un pugno sul
fianco. Gli strappano un piercing dall’orecchio in malo modo tanto che poi
l’orecchio gonfia. (...)
V. Alessandro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 1,15
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa.In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe
divaricate senza potersi muovere. Lo tengono a lungo in questa posizione. Ad un
certo punto nella cella viene spruzzato dal finestrine del gas urticante. Lo
prendono in giro con espressioni del tipo: «Ve la siete meritata ora vi portano
in galera». Sente lamenti provenire da altre celle.
V. Roberto. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40
circa del giorno 22/7– tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
4,20 circa. Arriva a Bolzaneto con una ferita alla testa e gli danno del
ghiaccio. Lo portano nell’ultima cella sulla sinistra dove deve stare in piedi,
faccia al muro, braccia alzate e deve tenere il ghiaccio sulla testa senza
usare le mani e tenendolo pressato tra le fronte ed il muro.Ogni tanto entra
qualche agente che percuote i presenti con pugni alle costole e colpi di
manganello. Durante il trasferimento in corridoio è percosso al passaggio
dagli agenti, che stanno ai lati del corridoio stesso e fanno anche sgambetto.
In un’altra cella lo fanno mettere in ginocchio al centro della stanza.
W. Jacob. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in
carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00
circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore
8,00 circa. In cella deve stare in piedi faccia al muro. Lo percuotono
dandogli calci contro i polpacci e contro le costole. Riceve anche colpi sulla
piante dei piedi ed ad una spalla con dei bastoni. Sente il ritornello «Un,
due,tre Viva Pinochet».
Z. Sabatino. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 11,15 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa.A Genova è con L. Alessandro e con lui viene arrestato. Arriva a Bolzaneto una prima volta di notte poi per problemi burocratici viene riportato in Questura ed infine di nuovo a Bolzaneto, dove, la seconda volta, arriva al mattino del 22. Arrivato a Bolzaneto lo tengono a lungo in macchina,è insultato sul piazzale da Poliziotti. (...) Lo portano in una cella sulla destra dove deve stare nella stessa posizione; ogni tanto entra in cella un agente, che percuote i presenti. Non chiede di andare in bagno perché ha paura. Durante i trasferimenti in corridoio è percosso con calci e pugni (...) Quando lo perquisiscono un agente lo accusa di avere insultato la Polizia e gli dà un pugno sul naso e lo fa sanguinare. In infermeria gli danno poi del ghiaccio e gli chiedono come si è fatto male ma lui ha paura e dice di essere scivolato contro il muro.